 | |
Il progetto dsy.it è l'unofficial support site i corsi di laurea del Dipartimento di Scienze dell'Informazione e del Dipartimento di Informatica e Comunicazione della Statale di Milano. E' un servizio degli studenti per gli studenti, curato in modo no-profit da un gruppo di essi. I nostri servizi comprendono aree di discussione per ogni Corso di Laurea, un'area download per lo scambio file, una raccolta di link e un motore di ricerca, la chat, il supporto agli studenti lavoratori, il forum hosting per Professori e studenti, i blog, e molto altro...
In questa sezione è indicizzato in textonly il contenuto dei nostri blogs
Guarda la pagina live qui |
.dsy:it. ~ fdecollibus's journal ~ Black Block Never Stop |
|
|
» |
BLACK BLOCK NEVER STOP!
Genere: racconto. Status: da perfezionare e debuggare (aiutatemi, amici e beta testers )
1)IL MIO TEMPO SPIEGATO ALLE VECCHIONE
Io lavoro, sì, e che cavolo. Lavoro, fatico, travaglio, mi industrio. Quando passo per strada, incrocio crocchi di vecchine melense che mi fanno :
“Grazie, grazie! Baldo giovane! Grazie!”
“Grazie, caro, grazie!”
“ Grazie, tu si che fai girare l’economia”.
Ah, è così? Io dunque farei roteare l’economia, sospingerei il volano della mano invisibile, che solerte, mi mostra il medio eretto ad asta?
“ Prego, prego, prego. Sono precario, sottoccupato, malpagato, professionalmente vilipeso, culturalmente dileggiato, non tocco donna da quattro mesi, puzzo, perdo i capelli, ingrasso, faccio la spesa al Lidl, ho i funghi ai piedi, la stomatite in bocca, il calzino bucato, ho la Duna dal meccanico, mi è saltata l’otturazione ai denti, il mio cane è coprofago, trovo attraente come uomo Maria De Filippi.... e voi mi ringraziate?????
BAGUTT! NDET A DA’ VIA IL CIAP!
Si! Io faccio girare l’economia! Ma sapete cosa mi fate girare voi? Inizia per P e finisce per ALLE. Brave, avete indovinato. Avete vinto una giornata tipo con il vostro beniamino scaciolato, cioè ancora proprio me . Sarà meglio di Gardaland: capirete cosa vuol dire avere ventotto anni in una società che ti ha viziato e coccolato salvo poi accorgersi che non aveva assolutamente nessun piano per te. No, non dico, piano, piano è troppo, anche solo una IDEA. Un vago presentimento. Una immagine tenue. Una supposizione premonita. Una premonizione supposta. Che poi si sa dove vanno a finire, le supposte. Mica sempre, dico, ma spesso: ad esempio i politici le ingoiano dalla bocca le supposte, ragliando e facendo hi-ho hi-ho. Han proprio la faccia come il mulo.
Della mia condizione, la condizione (dis)umana. E non sono parte del revanscismo terzomondista, gente aurea che invade le nostre frontiere, sbarca in Europa per costruirsi un futuro, novelli soldati Ryan che si salvano benissimo da soli, gente che ha stoffa da vendere ( e infatti spesso la vende, sulle spiagge). No, signore mie! Io sono un vigliacco sistemat(ic)o! Il mio grande futuro è alle spalle! Alle spalle di chi ha costruito il mio benessere, benessere che io posso solo guardar marcire. Posso registrare l’odore muffoso e acido che si leva ogni giorno più acre dal vaso del mio benessere. Questo vaso era un’ampolla sacra, ma alcune persone lo hanno scambiato per pitale.
Warum? Fragen sie.
Per la scomodità di andare in bagno, lontano ben tre metri.
Perchè non avevano voglia di alzarsi dal letto.
Perchè se accendevano la luce svegliano la democrazia dal sonno.
Perchè dai.... chi vuoi che se ne accorga.
Perchè in fondo di acqua chiara e cristallina sembrava essercene infinita.
Ecco, hanno tutti pisciato nel mio benessere. Io chamo una generazione intera di italiani al banco di imputati. E mi ci metto anche io: giudice, giuria, e giudicato.
Perchè quando era tempo di incazzarsi, di alzare le mani non per arrendersi, ma per gridare: SONO CIRCONDATO DI MERDA E NON VOGLIO PIU’ TOCCARE NULLA”. Quando invece era forse tempo di abbassarle le mani per prendere un sampietrino e spaccare una vetrina del potere, non una testa, mai una testa, quando era tempo di pensare, di prendere posizione, di sfidare, i grandi pagliacci, di deridere finalmente questa gente. Noi ecco....
Noi....
Noi tutti.
Noi come nazione....
Io con voi, voi con me, persino loro che passano adesso, tutti.
Noi abbiamo fatto i coretti allo stadio per Juve, Inter Milan, o Albinoleffe. Davanti alla tv satellitare abbiamo rivisto un tiro centinaia di volte e ascoltato migliaia di opinioni in merito. Roma, la magggica. Ma te sei de ‘a Lazio? Forza Palemmo. E intanto una povertà mai vista corrodeva il paese più indifeso. Per accorrere alla feral partita, abbiamo lasciato indietro padri e figli. Il calcio è stato sì lo specchio del paese, ma lo specchio di Dorian Gray, che restituisce la nostra vera immagine mostruosa.
