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drakend |
Ho letto questo articolo oggi che spiega probabilmente la rapida caduta di Baghdad improvvisamente. L'articolo l'ho letto qua:
http://www.reporterassociati.org/in...rticle&sid=4465
Iraq, aprile 2003: una bomba a neutroni esplode nell’aeroporto di Baghdad… Print E-mail
di redazione
15 Nov 2004
Riceviamo da una fonte autorevole che desidera mantenere l’anonimato
Mosca, 15 Novembre 2004. Non ci sono certezze. Eppure, sembra proprio che sia accaduto: nella “battaglia dell’aeroporto”, come ancora oggi vengono chiamati i terribili scontri avvenuti nei primi giorni di aprile del 2003 nell’aeroporto internazionale Saddam Hussein di Bagdad, i militari Usa dopo aver subito pesantissime perdite – forse centinaia di umini uccisi, letterlamente fulminati da scariche elettriche da 11mila volt - avrebbero aver fatto uso di una piccola bomba atomica. Una bomba a neutroni. L’esplosione avrebbe provocato istantaneamente un flusso intensissimo di neutroni, una vera e propria ventata di radioattività, che riuscì a cancellare ogni forma di vita, provocando un campo elettromagnetico di così grande intensità da portare alla liquefazione le linee elettriche e telefoniche dell’intera area dell’areoporto.
La contaminazione radioattiva è di durata relativamente breve. Se così è stato — e non una superbomba Moab, per esempio — si tratterebbe della prima volta in cui questo tipo di arma è stato usato in un ambito tattico di battaglia, esclusi forse utilizzi in Afganistan o nella Prima guerra del Golfo sui quali però non si sa nulla. E se così è stato, la Coalizione dovrebbe spiegare per quale motivo ha usato un’arma di distruzione di massa in una guerra che negli intenti ufficiali serviva proprio a combattere le armi di distruzione di massa.
Non sappiamo con esattezza quando (e se) l’ordigno sia stato usato: con ogni probabilità fra il 5 e il 6 aprile. Come per Hiroshima e Nagasaki, anche in questo caso potrebbe essere attribuito alla Bomba il crollo del regime. Avrebbe fatto strage di militari iracheni, pare circa 10mila sulle 23mila guardie repubblicane impegnate nella battaglia per riconquistare lo scalo, ma anche di moltissimi militari statunitensi. Troppi elementi — che descriveremo analiticamente più sotto — concorrono per confermare la voce sull’uso di un’atomica nell’aeroporto, raccolta da indicazioni discrete e rimbalzata senza clamore su alcuni giornali nel mondo.
Elementi come l’improvvisa liberazione dell’aeroporto, dopo giorni di scontri sanguinosissimi, e la sostanziale sparizione istantanea di un’intera divisione irachena che combatteva per riconquistare lo scalo, come l’immediato crollo del sistema iracheno di difesa e l’entrata delle forze della Coalizione in una Bagdad allibita e silenziosa, come il blackout elettrico e telefonico che ha accompagnato la presa dello scalo aereo.
Elementi come le testimonianze di fosse comuni scavate nell’area e come la decontaminazione del suolo dell’aeroporto.
Elementi come la sostanziale impossibilità di usare per settimane l’intero scalo, limitantone la fruibilità a poche aree, per arrivare all’intero recupero solamente molti mesi dopo.
Elementi come la fuga della delegazione russa da Bagdad e l’assalto di una squadra armata non identificata contro la colonna russa in fuga: i russi erano i soli che, con i loro satelliti e le intercettazioni, sapevano che cosa esattamente stesse accadendo.
Tant’è che Condoleeza Rice dovette fare una visita-lampo a Mosca per spiegare qualcosa al Cremlino, mentre Bush dovette telefonare a Putin per giustificare qualche cosa. Ma di indicazioni ce ne sono altre, molte altre.
La strage elettrica
Dall’indagine alla ricerca di dati e di documenti, è emerso un tragico scenario di quella battaglia. Uno scenario di agguati e di stragi. Come sarebbe accaduto quando i ragazzi delle forze statunitensi racchiusi nell’aerostazione sarebbero stati uccisi in massa dagli iracheni, i quali avrebbero allagato le sale dell’edificio e hanno fatto passare nell’acqua una scarica di corrente a 11mila volt.
In quella Battaglia dell’Aeroporto per esempio fu distrutto quasi completamente il 3° del 7° Cavalleggeri. Eppure, i mezzi di comunicazione avevano descritto gli avvenimenti in modo confuso e discordante, e soprattutto non avevano parlato delle considerevoli perdite statunitensi. Non sappiamo specificare quando accadde, e se accadde, l’episodio terribile della scarica elettrica. Probabilmente nella notte fra il 4 e il 5 aprile, o nella notte successiva. Due piani della zona passeggeri erano sotto il controllo statunitense. Ma gli iracheni occupavano ancora la zona Vip e gli edifici dei servizi aeroportuali, dove si trovano le valvole per la distribuzione idrica anche nell’area passeggeri liberata dagli statunitensi.
