ousmanneh's
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oggi ho investito un gatto nero.
cose che capitano. ma pare che abbia portato male a lui, prima che a me. e domani, anzi oggi, è venerdì diciassette.
sto preparando un post d'addio da mesi, da quando mi sono laureato per la seconda e ultima volta. prima o poi, non che se ne senta la necessità, arriverà. |
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(none) | now playing: (none) |
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Se non è vero che hai paura
non è vero che ti senti solo
non è vero che fa freddo
allora perché tremi in questo agosto?
temporale fuori dalla finestra, come è giusto che sia. sull'autostrada stanotte ho sorpassato un camion ricoperto di disegni di Braccio di ferro, e questa è una delle tante cose di questo agosto, di questa estate assorta e con la tosse, che non mi sono riuscito proprio a spiegare.
scrivo in mancanza di sonno, nell'inutile attesa di una scintilla con la coda degli occhi. ho un vuoto allo stomaco e domattina sarò uno zombie, ottanta su cento mi addormenterò in un prato qualsiasi del bosco. dubito sarà il prato che ho eletto a recinto dei miei film mentali preferiti, che in questo luglio di studio era il mio rifugio segreto con zora, perché sta quasi di fianco all'autostrada. ho dei limiti anch'io, dopotutto.
se non dovessi evitare di bagnarla andrei a dormire nella tenda che ho montato oggi in giardino, tristemente parcheggiata sotto il portico causa pioggia. non si schiudeva dall'anno scorso e ci è rimasto dentro un odore bellissimo, pungente e confortevole, di erba seccata al sole.
sono felice di portarmela via, anche se solo per tre giorni.
Agosto
è scritto sul tuo calendario
forse hai dormito sei mesi
ma sei così stanco
tanto stanco
buonanotte, sì. |
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in attesa del sonno | now playing: agosto - perturbazione |
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tornando a casa ho realizzato che questi due giorni sarebbero stati scanditi dai pianti. non porto un orologio dalle medie, e non ne ho mai sentito la mancanza. in questi due giorni di casa vuota il tempo per mangiare è quello in cui piange il bambino appena nato della palazzina di fronte a casa mia. pianti dirotti, disperati, eppure a loro modo così felici, così puri e invidiabili nella loro assoluta mancanza di limite. gli altri pianti sono quelli di zora, che mi ricordano essere arrivato il momento di mettere il naso fuori casa con un berretto schiacciato sugli occhi e qualche biscotto in tasca.
mi cullo tra i pianti, la musica e i tuoni dei temporali, mai così tanti e mai così attesi. mi dondolo tra quello che sono stato e quello che voglio o devo diventare, in uno slancio contratto che vorrebbe essere un riflesso ma non riesce ad esserlo.
arriveranno tre giorni, dei quali non voglio pensare niente per non rovinarmi nessuno dei colori che raccoglierò. e poi arriveranno altri giorni, mesi, di cui con la stessa ostinazione non voglio e non riesco a pensare. so di essere su un crinale, ma fingo sia una strada veloce che si lascia guidare forte.
un test, o insomma qualcosa del genere, che non fa mai male.
1) Sei maschio o femmina?
one man guy [rufus wainwright]
2) Descriviti:
giovane coglione [afterhours]
3) Come ti percepisci?
dazed and confused [led zeppelin]
4) Descrivi il tuo/la tua ex:
a certain shade of green [incubus]
5) Descrivi il tuo/la tua compagno/a attuale:
girl in the war [josh ritter]
6) Descrivi la zona in cui abiti:
abito al limite [tre allegri ragazzi morti]
7) Descrivi dove vorresti essere:
where the streets have no name [u2]
8)Il tuo migliore amico/a:
diamonds on the inside [ben harper]
9) Il tuo colore preferito è:
orange moon [erykah badu] / purple haze [jimi hendrix].. in realtà non ho un colore preferito, a dirla tutta.
10) Tu sai che:
if you could read my mind [johnny cash]
11) Com'è il tempo?
stormy [santana]
12) Se la tua vita fosse uno show TV come si chiamerebbe?
tales of a scorched earth [smashing pumpkins]
13) Secondo te com'è la tua vita?
good times bad times [led zeppelin]
14) Qual è il migliore avviso che daresti?
stay free [the clash]
15) Se potessi cambiarti nome quale ti daresti?
Geordie [de andrè] |
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stormy | now playing: pete the killer - calla |
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tra poco dovrei riuscire ad abbandonare l'ufficio.
giornata lunga, carica di tensioni intorno a me, a cui ho imposto il silenzio con un paio di cuffie nelle orecchie. le azioni che vedo sembrano sempre e comunque far aumentare l'entropia, siano esse buone o cattive, ragionate o spontanee, col risultato che quando si cerca di dipanare la matassa in realtà la si sta solo imbrogliando di più (in senso letterale e figurativo).
in tutto questo fuori dalla finestra il cielo è sereno e c'è vento. la natura sembra fottersene di tutto quel che succede, forse finge o forse lo fa davvero, esattamente come i bambini che vedo giocare nel parco sottostante. alcuni si arrampicano agli alberi, altri si inseguono, certi altri stanno fermi a leggere o a parlare. è divertente cercarsi tra i bambini, se ne trova sempre qualcuno che rimanda a quello che eravamo e a volte anche a quello che si vorrebbe diventare.
ieri sera sono andato da lei, dopo che il pomeriggio un ragazzo in bicicletta le era andata addosso facendola spianare sull'asfalto. non l'ho vista, ma so perfettamente come ha reagito: il modo in cui si è alzata, il modo in cui ha bestemmiato, e il modo in cui si è calmata e ha aiutato chi l'aveva investita come se fosse stata anche colpa sua. è quando ti accorgi di sapere questo genere di cose che, secondo qualcuno, allora stai facendo la differenza. provo a fottermene anch'io, anche se a volte mi spavento all'idea.
abbiamo guardato walk the line. lei ha fatto del gelato per me, ci siamo accucciati in soffitta e abbiamo cantato quando c'erano le canzoni di johnny cash. a volte io tenevo solo il tempo con le mani o tiravo calci al bordo del divano, perché quando c'è musica che mi piace faccio fatica a star fermo (una cosa che per esempio in ufficio o in metrò può far passare alla gente la voglia di sedersi di fianco a te, per dire).
a lei avevo regalato l'autobiografia originale di johnny cash. era stato uno dei primi regali, l'avevo comprato su amazon perché in italia non c'era. inutile dire che il film è solo la punta dell'iceberg di una vita incredibile, di una voce incredibile. una delle cose che più mi piace di lei è ascoltarla raccontare, e sorrido quando la sento dire che in realtà lui quella cosa non l'aveva detta oppure l'aveva fatta diversamente.
di tutte le canzoni di johnny cash a me rimane in mente man in black, e se mai dovessi rimettermi a suonare con l'ennesimo gruppo farei come lui.
well, you wonder why I always dress in black,
why you never see bright colors on my back,
and why does my appearance seem to have a somber tone.
well, there's a reason for the things that I have on..
tutti i miei gruppi si sono sciolti, ma mi hanno lasciato addosso grandi cose. a partire dal primo, discutibilmente chiamato etiliko, che per quanto i componenti fossero totalmente assurdi e incapaci e sconclusionati era una gran cosa. suonavamo in un teatro fatiscente dell'oratorio che doveva essere demolito, e regolarmente le prove finivano con qualcosa di distrutto.
i ricordi adesso scavalcano il presente, ed è anche ora di andare. per fortuna. |
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protetto | now playing: ovunque proteggi - vinicio capossela |
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It's official, The Smashing Pumpkins are currently writing songs for their upcoming album, their first since 2000. no release date has yet been set, but the band plans to begin recording this summer. |
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... | now playing: shout out louds - 100 degrees |
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avevo scritto un post.
dicevo che tornavo da un esame, e che finalmente avrei sotterrato l'ascia di guerra per un pò: avrei voluto andare a correre nel bosco ma stava arrivando un gran temporale, e da piccolo mi piaceva quando andava via la luce e si girava in candele per casa. ho sempre amato i temporali.
nel post ricordavo poi che avevo un'immaginazione incredibile da piccolo, poi col tempo la razionalità aveva preso piede e filtrato sempre di più. ragionavo sul fatto che la razionalità ti fa diventare pericoloso per certi versi, perché la razionalità è un'arma affilata, smussata dai pregiudizi, ma comunque micidiale.
e poi dicevo che proprio stamattina però ero uscito da un laboratorio di fisica che si chiama babar, in cui all'ingresso ti accoglie il peluche dell'omonimo elefante. e concludevo quindi ricordando che non si costruisce niente senza immaginazione. nessuna rivoluzione, nessuna strada. nessun laboratorio di fisica.
il post era morto con firefox, però.
e diciamocela, forse è stato meglio così..
la guerra, comunque, è finita. per ora. |
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post-atomico | now playing: jimi hendrix - wild thing |
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mi trovo a scrivere senza una precisa ragione. forse è perché era da troppo che non scrivevo. e come al solito tra un post e l'altro ci sono troppe cose.
persone nuove, canzoni consumate a furia di ascoltarle, bottiglie vuote, film, esami. dvd da riconsegnare in videoteca, cani con cui correre nel bosco per trovarsi davanti a un gregge immenso spuntato dal nulla.
i believe in miracles, suggerisce eddie vedder.
io non ci credo granché, ma dopo due giorni così lunghi sarebbe bello affidarsi a un concetto così astratto per addormentarsi sereni.
tutto sarebbe più facile, se le cose fossero spaccate in due. e invece si tratta sempre di infiniti frammenti.
any asshole can open up a museum.