Noi italiani continuiamo ad andare in guerra come ad una partita di calcio, e a una partita di calcio come in guerra. Churchill è morto, non può più ripetercelo, ma se anche lo facesse, noi penseremmo a una citazione dalle Formiche.
Mentre c’era guerra vera, nel mondo, i nostri ragazzi sono stati mandati in prima fila per invadere e bombardare. Mentre dodici italiani saltavano come pupazzi a Nassirya, noi ci interrogavamo su quale fosse la meno stupida tra le Lecciso. Abbiamo eletto Costantino come uomo ideale. Non Nicola Calipari, non Antonio Falcone. Costantino, non Paolo Borsellino, o Peppino Impastato, o Don Puglisi. Costantino Vitagliano detto Costa. Nato a Calvairate, periferia di ogni luogo, centro del nulla.
E Silvio Berlusconi inventore della TV commerciale e del soubrettismo elevato a struttura della materia, è il nostro presidente del consiglio. Una promessa, una barzelletta, una promessa e una barzelletta. Se non fa ridere l’una farà certo ridere l’altra.
Solo un problema. Mentre ci chiedevamo se cucina meglio Vissani o Marchesi, non ci è rimasto più nulla da cucinare.
Per cui adesso torno a voi, amiche mie, gentili signore. Vi dico come mi sento: Quello che si prova simpatiche percoche, bacucche lenticchiose, attempanti memento mori ambulanti, è proprio una asfissiante sensazione di nulla. Avete presente 2001 Odissea nello spazio? Forse voi godevate ancora una fisionomia umana quando lo davano al cinema, prima che l’età operasse con voi come Bin Laden alle torri gemelle.
Ok. 2001 odissea nello spazio.
Ecco, calatevi nella parte. Brave. Avete presente quando Hal stacca il cavetto e spinge un astronauta lontano nello spazio e questo non sente assolutamente nulla? C’è questo silenzio aspirato. E lui che è morto, scivola nel nulla, per sempre. E alla fine del tempo lui sarà ancora lì, che con l’identica velocità iniziale continuerà a viaggiare nel nulla che è sempre più nulla, fino ad annientarsi d’assenza che non c’è. Capito? Avete presente?
Ecco io mi sento esattamente così. Dio bono. Per questo motivo, e per tanti altri, ho deciso di FOTTERE IL SISTEMA.
2) SUVVERTERE SOVVERTIRE SAVVERTARE.
Autogrill Cafè di via Meravigli, nove del mattino.
C’è una valigia che mi aspetta. Me la porta Pablo. Pablo ha un tatuaggio che sembra una macchia, ma è un dragone anamorfico. Si vede solo da una certa prospettiva, e molte donne lo hanno apprezzato negli anni.
Pablo è al bar. Prendo un caffè. Pablo si aggiusta il basco ed esce. Neanche un cenno. Raccolgo la valigia: nessuno ci osserva.
In bagno, apro la valigietta con la mia chiave. Infilo la beretta nel taschino della giacca.
Vado in piazza Duomo. C’è lui in su un palco che parla. Sotto immensi striscioni azzurri con la sua faccia. Una folla numerosa lo ascolta e lo applaude.
Sgomito fino in prima fila. C’è una ragazza che mi guarda e sorride. Forse le piaccio. Non lo sapremo mai.
Con un colpo di polso estraggo la pistola.
CRONACHE DAL GIORNO DOPO
L’attentatore F.D., di anni 28, disoccupato, si è fatto largo fino alle prime file, ma è stato troppo lento non ha fatto in tempo ad attuare il proprio disegno criminoso. Gli uomini della scorta del premier hanno reagito per primi esplodendo numerosi colpi di pistola. L’uomo è morto sul colpo (dal Tg4 edizione delle 13:00 , 9 Dicembre 2005)
Pare però che l’arma dell’uomo non fosse una vera pistola. Era una pistola giocattolo di quelle usate spesso al circo. Dalla pistola del finto attentatore sarebbe uscita una bandierina con una scritta. Ma la scritta non era “Bang!” come spesso vediamo nei cartoni animati
(dalla Repubblica, edizione del 10 dicembre 2005)
Sulla pistola giocattolo dell’uomo era infatti scritto: PERCHE’? Ma il perchè di cosa non lo sapremo mai. Intanto giunge solidarietà al premier da parte dell'opposizione....
(dal Corriere della Sera edizione del 10 dicembre 2005).
|
|
mood:
(none) | now playing: (none) |
Commento di Irene (non registrato) |
08-12-2005 01:24 |
|
» |
Non è un racconto. |
|
Commento di Jorda |
08-12-2005 01:24 |
|
» |
Ma ti cancelli i post di commento? |
|
Commento di fdecollibus |
08-12-2005 01:24 |
|
» |
no, giuro. Cosa è stato cancellato? |
|
Commento di Francesco Minciotti (non registrato) |
08-12-2005 01:24 |
|
» |
Capita che uno inizi il suo sporto preferito - di norma inconcludente - (girare da un blog all'altro saltando per i link come un coniglio impazzito che non fotte da eoni) e cade qui; legge un racconto melanconico-esilarante e sente di fare i complimenti. E li fa.
Complimenti Francesco, scrivi davvero bene e con contenuti davvero originali.
Un caro saluto. |
|
Commento di fdecollibus |
08-12-2005 01:24 |
|
» |
Grazie Francesco! Sono persone come te che danno un senso al mio blog! Spero che, saltellando di blog in blog,tornerai qui ancora! |
|
|
|
|
|