Nella notte, fu pompato petrolio nel primo piano, mentre comandando le valvole della distribuzione potabile gli iracheni allagarono d’acqua il piano terreno dell’aerostazione passeggeri. Quindi, con alcuni cablaggi in alta tensione, venne attivata nell’acqua che allagava le sale pesseggeri una corrente elettrica a 11mila volt. Poi fu innescato l’incendio del petrolio. I soldati statunitensi balzarono di scatto scendendo le scale, e finendo in mezzo all’acqua elettrificata: fu una strage. Non è possibile sapere quanti ragazzi morirono in questo modo.
È invece a questo fatto che potrebbe essere attribuito il blackout di Bagdad di quella notte. Forse fu questa terribile strage, gli Stati Uniti decisero di passare alla bomba ai neutroni. Solamente in quel momento, insieme con il blackout delle telecomunicazioni irachene, è crollata la resistenza del Governo di Hussein, quando la Guardia repubblicana ha comunicato al vertice militare del bartito baathista l’utilizzo di quell’arma terrificante. A quel punto, la resistenza del Governo di Hussein è collassata e i carri statunitensi sono entrati nella capitale. Poi l’aeroporto internazionale di Bagdad è rimasto chiuso per mesi, e solamente nove mesi dopo il 9 aprile ha ripreso la sua piena funzionalità.
La cronaca dei fatti
La Battaglia dell’Aeroporto di Bagdad cominciò il venerdì notte, era il 4 aprile 2003. Ma ricostruiamo il seguirsi degli eventi. Il tempo usato è il presente storico. Durante la notte fra il 29 e il 30 marzo trenta parà dell’82a Airborne, insieme con militari delle unità per le operazioni speciali dell’esercito, s’inoltrano nell’Aeroporto internazionale Saddam Hussein per tentarne la presa con un colpo di mano.
Un’operazione non riportata dalle agenzie internazionali, e forse finita in un insuccesso per le forze di liberazione. Sono passati alcuni giorni e sembra tutto in regola, la mattina del 3 aprile 2003. Tutto tranquillo. Le forze statunitensi di liberazione appaiono ancora lontane e l’Ansa-Afp scrive che "anche se nessun aereo è arrivato o partito dall’aeroporto dal 19 marzo, la vigilia dell’inizio della guerra, gli impiegati continuano normalmente il loro lavoro, ha detto al-Jaburi, aggiungendo che radar e altre installazioni dello scalo sono stati colpiti nei primi giorni di conflitto, ma l’aeroporto è adesso sicuro".
Sono le ultime ore di tranquillità. Nel corso della giornata cominciano i primi combattimenti fra l’avanguardia della Coalizione e i piccoli distaccamenti iracheni di presidio. La Reuters — il cui inviato Luke Baker è al seguito della terza divisione di fanteria — dice che i distaccamenti statunitensi non stanno incontrando resistenza: "Non possiamo ancora fare un bilancio della battaglia, ma i soldati non hanno incontrato alcuna resistenza finora", dice Baker.
I comandi iracheni sembrano impreparati, colti di sorpresa; non hanno predisposto alcuna forma di difesa dello scalo: non più di due o tre compagnie, senza armi pesanti, a guardia di appena una leggera linea di trinceramenti attorno al perimetro dell’aeroporto. L’emittente televisiva statunitense Abc conferma che le forze della terza divisione Usa hanno preso il controllo dello scalo, mentre l’agenzia Associated Press dice che ci sono tiri di artiglieria e che tutta l’area della capitale è al buio.
La mattina del 4 aprile corrono verso l’aeroporto i mezzi della 1a brigata dela 3a divisione di fanteria meccanizzata. Sui piazzali, qualche vecchio velivolo e un aereo di linea — forse delle linee giordane — che non avevano fatto tempo a decollare quando gli Stati Uniti avevano annunciato il blocco dei voli all’inizio delle operazioni. Il comando della Coalizione, ancora in Qatar, non si fida ancora. Impone che lacolonna che sta affluendo verso lo scalo venga affiancata per protezione, mentre chiede una ricognizione aggiuntiva per verificare la presenza di truppe nemiche nell’aeroporto: la liberazione della struttura potrà avvenire solamente dopo che le squadre di ricognitori avranno comunicato direttamente e personalmente al quartier generale un rapporto dettagliato della situazione.
Intanto a Bagdad sono gli ultimi giorni del regime sanguinario di Saddam Hussein, e il pittoresco ministro iracheno dell’informazione, Mohammed Sahhaf, davanti alle telecamere annuncia fra due giorni la strage di statunitensi. A mano a mano che le ore passano, la colonna statunitense continua ad affluire nello scalo, mentre si attende che arrivino con materiali e mezzi gli elicotteri della 101a Airborne, i quali cominciano a dare manforte ai commilitoni. Ma l’afflusso di armi pesanti è paralizzato dalle cannonate di grosso calibro che cadono sulla zona: gli iracheni tirano sulle vie di collegamento per impedire le manovre ai militari della Coalizione.