put all of the things he loves on display
so everyone could see them.
the house, a car, a thoughtful wife
ordinary moments in his ordinary life.
domattina mi alzerò presto per lavorare.
durante il tragitto vedrò il lago e le montagne, e se ci sarà il sole penserò che non è poi così male. sentirò che in fondo ogni cosa passa, senza lasciare più tracce di quante se ne porti via. e questo è tutto quel che si può dire. il resto, passa anche lui. |
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di passaggio | now playing: luca flores - how far can you fly? |
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in questa foto ho quasi diciotto anni. sono sulla spiaggia di Howth, vicino Dublino, ed è un pomeriggio di luglio del 1999.
giocavo con un cane randagio, che è quella cosa nera che si vede in acqua, tirandogli bastoni e sassi in mare che andava a riprendere e mi riportava, scodinzolante di felicità.
non sapevo che qualcuno mi stesse fotografando, nè sapevo che era stata la migliore amica di quella che poi sarebbe diventata la mia ragazza, sarah. a dublino stavo con una ragazza (altoatesina!), e le persone che sarebbero presto diventate parte fondamentale della mia vita non le avevo praticamente quasi sfiorate.
strano, perché eravamo tutti nello stesso gruppo di studenti che era partito il 5 da milano per tre settimane di viaggio studio in irlanda; eppure con alcuni avevo legato di più, con altri di meno. con tutti mi ero divertito tantissimo, e per la prima volta mi ero sentito felice e consapevole della mia felicità.. per la prima volta mi ero sentito felice di com'ero e di quel che sarei potuto diventare.
al ritorno avevo anche scritto un racconto, il piccolo esperimento di un diciottenne che ancora doveva capire cosa avrebbe voluto essere e che però è una delle cose a cui tengo di più. l'avevo scritto pensando a fil, che era il migliore amico di sarah, uno di quelli che stava dietro la macchina fotografica che aveva scattato la foto qua sopra. a dublino ci eravamo conosciuti poco, ma avevo capito che c'era un un tesoro nascosto dentro di lui. un universo parallelo. parallel universe, appunto, perché la colonna sonora di quel viaggio per me era stata californication.
da quel viaggio, per me, è partito Tutto. tutto quello che sono adesso.
anni dopo la mia storia con sarah era finita, ma sempre grazie a fil avevo conosciuto rachele, che da due anni mi accompagna.. come se quel viaggio non avesse ancora smesso di regalarmi emozioni, a distanza di tanto tempo.
mi rendo conto che tutto questo sembra la trama di una soap-opera, però so che capirete perché domani mi commuoverò un pò quando a dublino scenderò dall'aereo con rachele.
sarò lì per chiudere un cerchio e per aprirne nuovi. e non sono mai stato così felice di poterlo fare. |
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sferico | now playing: tell me - josh ritter |
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dopo l'esame di Dependability ho camminato, fino ad accucciarmi sulla metrò verde. mi sono immerso nel tipico post-orgasmic chill da esame, in cui tutto è mescolato e ti senti stanco, eppure stracolmo di voglia di dedicarti a quello che l'esame ti aveva fatto accantonare. ho cominciato dalla musica in cuffia ad un volume più alto del solito, e a sorpresa tra le pareti della mia testa ha cominciato a risuonare fantasma, dei linea 77.
molti dicono che l'olfatto sia il senso più veloce a farci ricordare qualcosa o qualcuno, e probabilmente è vero, però neanche la musica scherza, in questo. la stessa canzone in parti diverse mi può ricordare anche eventi che non c'entrano nulla l'uno con l'altro: sarà perché a certe canzoni mi affeziono, e finisce che le metto dappertutto e inevitabilmente anche nei momenti che poi diventano ricordo.
comunque quella canzone ha fatto riesplodere nella mia testa una sera di aprile in Ghana, sotto il portico arroventato durante il giorno dal sole, con lo stereo a mille come al solito. avevamo subito sfruttato i potenti mezzi a disposizione per diffondere un pò della nostra musica nell'aria, cominciando la prima notte con miles davis che svettava sui tamburi lontani e gli ululati di un cane impazzito. il giorno dopo avevamo intuito che era miles davis a provocare gli ululati, chissà per quale interferenza tra il cane e la tromba di miles davis.
in seguito avevamo usato ogni cosa a disposizione, ora Kusturica ora Hendrix, De Andrè e i Doors, i System of a Down e i Kyuss, passando dal pop al reggae all'hard-core. tutto, pur di mescolarci all'highlife ghanese: una specie di reggae, però più veloce e che però riesce ad essere anche meno vario.
lavoravamo dieci-dodici ore al giorno, ma nessuno di noi sentiva una vera e propria fatica a fine giornata. era più una stanchezza distribuita, che non ti abbandonava fin dal mattino e non culminava in una gran voglia di dormire la sera: così nel buio uscivamo, io più di tutti mi rifugiavo sotto il porticato e lasciavo che gli altri uscissero, un pò per volta, a raccontare. a raccontarsi. arrotolare sigarette, bere birra o pito, ascoltare i pipistrelli cantare, pensare alle cose fatte e a quelle da fare.
la notte prima di partire ricordo che un pò mi spaventava un viaggio così lontano, con sei persone completamente diverse tra loro. mi sbagliavo, però. la realtà, pur con tutte le difficoltà della vita di ogni giorno, si era rivelata migliore della mia più ottimistica immaginazione. ognuno aveva portato un pezzetto di sè completamente diverso da quello degli altri, e il risultato finale era stata un'accozzaglia di colori anche profondamente in contrasto tra loro, ma di un'armonia complessiva disarmante.
il risultato era stata una sequenza di canzoni. e un disegno di francesco con i pastelli a cera, sul muro della nostra casa. e la voglia di tornare laggiù, ogni volta che mi imbatto in una delle canzoni con cui bombardavamo la savana e noi stessi.
forse lo facevamo per conoscerci senza bisogno di troppe parole, chissà.
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fine-fine-settimana | now playing: pubblicità in tivù |
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come spiegavo a futurbaggio, il 2005 si è concluso all'insegna dell'attività di lotta.
un bel giorno verso la metà di dicembre sono andato sul sito di Trenitalia, nella sezione contatti. ho compilato i campi obbligatori, e nel campo "Il motivo della richiesta" ho selezionato "Ringraziamenti", dopodiché ho doverosamente ringraziato Trenitalia per aver fatto fare a me e ad altre decine di persone -specie anziani, donne, bambini- un viaggio da Forlì a Milano in piedi (alcune voci dicono anche che ci fosse gente sul tetto). già che c'ero, li ho ringraziati di aver eliminato gli interRegionali: con quelli il biglietto lo pagavo 13 euri, mentre ora per fortuna posso pagare almeno 20 euro un intercity. queste sì che sono soddisfazioni per uno studente!!
verso il 27, poi, ho fondato il MLBNAB: Movimento di Liberazione dei Babbo Natale Appesi ai Balconi. Il posto dei BNAB è con i nani da giardino, con cui fin dall'origine dei tempi vivevano in una comune a Ibiza: in seguito i nani furono deportati in tremendi giardini di province, da cui fortunatamente gruppi di indomiti rivoluzionari da tempo li prelevano per consegnarli ai boschi (non riconoscerebbero Ibiza, d'altra parte). ho realizzato che anche il posto dei BNAB è nei boschi, e dunque fondato il movimento di cui sopra.
Per concludere questo post sconclusionato e senza senso (ma di cui Bob Geldof e Bono sarebbero fieri), mi sentirei di dire sul 2006 ciò che in buona sostanza Cuore titolava nel primo numero dell'uno nove nove sei, rispetto all'allora nuovo anno.
io avevo 15 anni, ed ero un vero estremista del pensiero all'epoca.
pi.esse.uno. per eventuali adesioni ai ringraziamenti a Trenitalia o al MLBNAB ovviamente contattatemi. sono aperto al dialogo e alle trattative.
pi.esse.due. buon anno a voi tutti, anche. quasi dimenticavo. : ) |
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ardentemente rivoluzionario | now playing: helicopter - bloc party |
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Nel 1998, mentre mi trovavo a Los Angeles durante le riprese di Fight Club, sono andato insieme ad amici a visitare il Getty Museum. Tutti quegli antichi manufatti, gli oggetti decorativi, le teorie infinite di opere d'arte, contemplate in un silenzio stordito dai turisti: che eravamo io e i miei amici. Quella sfilata senza fine di capolavori. Era troppo. Come in un assalto ai saldi: gli occhi che tentano di classificare ogni oggetto, un luogo nella storia, una storia. Troppe storie famose accrocchiate su quella collina fuori Los Angeles. Naturalmente quella giornata è diventata un racconto.
Negli anni Settanta, quand'ero ragazzino, i musei erano più alla mano. Andavi nelle gallerie d'arte e distruggevi le opere. Prendevi un martello pneumatico e demolivi il naso della Pietà. Baciavi un quadro e ci lasciavi sopra il rossetto. Lavoravi di spray sulla Gioconda, innescavi un ordigno a tempo per ridurre dei Mirò a spazzatura. Di questi tempi, si sa, il Getty ha invece custodi armati e plexiglas e detector. Così mi sono trovato a chiedere ai miei amici: "E se invece di assaltare o distruggere le opere messe in mostra, un artista frustrato andasse a piazzare i suoi quadri nei musei?". Questo artista farebbe il suo quadro a casa, lo incornicerebbe, ci applicherebbe il nastro biadesivo, se lo metterebbe sotto il cappotto. Arriverebbe qui come noi, aprirebbe il cappotto e appenderebbe il quadro alla parete tra i Picasso e i Renoir.
