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.dsy:it. ~ Jorda's journal ~ Terronismo internazionale. |
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Premesse:
1) Ci sono persone del sud Italia fra le persone che più stimo sulla faccia di questa terra, vive e trapassate, vicine e lontane.
2) Questa è una riflessione sociologica, non vuole offendere nessuno.
3) L'uso della parola terrone e derivati è costume e non insulto.
Svolgimento:
C'è un lato del terronismo che proprio non posso sopportare, che mi fa talmente innervosire che mi vien voglia di picchiare.
C'è tutta una serie di ingredienti che va a determinarne la natura:
il terrone in esame deve sempre mostrarti che lui sta lavorando; il terrone in esame deve sempre dimostrarti che è tuo amico; il terrone in esame se ti chiede un favore te lo chiede con il tono e i toni di chi ha appena subito un lutto in famiglia; il terrone in esame deve sempre dimostrarti che è buono (-ista); il terrone in esame ti offende mettendoti una mano sulla spalla e giustificandosi che non è un'offesa, è che "giù si dice così"; il terrone in esame fa tutto in modo più o meno approssimativo dicendo "Ma sì...!"; se gli chiedi perché ha fatto una cosa, il terrone in esame parte dalla Magna Grecia, passa per i Borboni, e alla fine ti ha stordito con un discorso senza capo né coda, senza spiegarti il perché avrebbe fatto quella cosa (anche nel caso fosse fatta bene); se fai presente al terrone in esame che forse sta sbagliando, il terrone in esame si offende a morte e ribalta tutto su di te; se la rimostranza proviene da più persone, il terrone in esame si offende mostruosamente e grida alla cospirazione; poi s'impunta e dice "io non accetto...!"
La figura del terrone-tipo in esame è il prodotto dell'osservazione di tutta una serie di individui meridionali, con cui ho avuto a che fare in contesti lavorativi e non, ed è ribadita dalla presenza di Al Bano ne "L'isola dei famosi", di cui ieri ho visto (in un delirio di zapping) il riassunto delle ultime puntate.
Credo che questa figura sia l'esito di una cultura della rappresentanza, di un orgoglio non controbilanciato da onestà intellettuale e di una marchiatura cattolica improntata sul pietismo a discapito della dignità.
Mi dicevano due colleghe/amiche, entrambe belle e ricche persone, entrambe meridionali, entrambe in procinto di sposarsi, che dalle loro famiglie non era assolutamente accettato il fatto che desiderassero dei matrimoni semplici, magari in una graziosa chiesetta di campagna. Perché era assolutamente indispensabile far vedere a tutto il paese che loro potevano sposarsi nella cattedrale, con tutti i lussi ed i fasti precedenti e conseguenti.
Perché bisogna esibire alla comunità che si "è", e che si "è" esattamente nel modo in cui la comunità si aspetta che si sia. L'individualismo è ancora un concetto lontano.
Altresì, l'offesa è peccato mortale. Perché va a ledere proprio quell'"esserci" sociale, che essendo costruito a facciata più che espressione del reale sè, è in quanto costrutto molto più fragile. Dire qualsiasi cosa, di fronte alla comunità, può diventare un'arma, perché la comunità potrebbe prendere le parole in modo distorto, o sbagliato e tu saresti coperto di discredito. Qualsiasi domanda potrebbe essere un allusione, qualsiasi affermazione sospetto. E l'orgoglio allora diventa la potente arma di difesa, perché chiaramente non si può ammettere che ci si offenda per paura che crolli il castello di carte, ma per la ferita a questo quantomai fantomatico orgoglio! Che poi diventa onore. Ma è un onore inesistente, perché se fosse vero, imporrebbe per sua natura di ammettere i propri errori, proprio per quell'onestà intellettuale che invece manca, perché non assumersi le proprie responsabilità non è mai davvero onorevole.
Infine il refugium peccatorum della religione. Poiché la pietà cristiana è uno dei doveri di facciata, facendo leva su quella tutto si può ottenere. Perché se qualcuno rifiutasse, negando ad un povero, miserabile cristiano la sua misericordia, di certo la comunità non potrebbe più considerarlo un pio uomo timorato di Dio. E - apriti cielo! - ne andrebbe dell'onore, della rappresentanza - o rappresentazione - sociale.
Sarà la mia impronta calvinista-mitteleuropea, ma per quanto tutto questo possa avere le sue ragioni sociologiche, io prprio non lo posso sopportare:
muoia (televisivamente) Al Bano, con tutti i piagnistei!
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Commento di Renaulto |
28-09-2005 13:32 |
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Nel tuo essere tradizionalista sei molto meridionale. |
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Commento di Jorda |
28-09-2005 13:32 |
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Come osi!!! :evil:
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Commento di fdecollibus |
28-09-2005 13:32 |
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premettendo che secondo me esistono anche terroni settentrionali ( e ne conosco), e che meridionale non è certo sinonimo di terrone (si può essere fieri di essere del sud come lo sono i texani in America).....
premettendo che il nord è più minimalista, ma non è un paese protestante, e ha problemi morali altrettanto profondi (Berlusconi, Calisto Tanzi, Giampierio Fiorani non sono di Caltanissetta)
Premettendo che ieri per la prima volta nella mia vita (giuro)ho visto una intera puntata dell'isola dei famosi, e se Albano è terrone dentro ( e la cosa era immaginata) il napoletano Enzo Paolo Turchi non mi ha dato questa impressione....
Premettendo tutte ste robe ... spiegami sei di impronta calvinista e mitteleuropa? Davvero? Dimmi un po'.... |
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Commento di Jorda |
28-09-2005 13:32 |
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Premetto che sono d'accordo sulle premesse, infatti il mio era un commento non sul meridionale medio, ma proprio sul tipo-terrone, che è sottinsieme di un insieme ben più ricco e variegato.
Quanto al calvinista mitteleuropea, era solo questione di impronte. Sono Altoatesina e nella mia giovane vita ho subito molta più impronta germanica di quanto non sia a volte disposta ad ammettere... Ed ho una particolare predilezione per ambienti sociali limpidi, curati, laboriosi e ligi... |
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Commento di fdecollibus |
28-09-2005 13:32 |
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Io sono germanofilo, fondamentalmente. Però credo che l'Italia possieda energie e potenzialità incredibili, e che i suoi problemi siano molto meno profondi di quello che comunemente si crede. |
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