Nel frattempo, fin dalle 8 del mattino, piccoli gruppi di miliziani attaccano le postazioni controllate dai militari della Coalizione, e vengono dispersi dall’intervento di carri e autoblinde. Nell’aeroporto ci sono unità della 1a brigata, un paio di battaglioni appoggiati da artiglieria, per circa 3mila uomini, 60 carri e una ventina di cannoni. La 2a brigata del 3o meccanizzato si accosta alla periferia della capitale e si colloca vicino allo svincolo delle autostrade per Amman e per Karabela; un battaglione con batterie d’artiglieria si colloca oltre lo svincolo sud dell’aeroporto, verso abu-Harraib.
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drakend |
CONTINUA DA SOPRA
L’Ansa riporta un esultante generale Stanley McChrystal dello Stato Maggiore, secondo il quale l’aeroporto di Bagdad è "sicuro", anche se restano "sacche di resistenza sporadiche"; le divisioni della guardia repubblicana di Hussein sono "seriamente indebolite". Viene annunciata la disfatta completa delle divisioni della guardia repubblicana al-Madina al-Munavvara (divisione "Medina") e Hammurabi. In realtà, agli scontri hanno preso parte alcune formazioni dell’Hammurabi e una brigata della Medina, la quale si sta concentrando più lontano, alle porte di Bagdad.
La sera del 4 aprile l’agenzia Reuters specifica che centinaia di soldati americani si preparano ad andare di rinforzo alla 3a divisione nella notte all’aeroporto di Baghdad e stanno affluendo soldati della 101a Airborne, del 94o battaglione, un’unità del Genio. Replica la dittatura irachena attraverso la Reuters: l’aeroporto è ancora in mani irachene mentre la guardia repubblicana speciale e i paramilitari dei feddayn "hanno giurato di infliggere al nemico una disfatta e di dargli una lezione, affinché sappia che genere di uomini siamo".
Scoppia la bomba, prima ipotesi.
Ormai è notte. Il sanguinoso 4 aprile si è chiuso con l’ennesima inutuile strage. E con il buio arriva tra i militari che hanno liberato l’aeroporto un ordine a sorpresa: indossare le protezioni per la guerra nucleare, batteriologica e chimica. Buona parte della 1a brigata meccanizzata passa la nottata nell’indossare le tute antiatomiche. È stata lanciata in questa occasione la bomba a neutroni? Impossibile dirlo.
Potrebbe farne un cenno involontario uno dei caldissimi réportage che scriveva Robdinz sul sito Indymedia (sito i cui archivi non sono ora disponibili): era la sera di quel 4 aprile e Robdinz scrive nella sua corrispondenza: "Di bocca in bocca giungono le notizie della grande battaglia all’aeroporto durata tutta la notte e niente affatto finita". Notizie a volte euforiche, “li abbiamo rimandati indietro, gli americani”, a volte, il più delle volte “100 morti, anzi 300 per le bombe degli invasori”.
"La battaglia dell’aeroporto si è sentita fin dentro la città. Si è sentita e si è vista, con quelle esplosioni che non avvenivano più a terra, ma dieci, quindi ci metri sopra i palazzi e le infrastrutture. Era come se le bombe ed i missili esplodessero emettendo una fortissima luce giallo/verde che illuminava per chilometri tutto quanto era intorno. Con un rumore, un fragore, un boato esplosivo mai sentito prima da quanto era enormemente forte".
È questa, la bomba a neutroni?
Più probabilmente, bisogna aspettare ancora una o due notti. Ma qualcosa di strano, si respira: ecco un’altra accorata corrispondenza di Robdinz su Indymedia. "Sarà stanotte? La linea telefonica, raggiunta libera dopo così tante ore da non sperarci più, mi porta un racconto di una Baghdad alla fine. O, all’inizio di qualcosa che segnerà per sempre la città e la popolazione". Forse è questa la notte della strage elettrica.
Sabato 5 aprile. Ancora battaglia
La mattina del 5 aprile la corsa degli statunitensi perde energia e i reparti rallentano per fortificarsi a ridosso della capitale, in attesa che il dispegarsi della logistica consenta l’afflusso di rinforzi e di materiali. Il cannoneggiamento iracheno è molesto e continuo per tutta la giornata, e purtroppo è anche ben diretto. Non si contano le raffiche di mitragliatrice e gli scontri ravvicinati. Nell’aeroporto, per alcune unità della Coalizione la situazione è tesa: continuano le richieste di rinforzi e di materiali.
