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[Racconto a 1000 mani] Esperimento...
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Napolux
Allora, ho visto in un newsgroup un racconto scritto a mille mani, ovvero: uno scriveva una frase (con una trama delineata brevemente all'inizio) e un altro continuava al posto suo, il risultato non era proprio "eccezziunale" ma alcuni passi erano veramente esilaranti... :D

Un po' di dritte:

  1. Cercate di usare il meno possibile personaggi reali o gente che conoscete, ispiratevi si' ma non usate nomi e cognomi...
  2. finite con un qualcosa in sospeso, in modo che chi venga dopo di voi sia facilitato nel continuare
  3. Sbizzarrite la fantasia!! :D
  4. Mettete il racconto vero e proprio tra tag quote, in modo che sia distinguibile da commenti o opinioni...


Trama: Vita universitaria
Comincio io...


Marco si era svegliato con la luna storta quella mattina: i suoi compagni di stanza non c'erano (chissa' dov'erano finiti, la sbornia della sera prima a casa di Paola era stata memorabile) e alzarsi alle sette per andare a lezione dopo una bevuta protratta fino all'una non era una cosa da tutti i giorni. Ciabattando fino alla cucina del piccolo bilocale in affitto dove abitava con altri due ragazzi inciampo' in quello che rimaneva di Stefano, addormentato sul pavimento, che mugugno' ringraziando l'amico per il calcio ricevuto.
Dopo una veloce colazione a base di biscotti usci' di casa, diretto verso il DSI. L'aria era fresca, stranamente non si sentiva quella puzza strana che attanaglia Milano, un misto di smog e gomma bruciata, era una bella mattina di primavera. Appena varcato il cancello che si affaccia su via Comelico vide qualcosa che gli fece sgranare gli occhi...


Bene, chi ha voglia di continuare????

Napolux
Ah!!! non c'e' gente volenterosa qui...
:asd:

robyrobot
ma ti pare?:asd:

yoruno
Marco si era svegliato con la luna storta quella mattina: i suoi compagni di stanza non c'erano (chissa' dov'erano finiti, la sbornia della sera prima a casa di Paola era stata memorabile) e alzarsi alle sette per andare a lezione dopo una bevuta protratta fino all'una non era una cosa da tutti i giorni. Ciabattando fino alla cucina del piccolo bilocale in affitto dove abitava con altri due ragazzi inciampo' in quello che rimaneva di Stefano, addormentato sul pavimento, che mugugno' ringraziando l'amico per il calcio ricevuto.
Dopo una veloce colazione a base di biscotti usci' di casa, diretto verso il DSI. L'aria era fresca, stranamente non si sentiva quella puzza strana che attanaglia Milano, un misto di smog e gomma bruciata, era una bella mattina di primavera. Appena varcato il cancello che si affaccia su via Comelico vide qualcosa che gli fece sgranare gli occhi...
...sgranare gli occhi: prati, piante, fiore e verde ovunque!
Alberi slanciati gareggiavano in altezza con gli edifici che, in contrasto col giorno precedente, erano ricoperti da edera, vischio e piante rampicanti che Marco non aveva neanche mai visto sui libri.
Le persone, raccolte in strada, guardavano in silenzio stupito i faggi e i pioppi che si aggrappavano con forza nel prato che fino a ieri era via Cadore, mentre passeri, pettirossi e merli saltavano di ramo in ramo attraverso le vie aeree create dai rami.
Il parco di Largo Marinai d'Italia ora... beh, ora era ovunque, e qua e la si vedevano scolari stupiti, con la loro grande cartella sulla schiena, che attraversavano il prato dove prima c'era il semaforo, soltanto che adesso c'era un piccolo ruscelletto di acqua splendente e limpida...