Questa ipotesi scherzosa divenne presto un racconto, intitolato Ambition, e si trasformò in sceneggiatura. E' la storia di un artista che dispera di passare alla storia e io l'ho usata in un libro che si intitola Haunted e sta per essere pubblicato, insieme ad Ambition, a maggio.
Il 13 marzo, al Metropolitan Museum hanno trovato un delizioso ritratto in cornice dorata di una donna che indossava una maschera antigas, appeso tra i quadri esposti. Il 16 marzo, al Brooklyn Museum, hanno trovato il ritratto di un ufficiale d'esercito del diciottesimo secolo che ha in mano una bomboletta spray. Il 17 marzo, al Museum of Modern Art, hanno trovato un quadro che rappresentava una confezione di zuppa di pomodoro. Al Louvre e alla Tate hanno trovato quadri del genere appesi sui muri.
Secondo il New York Times, si tratta dell'opera di un artista graffitaro di nome Bansky, il quale indossa un impermeabile e una barba finta, e va ad appendere i suoi lavori tra i capolavori. Coincidenza? Oppure siamo tutti la stessa persona molto più di quanto siamo disposti ad ammettere? I miei pensieri sono pensieri vostri a un tale punto che faccio davvero fatica a qualificarli come pensieri miei. Per quanto teniate nascosta la vostra più morbosa fantasia, un altro ci si arricchirà andando a cantarla in radio.
E' meglio nascondere la vostra più orrenda idea e sperare che gli altri facciano lo stesso, oppure rappresentarla e condividerla? Durante la stesura di Fight Club, parlai ai miei amici dell'idea di un proiezionista che inserisce sequenze porno nei film per famiglie.
Ci fu un mio amico che mi disse di non usare nel libro quell'idea: avrebbe spinto un sacco di gente a inserire sequenze porno ovunque. Quando il libro uscì, un numero enorme di persone mi contattò rivelandomi che avevano già nascosto sequenze di sesso in film Disney, pisciato nelle portate da servire nei ristoranti, fondato dei fight club. Da decenni.
Perciò: facciamo più danni quando rendiamo condivisibili le nostre fantasie morbose, esplorandole attraverso racconti, canzoni o quadri? Oppure quando le deneghiamo e le censuriamo?
Le storie sono come gli esseri umani digeriscono le proprie vite: trasformando gli eventi in qualcosa che possono ripetere e controllare, raccontandoli fino a che esauriscano la loro carica. Fino a che non facciano più ridere o piangere o stupire. Fino a che sia possibile assorbire e assimilare anche il peggiore degli eventi possibili. La nostra cultura metabolizza eventi producendo versioni sempre più deboli dell'originale. Dopo che una nave è affondata o una bomba è esplosa - la Tragedia Originale -, ecco che abbiamo la versione dei tg, la versione del film tv, la versione del programma in radio, la versione blog, la versione del videogioco, la versione del piatto commemorativo, la versione dell'Happy Meal McDonald's, il riferimento nei Simpson. Eco che sfumano.
Poi, come accade agli aneddoti che si raccontano alle feste e che strappano sempre risate, quelle storielle tipo come abbiamo bevuto acido solforico e divorato mezza pelliccia una notte senza accorgercene, ecco che a un punto quegli aneddoti smettiamo di raccontarli. E NON perché essi abbiano smesso di fare ridere la gente - ma perché noi abbiamo metabolizzato quell'evento. E' risolto, finito; a chi racconta non serve più raccontare quella storia. Forse è per questo che i Radiohead non suonano più Creep ai loro concerti. Forse è per questo che si fanno sogni - compulsivi racconti che facilitano la digestione delle nostre esperienze, come cibo ptialinizzato, perfino quando dormiamo. Ma le storie che abbiamo il terrore di raccontare, di controllare, di rappresentare - quelle non escono, le uccidiamo prima. O meglio: questo è quanto ho detto ai miei amici quando mi hanno consigliato di starmene zitto e non raccontare storie pericolose. Non dare alla gente nuove idee.
Questa è la mia storia sul raccontare storie che raccontano storie.
Questo è il mio modo di metabolizzare. Dico ai lettori: prima raccontiamo una storia, prima riusciamo a tirarla
fuori e a farne un cliché, e meno potere quell'idea potrà esercitare.
Fino al secolo scorso, le religioni ci hanno fornito di un luogo dove era possibile raccontare le nostre storie più tremende. Dove rappresentare le nostre più terribili intenzioni. Una volta alla settimana si potevano trasformare i propri peccati in un racconto e narrarlo ai nostri simili. Oppure a un'autorità, la quale ci avrebbe perdonato e accettato all'interno della nostra comunità. Ogni settimana ci si confessava, si era perdonati, si riceveva la comunione. Non ci si è mai smarriti al di fuori della comunità, poiché si disponeva di questo regolare permesso. Forse l'aspetto più importante della salvezza è disporre di questo spazio, di questo permesso e di questo ascolto -per potere esprimere le nostre vite in una storia.
E' un luogo talmente sicuro da permetterci di apparire tremendi.
Ma appena le chiese sono diventate un posto dove la gente va per sembrare buona, invece di essere l'unico posto sicuro in cui permettersi il rischio di apparire tremendi, ecco che abbiamo perso quel luogo comune in cui potere regolarmente raccontare le nostre storie. E la salvezza, la redenzione e la comunione che questo raccontare permette.
Al posto delle chiese oggi si va alle terapie di gruppo, alle comunità di autoaiuto, nelle chat, sulle linee erotiche, perfino ai workshop tenuti da scrittori - per potere trasformare le proprie esistenze e le proprie malefatte in storie, per esprimerle, per darne una rappresentazione, e nel fare questo per potere essere riconosciuti dai propri simili. Rispediti nel gregge per un'altra settimana. Accettàti.
Avendo in mente questo: il nostro bisogno di trasformare anche la più orrenda componente delle nostre vite in storie; il nostro bisogno di raccontare queste storie ai nostri simili; il nostro bisogno di essere ascoltati, perdonati e accettati dalla nostra comunità - avendo in mente precisamente questo, che ne dite se fondiamo una nuova religione?
Potremmo chiamarla Chiesa delle Storie. Sarebbe un posto dove la gente viene a esaurire le proprie storie, un posto di performance in parole, musica o scultura. Una scuola in cui la gente può apprendere le migliori modalità per lavorare sulla rappresentazione, così da avere un maggiore controllo sull'espressione delle proprie storie e quindi sulle proprie esistenze. Un posto in cui esercitare un po' di distacco dalla propria vita e riflettere, abbastanza distaccati da riconoscere comportamenti angoscianti o paure irrazionali o debolezze caratteriali, e iniziare a cambiare tutto questo. Dove scrivere e riscrivere il proprio futuro. Se non altro, un posto in cui la gente può venire ascoltata e così andare avanti.
Sarebbe un luogo talmente sicuro da permetterci di apparire tremendi. Di esprimere idee terribili. Nella storia moderna, gente frustrata e deprivata di ogni potere si è ritrovata nelle chiese. Durante gli ultimi anni della segregazione razziale, la gente incontrava i propri simili nelle chiese e sapeva allora di non essere sola. I loro problemi personali non erano esclusivamente loro, ma anche di altri. Questa Chiesa delle Storie fornirebbe tutti di un luogo in cui connettersi e incontrarsi. Qui tutti noi disporremmo di un luogo e di un tempo in cui regolarmente è permesso raccontarsi le storie. invece di ignorare questo bisogno o appagarlo da Starbuck's nello spazio di un cappuccino -oppure indossando una barba finta e andando a piazzare le nostre storie abusivamente su un muro di museo - potremmo mettere a disposizione di tutti la possibilità e la struttura di cui hanno bisogno per incontrarsi. Per raccontare storie. Per raccontare storie migliori. Per raccontare grandi storie. Per vivere grandi vite.
questo è un articolo di Chuck Palahniuk. mi è piaciuto. e poiché era un bel pò che non scrivevo sul blog l'ho appiccicato a questa pagina.
non ci sta poi tanto male, dai..
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innevato | now playing: un campanile |
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Povero come un gatto del Colosseo,
vivevo in una borgata tutta calce
e polverone, lontano dalla città
e dalla campagna, stretto ogni giorno
in un autobus rantolante:
e ogni andata, ogni ritorno
era un calvario di sudore e di ansie.
Lunghe camminate in una calda caligine,
lunghi crepuscoli davanti alle carte
ammucchiate sul tavolo, tra strade di
fango,
muriccioli, casette bagnate di calce
e senza infissi, con tende per porte...
Passano l'olivaio, lo straccivendolo,
venendo da qualche altra borgata,
con l'impolverata merce che pareva
frutto di furto, e una faccia crudele
di giovani invecchiati tra i vizi
di chi ha una madre dura e affamata.
Rinnovato dal mondo nuovo,
libero - una vampa, un fiato
che non so dire, alla realtà
che umile e sporca, confusa e immensa,
brulicava nella meridionale periferia,
dava un senso di serena pietà.
Un'anima in me, che non era solo mia,
una piccola anima in quel mondo
sconfinato,
cresceva, nutrita dall'allegria
di chi amava, anche se non riamato.
E tutto si illuminava, a questo amore.
Forse ancora di ragazzo, eroicamente,
e però maturato dall'esperienza
che nasceva ai piedi della storia.
Ero al centro del mondo, in quel mondo
di borgate tristi, beduine,
di gialle praterie sfregate
da un vento sempre senza pace,
venisse dal caldo mare di Fiumicino,
o dall'agro, dove si perdeva
la città fra i tuguri; in quel mondo
che poteva soltanto dominare,
quadrato spettro giallognolo
nella giallognola foschia,
bucato da mille file uguali
di finestre sbarrate, il Penitenziario
tra vecchi campi e sopiti casali.