Ecco da Indymedia una corrispondenza di Robdinz raccolta la sera del 5 aprile: "Sulla battaglia dell’aeroporto di questa notte e di questa mattina si rincorrono voci incontrallabili. Molti cittadini parlano di oltre cento soldati invasori uccisi dalla resistenza irachena nell’area dell’aeroporto. Le notizie che si raccolgono in città sostengono che il Saddam International Airport è tuttora sotto il controllo dell’esercito iracheno".
Ancora su Indymedia da Amman scrive Rosarita Catani, oggi corrispondente di Reporter Associati: "L’aeroporto di Bagdad è di nuovo in mano agli iracheni a seguito di un operazione compiuta da fedayn. Sono entrati all’interno dell’aeroporto carichi di tritolo e si sono fatti saltare in aria. Si vedono le immagini dei carri armati americani distrutti. Le persone scendono per strada, saltano sui carri armati americani e cantano inni di vittoria".
La strage del 6 aprile
La mattina del 6 aprile gli iracheni, che erano stati colti di sorpresa due giorni prima dall’operazione di liberazione dell’aeroporto, ora hanno avuto il tempo di organizzare un contrattacco. Esattamente i due giorni che aveva promesso il ministro iracheno della Propaganda. Alle 10 comincia l’assalto iracheno all’aeroscalo, con tre battaglioni della guardia repubblicana sostenuti da formazioni di miliziani baathisti.
Le unità statunitensi sollecitano ancora aiuti, come l’intervento dell’artiglieria e dell’aviazione. Sono ore di fuoco e di sangue. Dopo molti assalti fallimentari, gli iracheni puntano gli sforzi (con due brigate e 2mila miliziani) per occupare la seconda rampa all’edificio dell’aeroporto, mentre le forze della Coalizione si concentrano nell’aerostazione liberata e sulla rampa che la circonda, facendo ricorso a tutte le forze disponibili della 3a divisione meccanizzata e della 101a Airborne. Gli elicotteri da attacco al suolo e da battaglia stanno svolgendo più di 300 missioni di volo. Le perdite sono rilevanti soprattutto fra le file irachene, ma la situazione è pesantissima anche per gli statunitensi, che hanno dovuto fare ricorso a 20 voli delle eliambulanze.
Vi sarebbero filmati che mostrano gli iracheni in armi mentre usano come zimbello per i loro scherzi alcuni paracadutisti statunitensi fatti prigionieri: sono da attribuire a questa giornata di sangue, oppure allo sbarco della trentina di parà dell’82a avvenuto la settimana scorsa? Con l’avanzare della sera gli scontri scendono d’intensità e le forze di entrambi gli schieramenti si raggruppano per assicurarsi le posizioni migliori. La notte tra il 6 e il 7 aprile è minacciosa soprattutto per gli statunitensi: le forze irachene sembrano insormontabili e la liberazione dell’intero aeroporto sembra remota. Perfino Bagdad è un miraggio.
I 3mila militari della Coalizione che presidiano lo scalo liberato, i quali ricevono rinforzi e materiali con il contagocce via elicottero, hanno davanti a loro non meno di 18-20mila iracheni pronti a dar battaglia, con gli arsenali pieni e vicini. La guardia repubblicana che presidia la capitale ha perso appena il 5-8% del potenziale bellico. OOForse scoppia la bomba, seconda ipotesi Di fronte a tanto pessimismo, la soluzione sembra meno remota.
Ne parla il comandante dell’aviazione alleata, il generale Michael Mosley: "L’esercito iracheno, inteso come una struttura organizzata costituita da grandi unità, non esisterà a lungo". A Bagdad c’è un vasto blackout e i telefoni si zittiscono di colpo in tutta la regione. Secondo una notizia riportata dal sito di IndyMedia di San Francisco (http://www.indybay.org/news/2004/02/1669628.php) proprio quella notte la popolazione ha sentito un’esplosione fortissima.
Si muove la diplomazia
Alle 5 del mattino c’è un lungo colloquio telefonico, diretto e personale, fra George W. Bush e Vladimir Putin. Con una dinamica che s’era ripetuta identica quando era affondato misteriosamente — speronato da una nave spia sconosciuta, sebbene la versione ufficiale parli d’incidente — il sottomarino atomico russo Kursk. Prima di parlare con Putin, Bush s’è consultato con Condoleeza Rice, che ha appena compiuto una visita urgente a Mosca per parlare con il ministro russo degli Esteri, Igor Ivanov.
L’argomento trattato potrebbe essere il sanguinoso assalto armato di forze sconosciute (ma ben note ai russi) le quali hanno aggredito il convoglio diplomatico russo che, con l’ambasciatore Vladimir Titorenko, stava lasciando Bagdad. Di questo, hanno parlato Bush e Putin? Solamente di questo, nella loro telefonata?