Magari stona un po', ma mi piace come idea! :D

Bloody
Sicuro di essere ancora addormentato si tirò uno schiaffo per svegliarsi, ma il dolore lo convinse di essere desto. Cercando di darsi una spiegazione logica, cosa che appariva più difficile di certi problemi di fisica entrò nel cortile. Pareva addirittura meno cupo del solito! Si avviò verso l'aula beta, non prima di aver salutato alcuni conoscenti stupiti e stravolti quanto lui.
I suoi amici di corso non erano ancora giunti, e si sedette in una fila vuota accanto un gruppetto di due ragazzi e una ragazza, che parevano non essersi accorti del suo arrivo. Mentre estraeva gli appunti, sentì alcuni brandelli delle loro conversazioni.
- I colori sono eccezionali, avete visto? Certo ci sono ancora da migliorare un sacco di cose, ma è un buon inizio non trovate?
- Ihihi benedetto corso di informatica grafica che ci ha ispirato! Oggi migliorerei un attimino le foglie in alto, non mi sono sembrate granchè
- E' dall'alba che sono in giro a cercare di carpire qualcosa, ora la gente è solo sconcertata, spero non ci metteremo troppo a rilevare qualche altro effetto...
Appena si accorsero che Marco era seduto nella fila accanto a loro, anche se nella parte di sinistra dell'aula mentre loro erano seduti a destra, diventarono improvvisamente seri.
- Ehm, prenderemo almeno 27 stavolta, ne sono sicuro!
" Anch'io dovrei pensare agli esami stamattina, anche se sono stravolto da questo cambiamento, che bravi che sono" pensò il ragazzo. Gli unici che quella mattina riuscivano a pensare a qualcosa che non fosse quella natura meravigliosa, tanto perfetta da non sembrare vera. Troppo perfetta.
" Sto diventando paranoico, ma che cavolo vado a pensare? Ho visto troppi film!! Pensiamo alla lezione và! "


Non ho messo più particolari sulle immagini, scrivendo solo "colori" perchè non ho fatto informatica grafica e qualcuno mi sarebbe saltato addosso!! (e non in modo piacevole!)

fabpicca
....Sbonk-Clang....

"Marco..."
"Marcoooo...."
"Marco cazzo svegliati!"
Marco apre un occhio, con cautela.In quei quaranta secondi di rapimento tutto sembrava così reale.
Apre anche l'altro occhio.
Di fronte a lui Paola. Semivestita. Con un visibile ematoma sul braccio.
"Ti sei fatta ancora , Paola"
Le parole raschiavano in gola come carta vetrata.
"Cazzo Paola, il Mago ha fatto un bel mestiere stavolta.Mi è sembrato di vivere la vita vera ricreata con un acido.tutto filava dannatamente liscio, la casa, l'università, insomma, sembrava che stavolta ce l'avesse fatta a creare quel cazzo di Paradiso Artificiale che da' il nome a quella roba su cui sta lavorando da anni"
"..e poi Marco? " disse Paola comprendosi il braccio svoltolando la camicia sgualcita
"e poi ancora quelle cazzo di sensazioni da figli dei fiori ...ci deve essere ancora qualcosa che non va in quell'intruglio"

Marco si alza, fa due passi nella camera in penombra, in una Milano incurantemente rumorosa.
Va diretto verso il lavandino.
Si guarda allo specchio.
Una mano ruota il rubinetto.Scroscio dell'acqua.L'altra mano entra a contatto con il liquido:
"Cosa cazzo ha di diverso questa fottuta realtà che Il Mago non riesce a ricreare.COSAAAAAAA!"
E con un gesto furioso prende il bicchiere con gli spazzolini e lo scaglia contro lo specchio mandandolo in mille pezzi.
"Cosa, mi chiedo, Cosaaaaa!"
"Marco smettila mi fai paura"
"Taci stronzetta,continua a bucare le tue braccia e vivere in questa realtà"
"Marco dai lo sai che poi sto male se mi parli così"
"Non me ne frega un cazzo Paola.Lo vuoi capire.NON ME NE FREGA UN CAZZOOOOOO!"
Marco prende un frammento di vetro , lo guarda , lo fa danzare davanti agli occhi.
"Vediamo cosa vuol dire sanguinare"
Il rosa della pelle diventa rosso accesso al salire della scheggia sulla carne di Marco.
"Non mi fa niente, nessuna sensazione...cos ha sbagliato il Mago, cosa ha sbagliato"
Marco comincia a piangere , getta il vetro, prende un fazzoletto e si benda alla buona.Alza lo sguardo.Penombra.
Paola intanto si è addormentata.