Le cartacce e la polvere che cieco
il venticello trascinava qua e là,
le povere voci senza eco
di donnette venute dai monti
Sabini, dall'Adriatico, e qua
accampate, ormai con torme
di deperiti e duri ragazzini
stridenti nelle canottiere a pezzi,
nei grigi, bruciati calzoncini,
i soli africani, le piogge agitate
che rendevano torrenti di fango
le strade, gli autobus ai capolinea
affondati nel loro angolo
tra un'ultima striscia d'erba bianca
e qualche acido, ardente immondezzaio...
era il centro del mondo, com'era
al centro della storia il mio amore
per esso: e in questa
maturità che per essere nascente
era ancora amore, tutto era
per divenire chiaro - era,
chiaro! Quel borgo nudo al vento,
non romano, non meridionale,
non operaio, era la vita
nella sua luce più attuale:
vita, e luce della vita, piena
nel caos non ancora proletario,
come la vuole il rozzo giornale
della cellula, l'ultimo
sventolio del rotocalco: osso
dell'esistenza quotidiana,
pura, per essere fin troppo
prossima, assoluta per essere
fin troppo miseramente umana. |
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nessuno in particolare | now playing: simbiosi - afterhours |
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giorni di poche parole, tanto lavoro e lunghe camminate il mattino presto e la sera.
ho quasi finito la relazione, manca solo una sezione. l'avrei dovuta terminare mesi fa, ma mi accontento anche di questo ora.
la cosa che mi piace di più in questi giorni è la musica in cuffia mentre scrivo. oggi, dopo Nico - Chelsea Girl, ci sono stati (e ci sono ora) gli smashing pumpkins: erano mesi che non ascoltavo più Mellon Collie. mi ero quasi dimenticato che se per qualche ragione strana avessi dovuto scegliere un solo disco da portarmi via avrei scelto proprio questo, con tutta la sua delicatezza feroce. tra le pareti degli ossimori e fra quelle di questo disco mi sono sempre sentito a mio agio, ed è bello ricordarsene ogni tanto.
love, love, it's who you know
post scriptum.
dimenticavo di dire che non so ancora se essere felice o triste del fatto che gli smashing pumpkins si rimettano insieme. |
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xyu | now playing: stumbleine |
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(io trovo dappertutto la poesia
anche nell'atrio a casa mia
tra odor di chiuso e di brioches) |
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operoso | now playing: l'affondamento del cinastic |
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l'altra sera, a casa di gizmo, avevo intorno un bel pò di persone incontrate in università con cui ho condiviso momenti belli e difficili, persone che per me ormai sono veri e propri amici.. una cosa incredibile, se penso a quanto valore abbia per me sempre avuto l'amicizia.
tre anni fa non ci avrei mai sperato, eppure a conti fatti l'università -più di tutto- mi ha portato delle persone stupefacenti: persone anche diametralmente lontane da me, ma che mi hanno spinto a farmi domande e cercare risposte permettendomi di imparare più di tanti libri. persone con cui mi sono confrontato, con cui ho riso e sparato cazzate in quantità pressoché industriale, con cui mi sono arrabbiato, con cui mi sono scambiato musica e film e progetti d'esame.
non so se sia possibile ringraziare, però in questi ormai cinque anni ho conosciuto o anche solo sfiorato davvero tante belle persone tra le mura digitali e analogiche di via comelico. volevo solo dirvelo, ecco. che voi lo vogliate o meno mi avete lasciato addosso qualcosa, tutti quanti.
e vi ringrazio, ecco. |
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senza pretese | now playing: radiohead - you |
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incapace di mettere un punto, continuo a scrivere e ad ascoltare fino a tardi: a volte anche fino a quando lo è troppo.
molti collage nella mia testa, di canzoni tenute insieme da ricordi e a volte solo da speranze. è come se la musica riesca a tessere la tela della mia vita, incurante dei punti a capo e di domanda, meglio di ogni altra cosa, come se alla fine quello che rimanesse davvero siano proprio i versi che ti sei lasciato scolpire nel profondo.
le ultime cose che mia nonna ha dimenticato in fondo, man mano che l'alzheimer avanzava, erano le poesie che le avevano insegnato quando era bambina. mi ha sempre colpito come ciò che viene spesso considerato accessorio abbia in realtà una presenza così forte e viva nella mente delle persone.. e non credo affatto ciò sia un lusso, perché l'ho riscontrato anche in posti o tempi in cui il lusso era un concetto a cui non si era nemmeno trovato un nome.
questi miei giorni passano veloci nella loro immobilità di inizio stagione, ma lasciano instantanee profonde come i viaggi di questa lunga estate: forse perché sono le premesse delle partenze che arriverranno.
in effetti, se ci penso un attimo, da quando l'ho conosciuta sono sempre stato in viaggio, cosa che mi ha permesso anche di cacciarmi in dei bei casini, ma dopotutto ciò che conta è che non ho mai smesso di camminare. probabilmente ho lasciato ad altri il compito di sezionare l'irrequietezza per dimenticarmi della mia, cosa che mi ha fatto crescere più di quanto avrei mai potuto fare.
ci sono dei libri, delle canzoni e quindi delle persone, più o meno mascherate, che in certi momenti della vita ti permettono di compiere un salto di qualità simile a quello degli elettroni negli atomi: liberi calore illuminando ciò che ti circonda con piccole esplosioni interne, che modificano la tua traiettoria.
ogni volta, nel trovarli, scopro una felicità maggiore.. così come ogni volta che mi fermo qui mi chiedo se questo scrivere non diventi, alla fine, solo il prodotto inutile di una sfumatura tra le tante.
il fatto è che questo posto ormai è diventato un diario estemporaneo, quindi senza logiche nè preavvisi, e poi per alcune cose ho scelto di cominciare a guardare le persone direttamente negli occhi (o almeno provarci).
ciò che mi spiace è che inevitabilmente rimangono fuori molte parti di me, cosa che del resto succede in quasi tutti i blog, con il vantaggio che a me qui non importa promuovere un "io" inesistente ma semplicemente parlare come certi giorni non riesco o non posso fare. come probabilmente, al di là dei silenzi, continuerò a fare per molto tempo ancora.
and after all, you and I are nothing more than foregone conclusions |
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untitled | now playing: you make me feel amazing |
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hai ragione, è un bel pò che non posto. potrei annoiarti ripetendoti che alle volte mi riesce difficile scrivere, qui. potrei imbrogliarti dicendoti che ho troppo da dire per scrivere, qui. potrei stupirti mostrandoti i tanti progetti che affollano la mia vita in questi ultimi mesi.
non preoccuparti, sai anche tu che non lo farò. la mia per te non è una condanna, ma piuttosto una cessazione d'amore: esatto, come diceva Pasolini ai giovani nelle lettere luterane del '74. un discorso che andrebbe benissimo anche oggi, come quasi tutto quel che ha detto Pasolini (concetto ribadito in modo splendido da El Tofo ieri sera alla casa centotrentanove). in fondo non è neanche sempre così: alle volte scriver qui mi manca, ma alla fine non mi sembra mai di avere niente di interessante da dire.. e poi ci sono già tanti che affollano la rete di idiozie spacciandole per verità assolute a cui non mi va di aggiungere anche le mie: il mondo digitale può tranquillamente farne a meno.
sai che ci sono tante cose incredibili che mi stanno scavando nel bene e nel male in questi mesi. i graffi sullo specchio di ernest hyde sono sempre più profondi. nonostante le esaltanti delusioni e gli angoscianti successi continuo a nuotare, allenandomi a trattenere il respiro sempre più a lungo: un diluvio, prima o poi, arriverà. c'è da starne certi. e se non credete a me potete credere a questo libro, che per cominciare andrebbe distribuito a tutti gli studenti del dipartimento come il nostro. giusto per cominciare.
il resto, come al solito, fingerà di venire da sè.
ti abbraccio, allora, e vado: riparto un'altra volta. anch'io, come te, non sono nient'altro in fondo che un messaggio in una bottiglia di vetro. |
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doom | now playing: run run run - velvet underground |
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in questo pezzetto di mondo mi rendo conto di tante cose
alcune si posano lentamente di me, come polvere dorata
altre arrivano come fulmini mentre da jirapa mi sposto su un trotro verso wa
alla fine quel che conta e' la consapevolezza
piu o meno luccicante
di cio' che senti e di cio' che vedi
alla fine quel che conta e' la sensazione di aver sbagliato tutto
sei tutti i miei sbagli
di non aver sbagliato niente, in fondo
you're all the right reasons
alla fine quel che conta sono i sorrisi dei compagni
alla fine quel che conta e' cio' che mi aspetta al di la' dell'oceano
alla fine, simo, sei in viaggio. e questa e' l'unica cosa che potevi chiedere al destino. puoi solo esserne felice. |
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(none) | now playing: (none) |
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due simoni.. o forse metà simone da una parte, metà dall'altra.
confini smarriti, da ritrovare nell'africa che amo tanto. ieri sera leggevo una lettera da un missionario del mio paese che sta in uganda.. e al confronto i piccoli di jirapa mi sono sembrati dei signori. mi chiedo il perché di tante diseguaglianze. sorrido alla mia voglia di non smettere di voler cambiare le cose, per quanto sia una goccia nel mare. lo stesso mare che ora mi vede al largo.
io: lì non si tocca.
tu: lo so. è questo il bello.