Il regime crolla di colpo
Dopo questi eventi, d’un tratto, dal 7 e 8 aprile le formazioni irachene hanno perso ogni capacità combattiva. Non escono dai ricoveri per assaltare le forze della Coalizione. Le mosse sembrano disorganizzate.
Scompaiono nel nulla buona parte dei 23mila iracheni che tentavano di occupare l’aeroporto. Stime successive della resistenza irachena parlerebbero di 10mila morti. Si osservano "gravi avarie all’intero sistema iracheno di comunicazione e controllo". Non si sa che cos’abbia potuto danneggiare il sistema iracheno di comunicazione, finora molto protetto e resistente. La mattina del 7 aprile, troviamo la prima brigata corazzata del 3o meccanizzato in corsa verso Bagdad, per liberare i palazzi governativi del centro.
I servizi segreti russi
I russi - che hanno satelliti spia e sistemi di intercettazione - hanno visto tutto. Che cosa? Il sito www.irakwar.ru, poi soppresso, pubblicava i rapporti iracheni del servizio militare russo, comprese le intercettazioni. Di colpo, il 7 aprile comunicò nei suoi rapporti la sospensione della pubblicazione. Spiegarono di essere venuti a conoscenza di importanti elementi "top secret" la cui pubblicazione avrebbe coinvolto i rapporti fra la Russia e gli Stati Uniti.
La decontaminazione, le epidemie
Sebbene sia stata annunciata pubblicamente l’immediata riapertura dello scalo internazionale, molte zone dell’aeroporto rimarranno inaccessibili per settimane, e prima che venga riaperta tutta la struttura dovranno passare mesi. Che cos’è accaduto? Nella rubrica Grandangolo, il giornale indiano Express India (http://iecolumnists.expressindia.co...ontent_id=46449) osserva che il probabile utilizzo della bomba a neutroni nell’aeroporto internazionale di Bagdad è confermato solamente da «soldati baathisti e abitanti della zona». Qui la cronaca finisce, e si passa al periodo della pacificazione.
I giorni passano nell’aeroporto liberato definitivamente. Sempre il sito di IndyMedia di San Francisco (http://www.indybay.org/news/2004/02/1669628.php) afferma che testimoni hanno notato numerosi camion che portavano fuori dallo scalo moltissimi carichi di terreno, come se fosse una superficie contaminata. Stando a http://bunker.defcode.com/index.php...page=1&paged=2, i materiali contaminati sarebbero stati accumulati a ridosso di un villaggio dove si trova la maggiore prigione di terroristi, forse abu-Ghraib. La discarica sarebbe controllata da una sorveglianza armata permanente.
La popolazione dell’abitato adiacente avrebbe sofferto una singolare epidemia fatta da lesioni alla pelle e dalla perdita dei capelli. Secondo diverse testimonianze, molti dei militari che hanno svolto il servizio di sgombero del terreno forse contaminato sarebbero poi morti. I familiari di uno di questi militari deceduti dopo il servizio di decontaminazione dell’aeroporto avrebbero rivendicato la morte per armi di distruzioni di massa.
A ciò si aggiunge l’epidemia che secondo http://66.241.226.47/cgi-bin/mt/mt-...cgi?entry_id=33 avrebbe colpito numerosi militari della Coalizione in servizio in prossimità dell’aeroporto, con febbre, macchie scure alla pelle e altri sintomi tipici dell’esposizione a radiazioni. Il giornale saudita al-Watan il 17 luglio 2003 riferisce che questa epidemia, attribuita alle severe radiazoni solari della zona, si mostrava resistente alle cure negli ospedali del Golfo Persico e i militari sarebbero stati così trasferiti a Washington.
Alle famiglie dei morti iracheni non è stato possibile riavere le salme per la sepoltura e su IndyMedia San Francisco (http://www.indybay.org/news/2004/02/1669628.php) è riportato quello che un giornalista inglese avrebbe affermato dopo aver visto le foto delle salme: "è come se i corpi fossero stati fusi".
Secondo altre testimonianze, nell’area dello scalo aereo sarebbero state scavate fosse comuni per la sepoltura di una gran quantità di salme non solo irachene ma anche di militari della Coalizione colpiti dall’irradiamento radioattivo.
redazione@reporterassociati.org
Link utili per saperne di più sulla bomba a neutroni e sui suoi effetti: http://www.manuelsweb.com/neutronbomb.htm http://encyclopedia.thefreedictiona.../neutron%20bomb http://www.manuelsweb.com/sam_cohen.htm
http://nuclearweaponarchive.org/ http://nuclearweaponarchive.org/Nwfaq/Nfaq2.html http://www.milnet.com/nukeweap/Nfaq5.html#nfaq5.2
Se è vero (ovviamente la certezza non si può mai avere in queste situazioni) sarebbe paradossale: combattere una guerra contro le armi di distruzioni di massa con armi di distruzioni di massa... |
ripe |
Molto interessante... comunque non mi stupirei se fosse successo veramente. Una domanda: in guerra il fine giustifica i mezzi secondo voi? |
ReQuIeM |
Originally posted by ripe
Molto interessante... comunque non mi stupirei se fosse successo veramente. Una domanda: in guerra il fine giustifica i mezzi secondo voi?