Jorda
La donna si alzò e con un gesto noncurante spense uno dei diversi monitor che occupavano la parete. Si voltò verso il fondo della stanza, appena carezzato dalla penombra e velato di rivoli di fumo.
“Non riesco a capire neppure io…” mormorò, tentando di mascherare un prorompere di disperazione ed odio con asettica diplomazia.
Il Mago si alzò ed i suoi contorni disegnarono per un istante l’immagine di un mostro acquoso sulla tela di ombra e fumo.
Si avvicinò alla parete di monitor lentamente, quasi oscillando. Le lenti disvelarono il suo sguardo al primo cambio di luce.
La donna e gli altri due assistenti lo osservavano in silenzio. Timore reverenziale. E odio, inesprimibile.
Il Mago alzò un dito nerboruto e riaccese il monitor: ‘vediamo cosa vuol dire sanguinare’, l’immagine di un ragazzo davanti ad uno specchio in frantumi.
“vediamo cosa vuol dire sanguinare” il Mago ripeteva la frase con un filo di voce, lento, fissando lo sguardo sullo schermo. Ripeteva la frase sommessamente, ritmicamente, torcendosi i lunghi capelli.
“E’ solo UNO dei casi che stiamo osservando, Mago. Non significa nulla…” la donna tentò di giustificare un qualcosa la cui colpa sapeva non appartenerle.
“vediamo cosa vuol dir sanguinare” il Mago si appoggiò alla scrivania davanti alla parete di monitor, lo sguardo a fuoco sui pixel…
“vediamo…” si girò appena per cogliere la reazione negli occhi di lei, e provocatoriamente le sorrise. Lei rabbrividì
ma non fu in grado di prevedere
lui scattò, allungò rapido la destra, afferrò le forbici dal portapenne sulla scrivania e…
“ahh!” lei si nascose gli occhi e non potè impedirsi di urlare.
Il Mago aveva affondato le forbici nella carne della sua mano sinistra e se ne stava lì, sogghignando. Sudava.
L’assistente più giovane rise istericamente.
Il Mago, si girò verso quel suono incongruente e cominciò anch’egli a ridere, echeggiando ai suoni gracchianti che l’altro emetteva senza riuscire a controllarsi.
“Sì – disse infine - ridiamo, ridiamo pure della nostra stupidità. Della mia! Tu credi che questo mio gesto sia stupido, non è vero, Eva? Lo credi?” Eva taceva. “Se lo credi, non hai capito nulla, Eva. Guardaci, Eva, rinchiusi da anni in questo orribile scantinato, proni alla necessità di perfezione di questo progetto… l’avresti detto anni fa, quando tutto è cominciato, che esso avrebbe preso vita, una vita sua, che si sarebbe conquistato un’anima propria, strappando a poco a poco brandelli delle nostre? E ora lui ci ha intrappolati, irretiti, noi siamo i suoi schiavi e viviamo per la sua realizzazione. Il Paradiso Artificiale è diventato il nostro Inferno Reale, Eva! Chiusi in questa realtà parallela, più potente e più verosimile di qualunque io possa mai riprodurre chimicamente, abbiamo scordato la realtà al di fuori di queste quattro mura, abbiamo dimenticato la realtà del nostro corpo, abbiamo dimenticato qual è il gusto del vero, del piacere, del dolore… del sangue, Eva, del sangue!”
Eva cominciò a singhiozzare, finchè i singhiozzi non si tramutarono in un pianto convulso e lei cadde in ginocchio.
“Sentilo, Eva, che sapore hanno quelle lacrime? Ricordati quel sapore e dimmi: come posso riprodurre quel sapore? Come posso riprodurre il sapore di questa ferita che mi sono inflitto?”
Il Mago forzò le forbici ad uscire dalla sua carne, senza gemere.
“Mi chiedono cose semplici in fondo… un lavoro normale, una casa modesta, l’università, gli amici… Chiedono la normalità perché l’abominio del reale è l’anormalità, la fuoriuscita da una norma, la caduta nell’incontrollabile. E mi chiedono bellezza, sogno, perfezione… Perché l’abominio del reale è il reale stesso. E io cerco di dare loro tutto questo. Ma questo non basta mai, non basta mai, né mai basterà finché non sarò in grado di trasmettere anche questo gusto…”
Il Mago posò la mano insanguinata sulla bocca di Eva, ed il gusto del sangue contaminò quello delle lacrime, sulle sue labbra. Desiderava solo scappare da quello scantinato buio, desiderava un angolo di Paradiso che non fosse necessariamente Artificiale…
“Mago! – gridò con improvvisa concitazione l’assistente anziano “Mago, guarda il monitor!! … Omioddio! Cosa diavolo sta succedendo in quella stanza?!”
Il sogno di Paradiso di Eva si spense in quelle parole. Si voltò insieme al Mago. “Ma è terribile!”, esclamò…