io: sai cosa, però. neruda una volta era stato a viareggio, a ritirare un premio.. camminava e tutto a un tratto aveva detto che gli mancava il mare. lei era scoppiata a ridere, perché avevano il mare a venti metri. e lui aveva sorriso, replicando che quello non ruggiva, non graffiava, non chiedeva. quello non era mare.
tu avevi sorriso, ed eri andato sott'acqua.
perché torni così spesso a trovarmi questi giorni?
e qual è il simone giusto? quello felice, o quello disarmato? dimmelo tu, per favore. ti lascerò aperte le porte, stanotte, a costo di ammalarmi. |
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If you walk away I walk away
first tell me which road you will take
I don't want to risk our paths crossing someday
so you walk that way I'll walk this way
and the future hangs over our heads
and it moves with each current event
until it falls all around like a cold steady rain
just stay in when it's lookin' this way
and the moon's laying low in the sky
forcing everything metal to shine
and the sidewalk holds diamonds like a jewelry store case
they argue "walk this way," "no walk this way"
and laura's asleep in my bed
as I'm leaving she wakes up and says
I dreamed you were carried away on the crest of a wave
baby don't go away, come here
and there's kids playing guns in the street
and one's pointing his tree branch at me
So I put my hands up I say "enough is enough"
if you walk away I walk away
and he shot me dead
I found a liquid cure
for my landlocked blues
it will pass away
like a slow parade
it's leaving but I don't know how soon
and the world's got me dizzy again
you'd think after 22 years I'd be used to the spin
and it only feels worse when I stay in one place
so I'm always pacing around or walking away
I keep drinking the ink from my pen
and I'm balancing history books up on my head
but it all boils down to one quoteable phrase
"If you love something give it away"
A good woman will pick you apart
a box full of suggestions for your possible heart
And you may be offended, and you may be afraid
but don't walk away, don't walk away
We made love on the living room floor
with the noise in the background from a televised war
And in the deafening pleasure I thought I heard someone say
"If we walk away they walk away"
But greed is a bottomless pit
And our freedom's a joke we're just taking a piss
And the whole world must watch the sad comic display
If you're still free start runnin' away
'cause we're comin' for ya
I've grown tired of holding this pose
I feel more like a stranger each time I come home
So I'm making a deal with the devils of fame
Sayin' let me walk away, please
You'll be free child once you have died
from the shackles of language and measurable time
And then we can trade places, play musical graves
till then walk away walk away walk away walk away
So I'm up at dawn, putting on my shoes
I just want to make a clean escape
I'm leaving but I don't know where to
I know I'm leaving but I don't know where to
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...
Vamos
hombre y perro reunidos
por la mañana verde,
por la incitante soledad vacía
en que sólo nosotros
existimos,
esta unidad de perro con rocío
y el poeta del bosque,
porque no existe el pájaro escondido,
ni la secreta flor,
sino trino y aroma
para dos compañeros,
para dos cazadores compañeros:
un mundo humedecido
por las destilaciones de la noche,
un túnel verde y luego
una pradera,
una ráfaga de aire anaranjado,
el susurro de las raíces,
la vida caminando,
respirando, creciendo,
y la antigua amistad,
la dicha
de ser perro y ser hombre
convertida
en un solo animal
que camina moviendo
seis patas
y una cola
con rocío. |
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bene dai. | now playing: il principe in bicicletta - tarm |
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Che diritti ho su di te?
non sempre ciò che dico è giusto
pensare di avere buon gusto
che diritti ho su di te?
grazie per aver suggerito al momento giusto, Ste. |
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bianco | now playing: che diritti ho su di te - bugo |
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la vita è così strana.
voglio dire, un giorno sei nella polvere e nello sconforto più totale e un altro invece ti sembra di afferrare la felicità con una semplicità innata.. come se tutto fosse sempre stato dentro di te.
c'è chi pensa che una statua sia già scolpita nel marmo e l'artista non debba far altro che togliere la materia in eccesso; altri pensano che il lavoro dell'artista sia plasmare la materia, che un senso non ce l'ha, aggiungendoci il proprio sguardo.
io a volte sono perdutamente certo di una cosa. a volte dell'altra. con la stessa indistinguibile cieca adolescenziale convinzione.
tutto questo per dire, anzi per confermare, che è difficile tracciare un confine tra ciò che ha un senso e ciò che non ce l'ha. un confine è sempre una tentazione. un senso è semplicemente soggettivo. relativo. accessorio. a volte solo il cattivo gusto mi pare tremendamente, straordinariamente concreto. anche la vita, a volte, ha un pessimo gusto. a volte la vita è proprio stronza, idiota. così stupida e cupa da sembrare irrecuperabile.
a volte però non lo è. e anche se mi sento meno vero, in quei momenti mi sento più io. |
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freak | now playing: mentalmente tutto l'album di giorgiocanali&rossofuoco |
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alle prese con un foglio bianco dopo aver attraversato di corsa esami, strade innevate e baci infiniti sotto il vischio.
la mattina di natale vagavo nella nebbia delle sette del mattino, zora al guinzaglio, assonnato e ignaro di tutto come un pacco regalo ancora da scartare. il primo regalo è stato vedere cominciare a scendere un fiocco di neve, poi un altro e un altro ancora, fiocchi grandi come ricci di castagne ma leggeri e morbidi: zora li azzannava al volo e io l'ho ringraziata del regalo che mi ha fatto con un pezzo di crosta di pizza mangiata la sera prima.
al ritorno a casa abbiamo parlato tanto, poi ho aperto i regali degli amici ma soprattutto guardavo di nascosto gli occhi di mio padre e mia madre fingendo di interessarmi alla trama di un libro cinese che hanno regalato a mia sorella. mi piace guardare sorridere le persone mentre pensano di non essere osservate, e loro sorridevano. un'altra cosa che mi piace è vedere quanto tempo ci impiega il viso di una persona a tornare in posizione normale dopo aver fatto un sorriso di circostanza ad uno sconosciuto: in metrò capita spesso e a seconda di quanto tempo ci si impiega si possono capire molte cose.
sono felice di partire, tra poco, felice di raggiungerti. spaccare la legna nell'aria di montagna, arrampicarsi attraverso un bosco nuovo, bere un pò di whisky davanti alle fiamme vive. sarà perché buona parte del mio sangue è di montagna, ma mi sembra che ogni cosa trovi il suo posto quando la strada comincia a salire senza guardarsi indietro.
salirò anch'io allora, probabilmente ascoltando un sano folk o la vecchia cassetta dei rancid saltata fuori dagli anni del liceo, portando tutto quanto dentro di me e faticando come sempre per dimenticare quello che rimane indietro. attraverserò l'anno nuovo lasciando a loro gli strilli e i cappelli di carta e continuando a ringraziare la strada per mettermi davanti l'unica gente possibile, quei fuochi d'artificio che forse sono la ragione migliore per cui non si dovrebbe mai perdere la speranza.
buon anno nuovo a tutti voi. |
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sincero | now playing: in un giorno di pioggia - mcr |
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hai mai provato a perdere un amico? intendo dire perderlo per sempre. sapere che non potrai più guardarlo negli occhi e che non potrai più chiedergli di cambiare cd quando bevete insieme un pò di tequila allungata con la gazzosa di tua nonna.
non ho mai provato.. ma capisco.
e allora mi dispiace, dico davvero, ma non puoi capire. non fino in fondo. è una questione di cavità, ci sono buchi dentro di noi come fossimo un puzzle tridimensionale. certe cose le capisci solo se le hai vissute.
forse hai ragione tu.. forse. però ti dimentichi l'empatia, che serve a dare lo stesso sapore ai nostri pensieri senza farci accorgere della distanza. a volte non basta, ma è qualcosa.
io so solamente che fa molto male e avevo bisogno di dirtelo, il dolore alle volte è così forte che sembra irreale. ci resti intrappolato fino a sentirti tu stesso irreale.
non ti preoccupare, davvero. riempirai il vuoto, ci vorrà solo tempo.
ora andiamo, ho bisogno di camminare e fumare.
sì.. andiamo.
passerà, in qualche modo. lo so. |
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(none) | now playing: (none) |
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il concerto dei tre allegri ragazzi morti è stato esattamente come speravo: come uno show di andy kaufman. la stessa poesia, lo stesso sarcasmo, la stessa intensità, la stessa leggerezza.
tanti anni a rincorrerli, da quel lontano settembre del millenovecentonovantanove al parco di bologna ad oggi.. ma ne sono valsi la pena.
quando sono arrivato erano le nove e venti e temevo che avessero già iniziato. ci siamo seduti sotto il tendone, preso a schiaffi dal vento gelido, dietro un gruppo di persone che stava ancora mangiando.
dopo qualche minuto mi sono reso conto che quelle persone erano i tre allegri ragazzi morti, anzi, forse erano più di tre: c'era qualche amico e qualche amica, c'era il senor tonto. probabilmente aspettavano anche loro che il concerto iniziasse, chissà.
rinunciare alla propria figura e ad un'immagine pubblica portando una maschera significa che magari un giorno qualche decina di stronzi avrà i tuoi stessi tratti, mi hai detto. è vero. ma io non la guardo in questo senso: faccio solo una piccola astrazione.
i tre allegri ragazzi morti, come tony clifton, non moriranno mai. e a darci tratti identici, a cancellare le rughe, ad appiattire la nostra immagine come una caricatura ci pensa già la società. ci pensiamo già noi. le ancore a cui aggrapparci stanno più in profondità, all'interno: vicini, così vicini, che mi dimentico di te.
un inchino, al grande spectaculo de la vida e al grande spectaculo de la muerte. |
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in sublimazione | now playing: la festa a buenos aires - tarm |
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appena tornato dal ghana.