Secondo me si, anche se il disorso quà è leggermente diverso. Qui i mezzi si scontrano con la "motivazione" che ha portato alla guerra, si tratta di incoerenza...
Off-Topic: bella firma :asd: :asd: :asd: :asd: |
Ste Ramone |
senz'altro, in guerra il fine giustifica i mezzi. (considerando però che a priori la guerra è sbagliata sotto ogni punto di vista) ;) |
korn |
Ho letto solo la prima parte, cmq :shock:
Riguardo alla domanda, IMHO il fine giustifica i mezzi solo se il fine è difendersi da un attacco ingiustificato. |
JaM |
...ma se i mezzi che usi sono gli stessi per i quali hai dichiarato la guerra all'altro? :asd: |
0m4r |
è una guerra, io non mi stupisco se vengono usate delle armi, così come non mi stupisco se ci sono dei morti... |
ReQuIeM |
Originally posted by JaM
...ma se i mezzi che usi sono gli stessi per i quali hai dichiarato la guerra all'altro? :asd:
appunto :roll: |
ReQuIeM |
Originally posted by 0m4r
è una guerra, io non mi stupisco se vengono usate delle armi, così come non mi stupisco se ci sono dei morti...
Grazie... Non ho mai sentito parlare di una guerra combattuta a colpi di ciliegie... |
drakend |
Ma in teoria non ci sarebbe un qualche trattato di non proliferazione nucleare fra Russia e USA? Nell'articolo c'è scritto che la produzione delle bombe a neutroni è ripresa nel 1981... Devo quindi concludere che il divieto riguarda solo le bombe atomiche "potenti", cioè che hanno il potenziale per distruggere milioni di vite, mentre quelle che distruggono "solo" qualche decina di migliaia di vite non sono nemmeno degne di essere prese in considerazione nei trattati?
Mah e poi perché Corea del Nord, Iran e company non possono (potrebbero...) avere bombe nucleari e gli USA, Russia, Cina etc sì? Ah giusto ci sono "gli equilibri mondiali" da preservare, cioè l'unipolarismo americano... :D |
korn |
Originally posted by 0m4r
è una guerra, io non mi stupisco se vengono usate delle armi, così come non mi stupisco se ci sono dei morti...
E' un po' incoerente dichiarare guerra ad un paese adducendo come motivazione che produce armi di distruzione di massa e usare le stesse armi contro di esso............
Giustamente loro potrebbero rispodendere "perché tu puoi produrle e usarle e noi no?"............... |
0m4r |
Originally posted by korn
E' un po' incoerente dichiarare guerra ad un paese adducendo come motivazione che produce armi di distruzione di massa e usare le stesse armi contro di esso............
Giustamente loro potrebbero rispodendere "perché tu puoi produrle e usarle e noi no?"...............
la mia era una considerazione più generale. Cmq, la domanda è più che lecita... Però credo anche che la "cattiveria" di un'arma si misura anche in base a chi la utilizza (oviamente è una vautazione del tutto soggettiva)... |
Ste Ramone |
Originally posted by ReQuIeM
Grazie... Non ho mai sentito parlare di una guerra combattuta a colpi di ciliegie...
allora è deciso. guerra di ciliege. ma quando la facciamo? :D |
ripe |
Quello che intendevo io è (al di là del fatto che abbiano usato un'arma di distruzione di massa): è lecito che per vincere una battaglia si ignorino le conseguenze che le proprie azioni possono creare anche nei riguardi dei soldati americani stessi? E' una cosa per me incredibile, in una guerra attuale dove si sta attentissimi a minimizzare le perdite.... |
holylaw |
Originally posted by ripe
Quello che intendevo io è (al di là del fatto che abbiano usato un'arma di distruzione di massa): è lecito che per vincere una battaglia si ignorino le conseguenze che le proprie azioni possono creare anche nei riguardi dei soldati americani stessi? E' una cosa per me incredibile, in una guerra attuale dove si sta attentissimi a minimizzare le perdite....
... a minimizzare le perdite ma solo agli occhi dell'opinione pubblico, mi permetto di aggiungere |
Col. Kurtz |
Originally posted by ripe
Quello che intendevo io è (al di là del fatto che abbiano usato un'arma di distruzione di massa): è lecito che per vincere una battaglia si ignorino le conseguenze che le proprie azioni possono creare anche nei riguardi dei soldati americani stessi? E' una cosa per me incredibile, in una guerra attuale dove si sta attentissimi a minimizzare le perdite....
Si, è lecito.
È tutto frutto di un freddo calcolo, stile "Uno dei nostri per venti di loro".