Juventina
Off-Topic:

intervengo con un piccolo ot..
ma non è meglio se ci prenota per il proseguo della storia? se no si rischia che piu' di una persona lavora allo stesso proseguimento.. no?

(si capisce il mio pensiero? :P )


p.s. è veramente geniale questa idea.. complimenti anche a tutti voi che avete partecipato fino ad ora...

Bloody
Off-Topic:
cioè uno annuncia in anticipo che ci lavorerà lui/lei?
Per me non è necessario almeno PER ORA..... c'è una reply ogni tanto, e post sono distanti tra di loro di tempo. ;)

Juventina
Originally posted by Bloody
Off-Topic:
cioè uno annuncia in anticipo che ci lavorerà lui/lei?
Per me non è necessario almeno PER ORA..... c'è una reply ogni tanto, e post sono distanti tra di loro di tempo. ;)


anche questo e' vero... :)

Jorda
invece che disquisire, proseguite! ;)

yoruno
Giusto! Chi è che prosegue adesso? Per il momento abbiamo:
Marco si era svegliato con la luna storta quella mattina: i suoi compagni di stanza non c'erano (chissa' dov'erano finiti, la sbornia della sera prima a casa di Paola era stata memorabile) e alzarsi alle sette per andare a lezione dopo una bevuta protratta fino all'una non era una cosa da tutti i giorni. Ciabattando fino alla cucina del piccolo bilocale in affitto dove abitava con altri due ragazzi inciampo' in quello che rimaneva di Stefano, addormentato sul pavimento, che mugugno' ringraziando l'amico per il calcio ricevuto.
Dopo una veloce colazione a base di biscotti usci' di casa, diretto verso il DSI. L'aria era fresca, stranamente non si sentiva quella puzza strana che attanaglia Milano, un misto di smog e gomma bruciata, era una bella mattina di primavera. Appena varcato il cancello che si affaccia su via Comelico vide qualcosa che gli fece sgranare gli occhi...
...: prati, piante, fiore e verde ovunque!
Alberi slanciati gareggiavano in altezza con gli edifici che, in contrasto col giorno precedente, erano ricoperti da edera, vischio e piante rampicanti che Marco non aveva neanche mai visto sui libri.
Le persone, raccolte in strada, guardavano in silenzio stupito i faggi e i pioppi che si aggrappavano con forza nel prato che fino a ieri era via Cadore, mentre passeri, pettirossi e merli saltavano di ramo in ramo attraverso le vie aeree create dai rami.
Il parco di Largo Marinai d'Italia ora... beh, ora era ovunque, e qua e la si vedevano scolari stupiti, con la loro grande cartella sulla schiena, che attraversavano il prato dove prima c'era il semaforo, soltanto che adesso c'era un piccolo ruscelletto di acqua splendente e limpida...