viaggo veloce, una settimana in cui ogni mattina ci alzavamo presto per andare da qualche altra parte. veri e propri beat: non importava dove, bastava andare.
sono felice perchè sono riuscito a fare tutto quello che dovevo: il link wireless, l'installazione del server, le rilevazioni, eccetera eccetera.
sono stanco, però. tornato a casa, mi sono sorpreso che i problemi e le cose da fare non mi avessero aspettato, anzi, si sono accumulate e mescolate.
che gran voglia di ripartire ancora.
give me a reason to stay, dicono i death cab for cutie. hai ragione, ce l'ho una ragione.. e sono ben fortunato ad averla. anzi, se guardo con un minimo di attenzione ne ho anche più di una, di ragione. e allora? niente. solo mi piacerebbe spostare la bussola un pò più avanti, avendo superato già i noiosi ostacoli di questa anonima laurea specialistica.
il 15 novembre jolie holland a milano: sono sicuro ci piacerà. ci piacerebbe anche se fossimo sordi, ecco la verità. |
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cono d'ombra | now playing: a lack of color - death cab for cuties |
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And they’re thought to be lies
But we saw them
We looked right in their eyes
Right at them
Pinning space to the world
We’re slaughtered
Not a sound to be heard
We’re awful
And have you seen
How they run
Out of gas
They beat the pain
They sing in the rain
Endless and formless
They fly to the end
And back to the
Beginning again
Have you put them aside
Your crazy thoughts and dreams
No they’re a part of me
And they all mean one thing
The will to death is what keeps me alive
It’s one step away
Limitations are set
Only then can we go all the way
And have you seen how the cars when they pass
They come your way
Then they’re speeding away
Coming to you and then going away
But for them nothing changed
sono di parte, ok, ma il suo ultimo album è eccezionale.
(credo sia un genio (frusciante)) |
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in cucina | now playing: the will to death - john frusciante |
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scovando tra gli annunci di lavoro di tiscali si trovano cose assurde.
vivere male, diceva qualcuno, prima o poi ti fa male. |
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easy | now playing: dwarves - runaway |
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negli ultimi mesi la musica di sottofondo è cresciuta sempre di più, fino a diventare la principale -assordante- protagonista.
per non parlare poi delle facce: semplicemente nuove, vecchie esplose in meravigliose inaspettate espressioni, nuovissime e lontane, le solite facce.
tanti piccoli pensieri: alcuni hanno lasciato solo onde veloci intorno a sè, come i sassi lanciati nel lago nei bei giorni di como, altri scivolano ancora e rinascono ogni giorno come gigantesche palle di neve.
ci sarebbe abbastanza per un libro o forse due, ma andare oltre la scintilla mi è sempre riuscito difficile. eppure sono stufo di tutte queste piccole scintille, rintanate in casa con la presunzione di poter innescare trascendentali incendi a catena: vorrei andar oltre il regno illusorio delle possibilità, we don't need no water.. ma a volte la tendenza ad innamorarsi di tutto (e andare dietro ai cani) scioglie le possibilità in infinite gocce di pioggia e hai presente l'odore che c'è prima e dopo il temporale? mi è sempre piaciuto troppo.
il bello è che nelle persone c'è sempre da scoprire. e c'è sempre qualcosa per cui vale la pena distruggere tutto o andare avanti. e ci sarà sempre qualcuno che ne saprà di meno o di più di te: frammenti di verità sparsi come cocci di un vecchio vaso che qualcuno ha rotto prima di te. chissà com'era quel vaso intero, chissà se e per cosa vale la pena lottare sapendo che comunque hai in mano solo pochi pezzi del puzzle. a me vengono in mente solo gli occhi spenti delle persone in metrò e quelli dei bambini scalzi con cui ho mangiato l'ananas ai bordi della strada che porta a kumasi, quelli delle persone che ho amato e amo, quelli delle persone per cui mi sforzo di provare empatia senza riuscirci. tutti quanti, un'accozzaglia di umanità che si accende e si brucia di odio e amore a vicenda.
gambe stanche che dopo il riposo trovo sempre scalpitanti, vanno da sole verso le scarpe e verso i casini senza che io dica loro niente. chissà quali altri pezzi mi faranno raccogliere.
Post scriptum: l'assenza non è voluta, una finestra non si chiude mai definitivamente. non avrebbe senso. per qualsiasi cosa, comunque, lascio una nuova porta aperta. maicomevoi@gmail.com
a presto |
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i'm insane | now playing: i'm insane - dinosaur jr |
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Oltre le mura
della città
un orizzonte insegue un orizzonte;
a un’autostrada, un’altra seguirà,
gli spazi sono fatti per andare;
la tua libertà,
se vuoi, la puoi trovare.
E un uomo saggio
regole farà,
una prigione fatta di parole;
i carcerieri
di una società
ti impediranno di cercare il sole;
la tua libertà,
se vuoi, la puoi avere.
Fossi un uccello
alto nel cielo
potrei volare senza aver padroni;
se fossi un fiume
potrei andare
rompendo gli argini nelle mie alluvioni
E boschi e boschi
cerco attorno a me
dov’è la terra che non ha barriere?
dov’è quel vento
che ci spingerà
come le vele o le bandiere;
la tua libertà
se vuoi la puoi avere.
Fossi un uccello
alto nel cielo
potrei volare senza aver padroni;
se fossi un fiume
potrei andare
rompendo gli argini nelle mie alluvioni
Ma sono un uomo
uno fra milioni
e come gli altri ho il peso della vita
e la mia strada
lungo le stagioni
può essere breve, ma può essere infinita;
la tua libertà
cercala, che si è smarrita,
cercala, che si è smarrita. |
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(none) | now playing: (none) |
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ho imparato alcune cose, ed ora che sono a casa le metto in fila per guardarle un momento (giusto il tempo per cui diventi necessario capire qualcos'altro).
ho imparato che ci sono molti più mondi di quanto si pensi e nessuno di questi è meglio o peggio. i mondi sono solo molto diversi tra loro ed il bello, o il brutto, è che sono contaminati gli uni con gli altri. è difficile, oramai, capire dove cominci uno e dove finisca l'altro. è impossibile, purtroppo, dire cosa sia giusto e sbagliato: non esiste giusto e sbagliato che valga in tutti questi mondi e nessuno ha il diritto di tracciare un confine. nessuno.
ho imparato che la penna è più forte della spada ma la fame è più forte ancora e la vita, comunque, lo è ancora di più.
ho imparato che non esiste niente che mi terrà fermo tutta la vita a una scrivania, neanche il più utopico degli ideali: perché questo ho imparato, che gli ideali sono purtroppo solo ideali. e come ho letto una volta il sogno e l'utopia sono due cose profondamente diverse: il sogno è un ricordo al mattino, l'utopia è ciò che ti costringe a notti insonni e domande irrisposte. e, beh, ho capito che non mi basteranno né l'uno né l'altra.
ho imparato che leggere mi piace ancora molto e scrivere mi riesce facile, una volta che ho cominciato. nella notte del ritorno ho letto prima della notte di ken bruen, regalo di una persona speciale da ricambiare in un modo da decidere ancora.
ho imparato che forse è arrivato il momento di cominciare a scrivere da qualche altra parte. e poi un'altra cosa, che non c'entra nulla: non bisogna confondere la mancanza di razionalità con la profondità.
ho imparato che la voglia di irlanda non era solo voglia di viaggiare, perché mi ha colpito anche laggiù davanti all'oceano. e poi, certamente, ho imparato anche di voler viaggiare molto (soprattutto con te).
sfortunatamente, molte altre sono le cose che devo ancora capire e imparare. un viaggio non basta per tutto, anche se aiuta molto.
stavo pensando e stavo ascoltando, prima: è in un giorno di pioggia che ti ho conosciuta.
le altre risposte arriveranno solo man mano che andrò avanti. e in momenti come questo non ho nemmeno fretta di raggiungerle. |
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golden light | now playing: casey abrams - times |
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ed eccomi a Jirapa, nel Centro Telematico che dovra' fornire servizi ai professionisti della regione provvedendo cosi al sostentamento dei bambini dell'orfanotrofio.
e' difficile raccogliere tutto quanto e scriverlo qui, prendere le conchiglie una ad una ed intrecciarle dando un'immagine veritiera di cio' che ho visto e sentito.
fino a ieri sono stato a Tamale, che e' la capitale del Nord, citta' musulmana in cui comunque cristiani e musulmani vivono l'uno al fianco dell'altro mescolandosi senza il minimo problema, anzi. la gente, specie qui al nord, e' molto onesta e disponibile.
conoscere Father Dery mi ha riportato a mia nonna, ai pranzi che lei organizzava amorevolmente quando qualche lontano parente o amico veniva a trovarla. ogni pranzo impregnato di dolcezza e ricordi e sorrisi, semplicita' a dir poco commovente.
ieri notte sono andato a mangiare una specie di faraona cotta su un bracere per strada (non il massimo dell'igiene forse, ma buonissima) accompagnato da Patricia, studentessa quasi mia coetanea all'Universita' di Tamale. ci siamo raccontati un po' di cose sulle nostre rispettive culture e poi sono andato a dormire presto, che stamattina il viaggio si preannunciava duro.
in realta' sono qui tutto intero, ho attraversato indenne il Mole National Park nella savana verde. l'impresa piu' difficile oggi e' stata entrare nell'orfanotrofio per conoscere i suoi piccoli abitanti e vedere una bimba scoppiare in lacrime perche' aveva paura di me.
ora vado a lavorare un po'..
un abbraccio forte a tutti e grazie del vostro supporto |
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don't know | now playing: --- |
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avrei voluto postare prima di partire, ma non avendo fatto in tempo lo faccio da qui. il qui adesso e' l'africa, ghana piu' precisamente, accra in particolare.