In guerra non c'è spazio per questioni morali e sentimentalismi. Anche perché chi prende queste decisioni, non conosce certo la gente che manda a morire, e se ne frega.
Sugli ipocriti motivi che sono stati utilizzati per giustificare questa schifosa guerra, poi, c'è tutto un altro discorso da affrontare.
Originally posted by drakend
Ma in teoria non ci sarebbe un qualche trattato di non proliferazione nucleare fra Russia e USA?
Si, da qualche parte insieme alla marmottina che confeziona la cioccolata. |
0m4r |
Originally posted by ReQuIeM
Grazie... Non ho mai sentito parlare di una guerra combattuta a colpi di ciliegie...
questo è un commento inutile. |
Ste Ramone |
Originally posted by ripe
Quello che intendevo io è (al di là del fatto che abbiano usato un'arma di distruzione di massa): è lecito che per vincere una battaglia si ignorino le conseguenze che le proprie azioni possono creare anche nei riguardi dei soldati americani stessi? E' una cosa per me incredibile, in una guerra attuale dove si sta attentissimi a minimizzare le perdite....
che importanza ha stabilire se è lecito o meno se tanto lo fanno cmq? è così, un dato di fatto. la guerra è questa. cmq pienamente d'accordo con kurz. |
Hamelin |
Originally posted by drakend
Se è vero (ovviamente la certezza non si può mai avere in queste situazioni) sarebbe paradossale: combattere una guerra contro le armi di distruzioni di massa con armi di distruzioni di massa... Non è questo grande paradosso... il governo americano non combatte una guerra contro le armi di distruzione di massa. Vuole semplicemente preservarne il monopolio, per così dire... per rimanere ricco e potente...
Che poi la guerra in Iraq sia stata fatta per tutt'altri scopi IMHO è una grande verità... |
SIMBIOS |
Originally posted by 0m4r
questo è un commento inutile.
Democrazia è rispettare opinione altrui |
recoil |
spero sinceramente che sia una notizia priva di fondamento.
dopotutto la fonte è anonima, si fanno supposizioni ma non vi sono certezze...
però non me la sento certo di bollarla subito come vaccata, la possibilità che sia accaduto sul serio qualcosa di simile esiste
in guerra tutto è permesso? credo che al tutto ci debba essere un limite. se fosse vera questa storia gli usa avrebbero una responsabilità troppo grande, è un gesto imperdonabile. |
Ste Ramone |
Originally posted by recoil
in guerra tutto è permesso? credo che al tutto ci debba essere un limite. se fosse vera questa storia gli usa avrebbero una responsabilità troppo grande, è un gesto imperdonabile.
certo probabilmente imperdonabile, ma credi che se fosse stato così verrebbe divulgato? no è stato già insabbiato (ovviamente) quindi nn lo sapremo. Ergo nessuno da perdonare o da condannare. Ancora una volta la prova che la guerra con bombe e fucili è solo una facciata, la guerra vera è mediatica, signori, e stiamo perdendo alla grande. |
CLod |
la guerra è merda in ogni caso |
Col. Kurtz |
Originally posted by CLod
la guerra è merda in ogni caso
Se non ci fosse la guerra, non potremmo apprezzare la pace.(cit.)
La guerra è la prova che l'uomo non è superiore agli altri animali. Evidentemente l'istinto non muore mai. |
Moffone |
Originally posted by ripe
Quello che intendevo io è (al di là del fatto che abbiano usato un'arma di distruzione di massa): è lecito che per vincere una battaglia si ignorino le conseguenze che le proprie azioni possono creare anche nei riguardi dei soldati americani stessi? E' una cosa per me incredibile, in una guerra attuale dove si sta attentissimi a minimizzare le perdite....
Certo che si può, in fondo l'obbiettivo di una guerra è vincere. Quindi se voglio vincere devo usare tutti i mezzi a me disponibili.
Poi sul fatto che abbiano usato un arma di distruzione di massa credo che non ci sia da stupirsi, la prima volta lo hanno fatto 50 anni fa, ormai potrebbero farlo anche tutti i giorni. Il vaso di pandora ormai è stato aperto....
I soldati americani non sono niente altro che carne da macello. Tra i soldati ci sono tutti i ragazzi dei sobborghi più poveri non ci sono mica i figli della ricca borghesia. I figli dei politici non ci sono.
Come al solito ci vanno di mezzo i più deboli. Al governo americano non gli interssa se sono le sue armi a uccidere i propri soldati perchè tanto non muoiono mica i figli o i nipoti di coloro che finanziano il governo americano.
Vorrei fare una domanda: Secondo voi gli Iraqeni stanno meglio oggi che saddam non c'è più o stavano meglio quando il rais era ancora al potere? |
ReQuIeM |
Invece questa:
è una guerra, io non mi stupisco se vengono usate delle armi, così come non mi stupisco se ci sono dei morti...
