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.dsy:it. ~ Jorda's journal ~ Università ed Eccellenza |
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Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come - mi pare già da un bel po' di tempo - stanno.
Traggo dal Corriere Milano di oggi questa intervista a Mazzotta (ex ministro e attualmente Presidente della Banca Popolare di Milano). Il tema è l'università.
Intervistatore: Ma la qualità?
Mazzotta: Partirei da questo punto. Che oggi le università sono soltanto di massa. Ma mi sento di affermare, senza timore di offendere qualcuno, che l'offerta culturale e il livello di chi esce sono in calo. La curva che ha come punto d'inizio 15 anni fa non è crescente.
I: Cosa è cambiato?
M: Anzitutto la struttura, perché le riforme sono state quelle che sono state. Abbiamo voluto un'università democratica, e questo in sè è un principio positivo. Ma il risultato è quello che vediamo: se alcuni anni fa dicendo Politecnico o Bocconi o Cattolica pensavi ad una tradizione di vertice nel sistema europeo, oggi...
I: Diciamolo...
M: Non spetta a me giudicare. Ma tutti vedono che si sono moltiplicati i corsi di laurea, il numero di matricole è aumentato e che questa crescita numerica non è andata di pari passo con quella qualitativa.
I: Colpa delle Università?
M: Colpa dell'orientamento politico tradotto in legge. Ed è arrivato il momento in cui, se vogliamo bene ai nostri figli, dobbiamo chiederci quanto ancora possiamo andare avanti così.
I: Secondo lei?
M: Secondo me dobbiamo invertire la rotta al più presto. Abbiamo scommesso sul livellamento e non sulle eccellenze.
I: I rettori dicono che ci sono pochi fondi.
M: Dipende anche da come si spendono, i fondi. La mia sensazione, quella che mi faccio parlando con i docenti, è che oggi predominino gli obiettivi di fatturato e gli studenti si mandino avanti comunque
I: Bisogna tornare all'università dei ricchi?
M: Ma no. Il paradosso è che questa scuola democratica è più classista di quella dei miei tempi: perché oggi il successo personale del giovane dipende dalla sua famiglia di origine. L'università dura dava spazio anche al figlio dell'operaio questa promuove tutti, ma alla fine si afferma chi arriva da un ambito più protetto. La scuola, a partire dalla superiore, sta diventando un elemento di regressione sociale molto pericoloso.
I: E' per questo che le università milanesi attraggono meno?
M: Una università di massa non può essere attrattiva. Le nostre università non attraggono più perché non rappresentano più un'eccellenza.
I: Presidente, ma lei li vede questi giovani?
M: Molti
I: E come sono?
M: Allevati in serra e buttati in gelo
I: Cioè?
M: Noi lavoravamo sodo, avevamo un decimo delle possibilità e degli stimoli dei giovani del Duemila, ma il giorno dopo la laurea avevamo alcune offerte di lavoro fra cui scegliere. Oggi abbiamo scelto la strada di rendere le cose facili ai nostri giovani: a partire da scuola, li alleviamo nella bambagia, evitiamo la selezione, li coccoliamo e loro restano in università sempre più a lungo. [ ] Poi escono e inserirsi nel mondo del lavoro è difficilissimo. Non stiamo facendo un gran servizio ai nostri ragazzi....
I: Ma all'impresa, alla banca, al mondo del lavoro che cosa serve?
M: Servono laureati fortemente selezionati, con una formazione di base solidissima, e parlo anche di cultura generale, e che siano contenitori rapidi di nuove conoscenze. Persone colte, forti e capaci di apprendere.
I: Invece?
M: Invece abbiamo ragazzi con un pezzo di carta e alcune nozioni. Destinati a diventare al massimo esecutori con un titolo: non certo la classe dirigente del futuro.

Basta guardarsi intorno per vedere quanto questo problema sia contingente e dilagante. Prima di leggere questo pensavo che nessuno se ne facesse un problema e che in fondo andasse a tutti sufficientemente bene così da non considerarlo come un problema reale e drammatico: la società dei nostri figli rischia di non avere una fascia di responsabili sociali che siano in grado di guardare al di là del proprio naso...
E la domanda che sorge spontanea (e che suona un po' come l'annosa questione dell'uovo e della gallina) è:
di chi è la colpa?
Dell'università?
Dello Stato?
Della famiglia?
Degli studenti?
Di altro?
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mood:
sconcerto e sollievo | now playing: scanner-whistle |
| Commento di jdhoring |
18-02-2005 15:29 |
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Il commento di Mazzotta sarebbe inattaccabile se non gli mancasse proprio la chiave di volta.. ed infatti crolla miserabilmente sotto il peso della considerazione che segue:
1) la laurea triennale è davvero come dice Mazzotta. Ma anche il resto del mondo è così... era l'Italia, con le cose fatte all'italiana (absit iniuria verbis...) per cui un corso della durata legale di 4 anni in realtà ne richiedeva come minimo sei nella stragrande maggioranza dei casi, era aperto a tutti nonostante la limitazione delle risorse umane e tecniche disponibili e costringeva i prof a selezionare in modo anomalo agli esami. Ed alla fine equivaleva in sede internazionale al "master" anglosassone, privando l'Italia di una categoria intermedia (i "baccalaureati") e costringendo il sistema imprenditoriale a fare le profonde distinzioni tra diplomati colti (che oggi si doteranno di laurea triennale come in tutto il resto del mondo) e diplomati ignoranti. Adesso questa distinzione la fa l'università, soggetto cui tale lavoro è proprio.
2) Molto di meno la specialistica. E' selettiva all'ingresso, ed anche duretta (selettiva in itinere). Chi esce dalla specialistica difficilmente è un caprone. Col tempo anche Mazzotta capirà che se vuole un livello culturale pari alla vecchia laurea, oggi deve cercare i dott. magistralis...
