portedellanotte's
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L'ago del contagiri aggredisce la zona rossa accompagnato dall'urlo dello scarico.
Il ginocchio, accarezza l'asfalto.
Stai uscendo... avanti un altra.
Il paesaggio ti sfreccia affianco, colori mischiati tra di loro come sulla tavolozza di un pittore impazzito.
Bello magari, ma i dettagli importanti adesso sono altri: la buca, la giunta nell'asfalto, il muso della fiat 127 color panna che sbuca da una strada laterale.
Ed ecco la prossima.
Colpo di freni, via due marce... e dentro... come un aereo che s'infila in una nuvola, butti il cuore di la dell'ignoto.
Alle volte sono così vicine che nemmeno hai tempo di pensarci.
E ti muovi, a destra e a sinistra per aiutarla a entrare, avanti e indietro... è come un ballo.
Altre volte invece la scorgi lontana che ti aspetta, invitante come una bella donna disposta a concedere le sue grazie.
E anche se ti avvicini forte, la pur breve attesa ha lo stesso sapore di quando scarti un regalo: un po' speranza, un po' timore.
Ma hai pure il tempo per pensare.
"se cado qui, m'ammazzo".
Quest'ultima considerazione induce a far tutto al meglio, al bando la mediocrità: frenare venti metri dopo, entrare un po' più veloce.
Non posso fare a meno di sorridere quando imbocco sparato una galleria e le macchine davanti cominciano a zigzagare come se i loro occupanti volessero nascondersi.
Ma dove andate?
Basta che state li dove siete... vi ho visti benissimo.
Per voi siamo dei pazzi, lo so.
E forse un po' avete anche ragione, ma che ci volete fare... è come farsi un bel "viaggio".
Più innocuo finchè va tutto bene.
Più pericoloso se qualcosa va storto.
Quando la musica finisce ti fermi per bere qualcosa, fumare una sigaretta o fare quattro parole.
Spesso guardi le gomme con aria compiaciuta, ma a volte se torni indietro col pensiero succede che le gambe tremano.
E come un bambino sinceramente pentito, prometti di non farlo più.
Mentre ti rivesti sei ancora pieno di buone intenzioni.
Allacci il casco, metti in moto.
Infili la prima, trottando piano abbassi la visiera.
E stacchi la spina del cervello. |
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..ti ho sognata.
Strano. Dopo tutto questo tempo. Perchè cinque anni sono tanto tempo credo.
Al solito non ricordo molto dei miei sogni, la sola cosa che so è che eri tu.
Per un periodo sei stata la sola persona a cui pensavo.
Poi piano piano ti ho dimenticata, ho voluto farlo.
Anche se ogni tanto mi chiedo ancora dove sarai, con chi e se sei felice, sono domande che mi pongo senza nemmeno volere una risposta.
E poi tu di risposte non ne hai mai date, non era nel tuo modo di fare... così ho imparato a rispondermi da solo.
Non ricordo il tempo di aver guardato una tua foto.
Non ho mai più riletto quella lettera. La tengo custodita gelosamente in un cassetto della scrivania, è la sola prova tangibile che tu sei esistita.
So benissimo che se t'incontrassi un giorno ti riconoscerei.
E mi limiterei a fare quello... riconoscerti.
Probabilmente sorrideri.
Sicuramente continuerei per la mia strada.
Eppure stanotte ti ho sognata... ed eri proprio tu, con quello sguardo che ti legge dritto nell'anima.
E io, ancora una volta scrivo di te. |
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E' bello girovagare insieme la notte per le strade deserte.
Con la radio a palla che ti carica come una molla. Oppure in silenzio, cercando di afferrare i pensieri che vengono a galla così... come un cadavere da un fiume, dove e quando meno te l'aspetti.
Sempre pronta a cogliere i miei stati d'animo, la tua voce e il tuo modo di fare sono ormai in simbiosi col mio sentire.
Eppure hai un bel caratterino.
A volte gentile e sorniona, altre brutale e imprevedibile.
Tuttavia rimani piacevole, mai sgarbata, mai traditrice.
Ci conosciamo da tanto ormai.
Eri la più bella.
Ma oggi tu non sei più quella di prima e la gente non si volta per guardarti quando passi come faceva un tempo.
Nemmeno io sono quello di allora.
L'eccitazione della novità lascia spazio alla sicurezza della conoscenza.
Tutto cambia.
...peccato tu non sia donna. |
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