Ha un ruolo fondamentale nel'ostico processo di evoluzione dell'uomo, vero? :asd: |
Terrytop |
Originally posted by Col. Kurtz
La guerra è la prova che l'uomo non è superiore agli altri animali. Evidentemente l'istinto non muore mai.
veramente la guerra e' prerogativa quasi esclusivamente umana, non credo esistano in natura animali che arrivano a fare qualcosa di lontanamente simile |
korn |
Originally posted by Terrytop
veramente la guerra e' prerogativa quasi esclusivamente umana, non credo esistano in natura animali che arrivano a fare qualcosa di lontanamente simile
Credo intendesse, più in generale, l'istinto di attaccare altri individui. |
CLod |
Originally posted by Col. Kurtz
Se non ci fosse la guerra, non potremmo apprezzare la pace.(cit.)
La guerra è la prova che l'uomo non è superiore agli altri animali. Evidentemente l'istinto non muore mai.
sinceramente preferisco la pace così come è
l'apprezzerei cmq
certo
se mi rompi il cazzo stammi alla larga che è meglio :) |
Col. Kurtz |
Originally posted by korn
Credo intendesse, più in generale, l'istinto di attaccare altri individui.
Più nello specifico, la voglia di DOMINARE.
Negli animali, la legge del più forte è atta a garantire la sopravvivenza della specie. Il più forte si accoppia -> discendenza più forte.
L'uomo, nonostante si vanti di poter sconfiggere malattie e quant'altro con la scienza, senza quindi dover selezionare gli esemplari più "forti", continua ad avere quest'istinto. Che, nel contesto moderno, assume una connotazione leggermente diversa:
Il più forte è quello che ha più ricchezza e potere.
Perché più ricchezza vuol dire più armi, e più armi vuol dire essere i più forti, e più forti vuol dire poter aspirare ad avere più soldi e potere.
È un circolo vizioso. Così dannatamente umano. E, per quanto ad un livello diverso, così dannatamente naturale e allo stesso tempo contro natura. |
AlphaGamma |
La tua teoria non spiega perchè, almeno in alcune parti del globo, questa legge si scontra con ordinamenti e strutturazioni sociali che difendono anche i più "deboli", che secoli fa non esistevano.
Credo che la storia dell'umanità sia qualcosa di più mutevole e dinamico di una semplice visione "meccanica" di supremazia del più forte. |
korn |
Originally posted by AlphaGamma
La tua teoria non spiega perchè, almeno in alcune parti del globo, questa legge si scontra con ordinamenti e strutturazioni sociali che difendono anche i più "deboli", che secoli fa non esistevano.
Perché un sistema del genere, se funziona, rende la tua comunità/paese/whatever più forte e coeso di molti altri, con tutti i vantaggi politici ed economici che ne derivano. |
AlphaGamma |
Non necessariamente.
I sistemi nazionali europei (da non confondere con "sistema europeo") offrono strutturazioni sociali mediamente più vicine ai più "deboli" rispetto a quelle USA eppure la somma di tutte le loro potenze politiche, economiche e militari non eguaglia quella americana.
Insisto su questo punto perchè mi sembra un po' semplicistico affermare che le ragioni della guerra si riducano ad argomenti individuali come l'istinto di sopravvivenza, o il bisogno di arricchirsi di un individuo, o la semplice "cattiveria".
Nè d'altro canto si può affermare che un sistema "più evoluto" socialmente per forza debba essere più aggressivo o guerrafondaio.
Anzi, mi sembra (senza voler generalizzare) invece che la guerra sia espressione di una crisi... |
korn |
Originally posted by AlphaGamma
mi sembra un po' semplicistico affermare che le ragioni della guerra si riducano ad argomenti individuali come l'istinto di sopravvivenza, o il bisogno di arricchirsi di un individuo, o la semplice "cattiveria".
Effettivamente le guerre sono mosse principalmente da motivi politici ed economici "ben" ragionati, però in generale sono convinto che l'uomo NON sia un "animale sociale" come tanti amano definirlo e che si porti dietro una serie di istinti che, pur giudicandoli sbagliati e perversi, alla prova dei fatti non riesce a trattenere. |
bluevelvet |
niente - post da cancellare
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UZI |
ci sarebbe da riempire libri con questo argomento... personalmente non credo che la guerra sia espressione delle origini animali dell'uomo, questa è una visione in qualche modo romantica della cosa.
penso che più che il discorso di istinto sia da considerare il discorso della follia, del male e dell'autodistruzione che però esulano dai ragionamenti razionali.
quello che è legittimo in guerra (e legittimo non intendo giusto, ma giustificabile agli occhi della gente) da che mondo e mondo è sempre il vincitore a deciderlo.
la follia non si può pensare, si può solo sentire. è inutile pensare al giusto e allo sbagliato se non si è in grado di percepire l'orrore... (Kurz dovresti saperne qualcosa!:D ) |
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