ieri sera sono atterrato a kotoka: non avrei dovuto essere solo oggi, ma all'ultimo momento l'aereo del mio compagno di viaggio italoghanese e' stato cancellato e quindi ci vedremo solo stasera.
e' difficile dire cos'e' questo posto, probabilmente e' ancora troppo presto. ti posso solo dire che e' davvero un'altro mondo, per certi versi distante anni luce dal nostro, per certi versi una sua storpiata rappresentazione, pero' ci sono i sorrisi della gente che mi saluta mentre attraverso la citta' in taxi e gli "hello" dei bambini che vendono pane e regalano occhi curiosi e ammiccanti alle fermate del semaforo. vorrei aver portato molte piu' magliette da calcio ogni volta che ne vedo uno.
io purtroppo non riesco ancora a non sentirmi in colpa per essere bianco. so che e' una cazzata, soprattutto perche' quando racconto il motivo per cui sono qui le persone mi stringono la mano e mi guardano con un ammirazione cosi' grande che mi fa sentire quasi in imbarazzo.
oggi all'african market guardavo dal balcone, mentre radio voyager in sottofondo mi ricordava sempre te ad ogni canzone (esattamente come il film ultramieloso visto in aereo ed esattamente come ogni altra cosa che vedo), e sotto di me scorrevano persone coloratissime, una diversa dall'altra. una signora aveva un cesto di aragoste come cappello ed un bambino come zaino.
martha, da cui il mio compagno mi ha mandato a mangiare beef con riso e verdure (qualcosa di simile a peperoni, cipolle e carote), e' stata molto gentile.. sembrava un po' fumata e quando mi ha raccontato qualcosa su un raduno rasta qui in citta' ho capito che lo era davvero. ha insistito tanto per offrirmi quello che avevo bevuto che non me la sono sentita di rifiutare, anche se non erano nemmeno un euro (per due bottiglie da 66cl di cocacola!).
in compenso il tassista che mi ha portato prima a vedere l'oceano e poi di nuovo all'albergo mi ha chiesto l'equivalente di dieci dollari per il viaggio e i ragazzi dell'hotel lo stavano quasi menando perche' era il doppio del prezzo giusto. io ho detto loro di non preoccuparsi, che non c'era problema per questa volta e ho pagato quello che mi aveva chiesto.. sai cosa avevo voglia di dirgli mentre mi chiedeva scusa? avrei voluto dirgli che forse l'avrei fatto anch'io.
ora vado.
un abbraccio a tutti quanti voi and thanks for your support.
and thanks for your hardering
a presto |
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totalmente liquido | now playing: un ventilatore e il ticchettio di tasti |
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non saremo mai come voi
siamo diversi
puoi chiamarci se vuoi
ragazzi persi
la vita lontana da ogni cliché
cercala è dentro di te
la vita lontana da ogni cliché
cercala è dentro di te
non saremo mai come voi
e i miei amici come me
che parlano ai cani randagi
e che sanno ascoltare gli uccelli
e avremo ali come quelli
e becchi forti per grattare
dove le vostre bugie sono più deboli
non ci provare
non ci provare
ad entrare nelle nostre vite
non ci provare
non ci provare
che finisce male
mai come voi
ascoltare mai come voi, leggere mai come voi: due delle migliori cose fatte negli ultimi mesi, ve lo assicuro.
e a proposito di leggere mai come voi, tenete d'occhio giovanni arduino. mi ha colpito, il che è sorprendente se si pensa che l'ultimo ad esserci riuscito era stato papa hemingway.
e tenete d'occhio anche Jonathan Snow e pure Joe Arden: sembra proprio che i ragazzi se la cavino alla grande.
comunque, buon viaggio a me che stacco per due giorni e a chi viene via con me. buon viaggio a chi lotta, sempre e comunque. |
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stato di brezza | now playing: mai come voi - tre allegrissimi ragazzi morti |
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e ora, caro il mio amore, scriverò, di te di nascosto, come al solito, e di tutto il resto come una maschera per nascondere il fatto che scrivo, perl'appunto, sempre di te.
la vita, attualmente,procede a frasi brevi e concise, come se mentalmente stessi scrivendo la sceneggiatura del mio prossimo film
la vita, però, non puoi sbagliarla, e i dialoghi recitati per una seconda volta si stropicciano.
le scelte, invece, quelle si sbagliano, molte tantissime, infinite volte, forse, ma scelte sbagliate possono portare ottimi risultati, penso e mi dico (e mi convinco)
quando avevo quattordici anni i miei genitori mi hanno regalato una videocamera, ho smesso di usarla da molto, sono sempre stata costretta, contro la mia volontà, a filmare i compleanni e i natali, quello che facevo di mio era filmare le nuvole e il cielo e montarli uno dietro all'altro, filmare mio nonno nell'orto, mentre lavorava e cercava di scansare mia nonna, perennemente tra i piedi
poi ho smesso
ho detto voglio scrivere,scrivere film, poi ho detto voglio scrivere, scrivere e basta, poi mi hanno dato in mano una macchina fotografica, e sai cosa ho fatto facevo e faccio e farò con la macchina fotografica? foto al cielo, ai blu e ai bianchi, ai grigi imbronciati; a mio nonno (che è morto) niente più foto di nascosto, ma ci sono così tante persone intorno a me che vivono attimi rifugiate completamente nella loro testa, le foto migliori sono quelle che raccontano di quegli attimi
ci sono miriadi di cose da fare insieme, e miriadi di stelle (che non c'entra niente ma poeticamente mi piace).
ho scoperto la condivisione ed è tanto bella quanto credevo che fosse, forse anche di più.
la poesia, prima di tutto, amore mio.
amore mio, prima di tutto: amore mio. |
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(none) | now playing: (none) |
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am I happy or in misery?
what ever it is, that girl put a spell on me |
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purple haze | now playing: vodoo child |
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un mondo veloce
e un altro più lento
vivono lo stesso tempo
respirano lo stesso vento
un uomo veloce
e un altro più lento
vivono lo stesso tempo
respirano lo stesso vento |
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(none) | now playing: (none) |
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Seocdno una riccrea dlel'Unrvsetiià di Carbmdgie, l'oidrne dlele lertete all'iternno di una praloa non ha imprtzaona a ptato che la pimra e l'ulimta saino nllea gusita psoizoine.
Anhce se le ltteere snoo msese a csao una peonrsa può legegre l'inetra fasre sneza poblremi. Cio è doutvo al ftato che il nstoro celverlo non lgege ongi sigonla leterta ma teine in cosinaderzione la prolaa nel suo inesime.
Icnrebidile he?
grazie ad angelo ferrari per avermi ricordato questa cosa. |
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cane lupo (cecoslovacco) | now playing: kyuss - supa scoopa and mighty scoop |
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scagliò la sedia sul tavolo e si gettò fuori, nella notte.
frammenti dappertutto, che non aveva voglia di raccogliere, lo costringevano ad allontanarsi da là spingendo forte sui pedali.
conosceva il motivo per cui non sarebbe arrivato in fondo: il fiato non si costruisce con la rabbia, per quanto ne si abbia dentro. per questo schiacciava ancor più forte i suoi pensieri sull'asfalto, sentendo l'aria aprirsi davanti a sè, proiettandosi al momento in cui sarebbe arrivato al fiume.
avrebbe fumato una sigaretta, incrociando le gambe sugli aghi degli alberi. avrebbe aspettato fino a quando lei sarebbe passata, mescolata all'acqua intorbidita dalle foglie e dalla luna. avrebbe potuto aspettare tutta la notte, questa volta, se fosse stato necessario.
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parts | now playing: hole - doll parts |
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ma certo, che stupido io, sempre a cercar parole che ho sotto il naso.
ecco cosa sei.
sei il mio primo giorno di sole dopo l'inverno.
as the curtain comes down
i feel that this is just g'bye for now |
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come quando sei sdraiato su una collina e stai un gran bene | now playing: wyclef jean - guantanamera |
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"how was the concert?"
"brilliant!"
ifa* mi rispose così, qualche tempo fa, dopo un concerto dei rem a dublino a cui io non avevo partecipato. il motivo non lo ricordo, sarà stato per un miscuglio di: quantità di soldi in tasca, guinness, ragazze.
fatto sta che non ho mai capito con precisione come dovesse essere un concerto "brilliant". dalla sua voce entusiastica avevo intuito che era stato qualcosa di speciale. qualcosa che ti smuove, che ti fa sentire parte di un momento unico.
ieri è stato così, ieri ho capito cosa vuol dire brilliant. ed è chiaro il motivo, ieri l'ho capito direttamente in irlandese e non ho cercato di tradurlo.
eravamo davanti al palco, prima ha suonato un tipo che non conoscevo. poi è entrato josh ritter. tutti si sono messi a gridare, pensando fosse damien rice, ma io lo sapevo che non era lui e me la ridevo. anche lui se la rideva, che probabilmente ha ricevuto l'applauso più forte nella storia dei gruppi spalla nei concerti rock. quando ha cantato harrisburg l'ho cantata anche io e l'ha cantata un ragazzo irlandese che era di fianco a me. tutti gli altri ascoltavano e pensavano qualcosa del tipo "mica male il ragazzo, eh." e io sorridevo ancora, ti guardavo e sorridevo e poi guardavo lui che teneva gli occhi chiusi a due metri da me e sorridevo anche a lui. avrà pensato che avevo una paresi facciale, invece ero solo felice della mia consapevolezza, della sua musica e del tuo abbraccio. a un certo momento ha accordato la chitarra di un tono sopra e ti ho detto adesso fa me and the giggs e tu mi hai preso in giro e invece avevo ragione io, visto? avrò fatto lezioni di pianoforte per otto anni per qualcosa, no? ecco. beh, alla fine josh prende una chitarra vecchissima, tutta ammaccata, secondo me la sua prima chitarra che aveva comprato dopo aver ascoltato una canzone di johnny cash e bob dylan. difatti dice che questa canzone si chiama lawrence, kansas e la vuole dedicare a johnny cash. e poi si allontana dal microfono e si mette proprio sul bordo del palco, praticamente tra la gente, e la canta così come se fossimo tutti a casa. e poi sorride ancora, saluta, ringrazia e se ne va.