D'altra parte, come conciliare l'egalitarismo italiano :lode: per cui tutti devono poter fare l'uni, con la realtà dei fatti per cui ci sono persone che non vogliono/possono/riescono a completare tutto quanto il pesante vecchio ordinamento, ma fermarsi a metà ... come il sottoscritto...?
Mi spiace per Mazzotta, ma questa riforma è stato un gran bene per un sacco di gente... e se costringe Mazzotta ad adeguarsi, peggio per lui... tanto sta bene... |
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| Commento di Jorda |
18-02-2005 15:29 |
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L'egalitarismo è dare a tutti le stesse opportunità di partenza, non far passare cani e porci indiscriminatamente. :lode: al sistema italico che consente a tutti pari opportunità, ma peste lo colga, l'italico sistema, quando all'esame ti chiedono di che colore è il cavallo bianco di napoleone e la stronzetta che pondera per mezz'ora "sarà bianco o sarà nero" e alla fine azzecca per quel 50% di culo zavorrato prende lo stesso tuo voto, che avresti potuto definire esattamente tutti gli schieramenti di Waterloo...
E mi sconforta vedere che studenti universitari, che sulla carta se non altro, sono l'elite culturale del nostro Bel Paese non sono in grado di distinguere - per iscritto - un congiuntivo da un condizionale. (di esempi ne hai in questo forum quotidianamente...)
Risultano ugualmente dottori, anche se non specialisti, anche quelli che ho sentito non saper distinguere, in una laurea umanistica, cristianesimo da cattolicesimo e non avere idea di una blanda cronologia di eventi storici degli ultimi due secoli...
Non ho letto l'intervento di Mazzotta come una critica all'ultima riforma, quanto piuttosto ad un progressivo livellamento sull'asse delle x del grado di istruzione dei nuovi (diciamo ultimi dieci anni) dottori...
E per come la vedo io il discorso non fa una piega... |
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| Commento di Renaulto |
18-02-2005 15:29 |
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Quelle di Mazzotta sembrano le argomentazioni di un vecchio, nostalgico e malinformato.
Ci sono molte realtà in cui "nonostante" l'Università sia un diritto, sancito e finanziato dallo stato per tutti, la ricerca è al top. La vera selezione IMO deve avvenire *fuori* dall'Università, e l'Università deve limitarsi a fornire le basi per poter affrontare la selezione. |
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| Commento di jdhoring |
18-02-2005 15:29 |
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naturalmente sul "far passare tutti sempre e comunque" sono 100% con te. Purtroppo il problema è anche (e + forte) nella scuola superiore. 3 anni fa, per il 40% delle matricole di informatica (a+b)^2 = a^2 + b^2 :schoked: |
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| Commento di Jorda |
18-02-2005 15:29 |
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Eh, bell'esempio JD...
Hai capito qual è il succo della questione? Mazzotta parla anche delle superiori.
Il punto è un degrado di conoscenza pazzesco che però non vieta alle università italiane di sfornare dottori su dottori.
E, Renaulto, non mi riferisco certo alle rare perle del nostro sistema universitario, che esistono come eccezioni ed in quanto tali - come si sa - confermano una ben triste regola.
Di studenti meritevolissimi ce n'é tanti, il problema è sui grandi numeri... :roll: |
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| Commento di Wildt (non registrato) |
18-02-2005 15:29 |
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W REnaulto e W jdhoring, che giustamente fanno notare che il "virtuoso sdegno" del discorsetto di Mazzotta non sta in piedi.
:approved:
Non è certo il lassismo di ALCUNE università la causa dell'attuale scatafascio dell'Italia.
:nono:
E il discorso si fa delirante quandoMazzotta afferma che "oggi il successo personale del giovane dipende dalla sua famiglia di origine. L'università dura dava spazio anche al figlio dell'operaio questa promuove tutti, ma alla fine si afferma chi arriva da un ambito più protetto."
:shock:
OGGI?! Perchè, una volta era DIVERSO?
:look:
PS: Jorda, il congiuntivo, di quando in quando, lo canni pure tu... ("Si chiude con l'intento di una cena liturgica che funge da momentanea, ricercata amnesia...")
:lol:
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| Commento di Jorda |
18-02-2005 15:29 |
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A me sembra che sia l'ALCUNA università più seria in un panorama di desolazione, o l'ALCUN professore più serio in un mare di desolazione.
Quanto all'UNA VOLTA del tipo non credo si riferisse a quando nell'800 all'università andavano al peggio gli alto-borghesi
E quanto al mio congiuntivo (che per carità, si può sbagliare quel paio di volte nella vita - ammetto sempre tutte le eccezioni...) dov'è che sarebbe sbagliato? (il mio non era un augurio, ma una constatazione della realtà: la cena fungeva effettivamente da amnesia).
Wildt tu per darmi contro ti venderesti anche tua madre... :asd: |
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| Commento di 0m4r |
18-02-2005 15:29 |
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per rispondere alla tua ultima domanda: "forse è colpa mia..." |
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| Commento di Wildt (non registrato) |
18-02-2005 15:29 |
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Peccato che la cena fosse in prospettiva futura e che quindi il "che funga" fosse d'obbligo...
La mamma la venderò anche come dici tu, ma almeno non le estorco pecunia come fai tu...
:asd:
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| Commento di Jorda |
18-02-2005 15:29 |
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Sono ferma sulla posizione del mio indicativo. E possiamo appellarci allì'Accademia della Crusca se lo ritieni necessario. Comunque okkio a non alzare troppo la cresta, caro Wildt: sembri sparare un po' troppo su cose ce non conosci. |
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