Sicuro di essere ancora addormentato si tirò uno schiaffo per svegliarsi, ma il dolore lo convinse di essere desto. Cercando di darsi una spiegazione logica, cosa che appariva più difficile di certi problemi di fisica entrò nel cortile. Pareva addirittura meno cupo del solito! Si avviò verso l'aula beta, non prima di aver salutato alcuni conoscenti stupiti e stravolti quanto lui.
I suoi amici di corso non erano ancora giunti, e si sedette in una fila vuota accanto un gruppetto di due ragazzi e una ragazza, che parevano non essersi accorti del suo arrivo. Mentre estraeva gli appunti, sentì alcuni brandelli delle loro conversazioni.
- I colori sono eccezionali, avete visto? Certo ci sono ancora da migliorare un sacco di cose, ma è un buon inizio non trovate?
- Ihihi benedetto corso di informatica grafica che ci ha ispirato! Oggi migliorerei un attimino le foglie in alto, non mi sono sembrate granchè
- E' dall'alba che sono in giro a cercare di carpire qualcosa, ora la gente è solo sconcertata, spero non ci metteremo troppo a rilevare qualche altro effetto...
Appena si accorsero che Marco era seduto nella fila accanto a loro, anche se nella parte di sinistra dell'aula mentre loro erano seduti a destra, diventarono improvvisamente seri.
- Ehm, prenderemo almeno 27 stavolta, ne sono sicuro!
" Anch'io dovrei pensare agli esami stamattina, anche se sono stravolto da questo cambiamento, che bravi che sono" pensò il ragazzo. Gli unici che quella mattina riuscivano a pensare a qualcosa che non fosse quella natura meravigliosa, tanto perfetta da non sembrare vera. Troppo perfetta.
" Sto diventando paranoico, ma che cavolo vado a pensare? Ho visto troppi film!! Pensiamo alla lezione và! "
....Sbonk-Clang....

"Marco..."
"Marcoooo...."
"Marco cazzo svegliati!"
Marco apre un occhio, con cautela.In quei quaranta secondi di rapimento tutto sembrava così reale.
Apre anche l'altro occhio.
Di fronte a lui Paola. Semivestita. Con un visibile ematoma sul braccio.
"Ti sei fatta ancora , Paola"
Le parole raschiavano in gola come carta vetrata.
"Cazzo Paola, il Mago ha fatto un bel mestiere stavolta.Mi è sembrato di vivere la vita vera ricreata con un acido.tutto filava dannatamente liscio, la casa, l'università, insomma, sembrava che stavolta ce l'avesse fatta a creare quel cazzo di Paradiso Artificiale che da' il nome a quella roba su cui sta lavorando da anni"
"..e poi Marco? " disse Paola comprendosi il braccio svoltolando la camicia sgualcita
"e poi ancora quelle cazzo di sensazioni da figli dei fiori ...ci deve essere ancora qualcosa che non va in quell'intruglio"

