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.dsy:it. ~ Bloody's journal ~ maschera di latex |
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Bisogna pur dire che in tutta la faccenda io non avevo scelto granché, né lui, né il mio stato d'apprendista schiavo. Da qualche tempo, mi capitava di vedermi agire, avevo la strana impressione di non appartenermi; mi vedevo muovere, camminare, fumare, mangiare, fare all'amore, dormire... Non ero neanche sicuro che quella persona fosse veramente me; e se stessi assistendo a un film proiettato su uno schermo? Tolta la corrente, quel fantasma colorato - io - sarebbe evaporato e lo schermo avrebbe mostrato la sua vera natura: un tessuto bianco. Bianco e vuoto. A volte, mi capita di considerare anche i miei pensieri come estranei, difficilmente riesco a controllarli, a dargli un seguito logico. Ho sempre avuto difficoltà a concentrarmi, quando dovevo studiare, la mia testa s'affaticava presto. Come deve esser rassicurante un mondo che si può controllare con la forza e la bellezza della logica! Io, non ci riesco; i miei pensieri sono un cumulo di foglie morte che un colpo di vento mescola e disperde. Perché mi distraggo così facilmente? La sensazione di leggerezza del volo d'un uccello, il ricordo d'una passeggiata, una frase letta o sentita, il rumore dell'acqua che scorre, un frammento di melodia; altrettante scorie che intralciano il corso dei miei pensieri. Pensare non mi dà la prova d'esistere, la sola certezza che ho d'esistere - che credo avere - è quando sento il mio corpo vivere. Vivere nel senso più fisico del termine: fame, sete, freddo, caldo, i pochi momenti d'estasi nel fare all'amore, il dolore... Sì, il dolore. Che conoscenza avevo io del dolore fisico? Gli schiaffi, i colpi, le pinze, le frustate m'avevano fatto intravedere il mondo misterioso, sconfinato del dolore fisico. Un intero universo doveva nascondersi tra le fibre dei nervi, dei muscoli. Si può addomesticare il dolore? Controllarlo, annullarlo? Avere una conoscenza dei suoi meccanismi al punto di trasformarlo in piacere? Il mondo del dolore fisico m'è pressoché estraneo; forse il Master può insegnarmi a conoscere e gioire del dolore... Che viaggio fantastico sarebbe, che meravigliosa esplorazione del proprio corpo e della propria mente! Perché sì, vorrei conoscere anche quei sottili legami tra corpo e mente. Il dolore non è captato da sensori e convogliato nel cervello? Non è questa la cassa di risonanza d'ogni nostra sensazione fisica? E quale rapporto infine tra dolore fisico e dolore "morale"? Ci sono regole, un metodo, una disciplina da seguire per arrivare a sconfiggere il proprio dolore, fisico e morale, e trasformarlo in piacere?
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E quel Patrick che non dava segni di vita... Perché non si muoveva? Nessun rumore, nessun tintinnio di catene, scricchiolio di legni, nemmeno un respiro proveniva da là dove doveva trovarsi. Tenevo gli occhi bene aperti su quella porzione d'oscurità, ma non riuscivo a distinguere nulla. Un oceano nero nel quale s'agitavano improvvise macchie blu, rossastre; effetti ottici o c'era qualcosa, qualcuno?...
"Basta o divento pazzo!"
Chiusi con forza le palpebre. Avevo male alla testa, un dolore acuto alle tempie. Avrei voluto muovermi, camminare. Senza rendermene conto, m'addormentai. Immediatamente, fui assalito da incubi orribili. Visioni sovrapposte di color rosso scarlatto. Corpi contorti, lampi, punte metalliche, tenaglie arroventate, esplosioni di vulcani, piogge di fuoco... Ciò che rendeva ancor più assurde quelle immagini era che fossero del tutto prive di suono; scorrevano intorno a me senza alcun rumore, neanche un sospiro, un frullo ovattato. Quando riaprii gli occhi, dall'unico abbaino veniva un chiarore irreale. Che ore erano? Guardai verso le assi di legno dove il Master aveva legato Patrick. Vuote, quel ragazzo non c'era. Né là, né in nessun altro angolo del solaio. Che gli era successo? Sentii dei passi. Il Master saliva...
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