Marco si alza, fa due passi nella camera in penombra, in una Milano incurantemente rumorosa.
Va diretto verso il lavandino.
Si guarda allo specchio.
Una mano ruota il rubinetto.Scroscio dell'acqua.L'altra mano entra a contatto con il liquido:
"Cosa cazzo ha di diverso questa fottuta realtà che Il Mago non riesce a ricreare.COSAAAAAAA!"
E con un gesto furioso prende il bicchiere con gli spazzolini e lo scaglia contro lo specchio mandandolo in mille pezzi.
"Cosa, mi chiedo, Cosaaaaa!"
"Marco smettila mi fai paura"
"Taci stronzetta,continua a bucare le tue braccia e vivere in questa realtà"
"Marco dai lo sai che poi sto male se mi parli così"
"Non me ne frega un cazzo Paola.Lo vuoi capire.NON ME NE FREGA UN CAZZOOOOOO!"
Marco prende un frammento di vetro , lo guarda , lo fa danzare davanti agli occhi.
"Vediamo cosa vuol dire sanguinare"
Il rosa della pelle diventa rosso accesso al salire della scheggia sulla carne di Marco.
"Non mi fa niente, nessuna sensazione...cos ha sbagliato il Mago, cosa ha sbagliato"
Marco comincia a piangere , getta il vetro, prende un fazzoletto e si benda alla buona.Alza lo sguardo.Penombra.
Paola intanto si è addormentata.
La donna si alzò e con un gesto noncurante spense uno dei diversi monitor che occupavano la parete. Si voltò verso il fondo della stanza, appena carezzato dalla penombra e velato di rivoli di fumo.
“Non riesco a capire neppure io…” mormorò, tentando di mascherare un prorompere di disperazione ed odio con asettica diplomazia.
Il Mago si alzò ed i suoi contorni disegnarono per un istante l’immagine di un mostro acquoso sulla tela di ombra e fumo.
Si avvicinò alla parete di monitor lentamente, quasi oscillando. Le lenti disvelarono il suo sguardo al primo cambio di luce.
La donna e gli altri due assistenti lo osservavano in silenzio. Timore reverenziale. E odio, inesprimibile.
Il Mago alzò un dito nerboruto e riaccese il monitor: ‘vediamo cosa vuol dire sanguinare’, l’immagine di un ragazzo davanti ad uno specchio in frantumi.
“vediamo cosa vuol dire sanguinare” il Mago ripeteva la frase con un filo di voce, lento, fissando lo sguardo sullo schermo. Ripeteva la frase sommessamente, ritmicamente, torcendosi i lunghi capelli.
“E’ solo UNO dei casi che stiamo osservando, Mago. Non significa nulla…” la donna tentò di giustificare un qualcosa la cui colpa sapeva non appartenerle.
“vediamo cosa vuol dir sanguinare” il Mago si appoggiò alla scrivania davanti alla parete di monitor, lo sguardo a fuoco sui pixel…
“vediamo…” si girò appena per cogliere la reazione negli occhi di lei, e provocatoriamente le sorrise. Lei rabbrividì
ma non fu in grado di prevedere
lui scattò, allungò rapido la destra, afferrò le forbici dal portapenne sulla scrivania e…
“ahh!” lei si nascose gli occhi e non potè impedirsi di urlare.
Il Mago aveva affondato le forbici nella carne della sua mano sinistra e se ne stava lì, sogghignando. Sudava.
L’assistente più giovane rise istericamente.
Il Mago, si girò verso quel suono incongruente e cominciò anch’egli a ridere, echeggiando ai suoni gracchianti che l’altro emetteva senza riuscire a controllarsi.
“Sì – disse infine - ridiamo, ridiamo pure della nostra stupidità. Della mia! Tu credi che questo mio gesto sia stupido, non è vero, Eva? Lo credi?” Eva taceva. “Se lo credi, non hai capito nulla, Eva. Guardaci, Eva, rinchiusi da anni in questo orribile scantinato, proni alla necessità di perfezione di questo progetto… l’avresti detto anni fa, quando tutto è cominciato, che esso avrebbe preso vita, una vita sua, che si sarebbe conquistato un’anima propria, strappando a poco a poco brandelli delle nostre? E ora lui ci ha intrappolati, irretiti, noi siamo i suoi schiavi e viviamo per la sua realizzazione. Il Paradiso Artificiale è diventato il nostro Inferno Reale, Eva! Chiusi in questa realtà parallela, più potente e più verosimile di qualunque io possa mai riprodurre chimicamente, abbiamo scordato la realtà al di fuori di queste quattro mura, abbiamo dimenticato la realtà del nostro corpo, abbiamo dimenticato qual è il gusto del vero, del piacere, del dolore… del sangue, Eva, del sangue!”
Eva cominciò a singhiozzare, finchè i singhiozzi non si tramutarono in un pianto convulso e lei cadde in ginocchio.
“Sentilo, Eva, che sapore hanno quelle lacrime? Ricordati quel sapore e dimmi: come posso riprodurre quel sapore? Come posso riprodurre il sapore di questa ferita che mi sono inflitto?”
Il Mago forzò le forbici ad uscire dalla sua carne, senza gemere.
“Mi chiedono cose semplici in fondo… un lavoro normale, una casa modesta, l’università, gli amici… Chiedono la normalità perché l’abominio del reale è l’anormalità, la fuoriuscita da una norma, la caduta nell’incontrollabile. E mi chiedono bellezza, sogno, perfezione… Perché l’abominio del reale è il reale stesso. E io cerco di dare loro tutto questo. Ma questo non basta mai, non basta mai, né mai basterà finché non sarò in grado di trasmettere anche questo gusto…”
Il Mago posò la mano insanguinata sulla bocca di Eva, ed il gusto del sangue contaminò quello delle lacrime, sulle sue labbra. Desiderava solo scappare da quello scantinato buio, desiderava un angolo di Paradiso che non fosse necessariamente Artificiale…
“Mago! – gridò con improvvisa concitazione l’assistente anziano “Mago, guarda il monitor!! … Omioddio! Cosa diavolo sta succedendo in quella stanza?!”
Il sogno di Paradiso di Eva si spense in quelle parole. Si voltò insieme al Mago. “Ma è terribile!”, esclamò…

Napolux
Mmhh... vedo che il racconto ha preso una piega inaspettata... :D

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