e a questo punto io penso e tu dici beh, potremmo già andare a casa no? eh si. se ci pensi che in fondo era solo la spalla lui e ti senti già così pieno ti senti nel bel mezzo di una bella cosa. e magari pensi di essere già a posto così, ma ti dimentichi che con la musica che ami e il tuo gusto di gelato preferito puoi andare avanti all'infinito. e infatti vieni smentito.
entra damien, sembra appena sveglio, un pò trasandato, tipicamente irish. attacca con cannonball. pensieri a briglia sciolta, ormai. poi entra anche lisa, un lumino delicato sul palco. sempre più vicini, sempre più in apnea nella musica senza bisogno di respirare né tantomeno di parlare. star qui a raccontare tutto ciò che ha suonato è noioso. allora dico solo che i remember e woman like a man hanno dentro tanto della sua musica, in bilico tra lirismo intimismo elettricità ironia: la cosa per cui mi piacciono le sue canzoni specie i live è che non sai mai dove andranno a finire, come se la canzone fosse in una roulette e il risultato finale sarà solo figlio di un'intuizione.
poi, dopo aver salutato, torna fuori e suona delicate, che non poteva non fare, e conclude con l'hallelujah di cohen come la suonava jeff buckley. tutti cantano. qualcuno pensa che jeff sarebbe stato contento.
chi lo sa.
un the con psycho in sottofondo, un bacio, e oggi è già una nuova bella giornata di marzo.
I remember it well the first time that I saw your head around the door 'cause mine stopped working**
* : una ragazza irlandese secondo me bellissima (secondo gli altri era orribile) che faceva da insegnante a fil e agli altri. cioè non è che era bellissima, era particolare. innanzitutto era rossa di capelli ma se li era tinti di nero. carnagione bianchissima. occhi chiari. un tipo un pò strambo. insomma dai lo sapete che io ci parto con queste cose..
** : perché di certe persone ricordi perfettamente la prima volta che le hai viste? a me capita. ed è come se una certa parte di me lo sappia prima, capisca subito quali sono quelle che entreranno poi prepotentemente nella mia vita. magie. |
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solare | now playing: damien rice - i remember live in passau |
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è sabato sera e io sono a casa, ascolto courtney love mentre cerco e scrivo e preparo il materiale per il cd che devo fare con diego e fil (un giorno il cd lo faranno su di te e citeranno le riprese di oggi al paolo pini) su un regista africano, Ousmane Sembène.
leggendone mi sto convincendo che è un grande, che ha fatto cose davvero fantastiche per la cultura del suo Paese e del suo continente. e poi a quanto pare ha conosciuto Richard Wright, Pablo Neruda, Ernest Hemingway, Hikmet.. e io gli stringerò la mano al festival del cinema africano? dai, simo, non ci credo.
a suo modo sarà qualcosa di importante, davvero.
ma ora vado a dormire, dai, domani sarà una giornata piena da mattina alle sette fino a notte fonda.
oh i'll never be the same. |
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good vibes | now playing: courtney love - never gonna be the same |
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Attraverso un villaggio di notte,
gli edifici avanzano
alla luce dei fari – sono svegli,
vogliono bere.
Case, fienili, insegne, vetture vuote –
è ora che
si vestono di Vita. Gli uomini dormono:
alcuni dormono in pace, altri
hanno tratti tesi
come se si allenassero per l’eternità.
Non osano lasciar andare tutto,
nonostante il sonno pesante.
Riposano come sbarre abbassate
mentre il mistero scorre.
Fuori dal paese la via s’inoltra
tra gli alberi del bosco.
E gli alberi, gli alberi tacciono
d’accordo tra loro.
Hanno il colore teatrale del bagliore
del fuoco.
Come sono chiare le loro foglie!
Mi seguono fino a casa.
Sdraiato, mi sforzo di dormire,
vedo immagini sconosciute
e segni che si annotano da soli
dietro le palpebre
sulla parete del buio. Nella fessura
tra veglia e sogno
una grande lettera cerca di infilarsi invano.
Tomas Tranströmer - Poesia dal silenzio (trad. Maria Cristina Lombardi) - Ed.Crocetti
(la canzone qui sotto è presa dal live at the lobby. il lobby è questo e mi piacerebbe tanto andarci, quest'estate. chi-lo-sa..)
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incredibilmente bene | now playing: josh ritter - bone of song |
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When I wake up early in the morning
Lift my head, I'm still yawning
When I'm in the middle of a dream
Stay in bed, float up stream (float up stream)
Please, don't wake me, no, don't shake me
Leave me where I am - I'm only sleeping
Everybody seems to think I'm lazy
I don't mind, I think they're crazy
Running everywhere at such a speed
Till they find there's no need (there's no need)
Please, don't spoil my day, I'm miles away
And after all I'm only sleeping
Keeping an eye on the world going by my window
Taking my time
Lying there and staring at the ceiling
Waiting for a sleepy feeling...
Please, don't spoil my day, I'm miles away
And after all I'm only sleeping
Keeping an eye on the world going by my window
Taking my time
When I wake up early in the morning
Lift my head, I'm still yawning
When I'm in the middle of a dream
Stay in bed, float up stream (float up stream)
Please, don't wake me, no, don't shake me
Leave me where I am - I'm only sleeping
certi giorni, davvero voglia di ritirarsi nei boschi.
tipo oggi. mi sono laureato martedì, ho praticamente avuto due giorni di pausa e poi di nuovo sotto per l'orale di oggi. e segui il corso di economia e torna alle otto e venti in stazione e domani svegliati alle sei.
e menomale che oggi la piadina, il sole, il tuo sorriso dolce che mi porta distante, mi solleva su come una mongolfiera colorata.
certi giorni, voglia di essere lassù, a susen, da solo. solo io, nessun telefono, nessuna presa di corrente. giusto una radio a batterie una chitarra che senza musica proprio no e qualche libro che senza leggere proprio no. solo io, piccole cose e le persone che amo e basta.
ma la montagna mangia, dirai. si, lo so. per questo ti abbraccio forte amico mio, noi due lo sappiamo. |
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un po stanchino, come direbbe forrest. | now playing: cat power - speak for me |
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ieri sera concerto dei thrice. uno scream molto onesto e sincero, che non ci crederete ma mi ha fatto passare il mal di testa dovuto alla sera prima.
la cosa buona poi è che avevamo tre accrediti e quindi sono entrato praticamente gratis. si perché la vale è una specie di critica musicale, fa interviste a gruppi della scena underground e ne sa veramente tante, con la sola differenza rispetto alla gran parte dei critici ciarlatani che lei ha la capacità di non farsi condizionare e quindi è sempre molto diretta e non si inventa gruppi inesistenti della scena indie lituana per far pesare il suo sapere. e poi la guardavo ieri, al concerto. a vederla sembra una ragazza tranquillissima, che magari guarda anche trl, e ti chiedi ma cosa ci fa lei qui? poi però se la guardi bene ci vedi qualcosa in quegli occhioni, una specie di scintilla, e ti ricordi delle foto con i capelli fucsia e della sua lucidità più unica che rara.
poi finestrino e poi carcadé e regali. tre dvd, uno lo guardo oggi ma non so quale. delicatessen, terrà e libertà ed irma la dolce.
e tre matite colorate, più una multicolore. avevo detto che la penna è ancora in mano, in realtà ci sono matite colorate.. meglio ancora. ci sono tante cose da fare, tanti piccoli sogni. il fatto che ci sia tu poi cambia decisamente le cose, ovviamente in meglio. lo sai, non fare finta di negarlo o meglio non fare finta di non saperlo per fartelo ripetere.. che abbiamo le stesse debolezze io e te e ci si scopre subito.
il gatto mi guarda, gli sorrido. quando metto courtney love arriva sempre e si siede vicino alle casse. lo stesso fa quando sono al telefono con una bella persona: arriva e cerca di posizionarsi tra me e la cornetta. tutto questo non fa che confermare la mia teoria secondo cui abbiamo gli stessi gusti. e ora non venitemi a raccontare che courtney non è una delle più belle donne del mondo, dai. |
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post/ | now playing: courtney love - but julian i'm a little older than you |
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volevo ringraziare i miei e la mia sorellina.
e poi gli amici che sedevano nelle file dietro, cercando di capire cosa cavolo significasse il protocollo 802.11 o il SER. amici che mi hanno accompagnato in tre anni e anche di più, e ci saranno ancora perché lo so io che sarà cosi. rachele laura diego sarah davide filippo lorenzo elisa e cristina.
e poi Alphagamma, Mayetta, Deepblue e Juventina.
e teo, 0m4r e Clod, che c'erano anche loro.
e il relatore, il mitico Gfp, e il correlatore, l'altrettanto mitico Fabio Palladini.
e insomma sono laureato in comunicazione digitale. sembra strano ma è così.
un abbraccio giusto prima di infilarmi la guitarra a tracolla e fare un po di casino. |
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scarico | now playing: rage against the machine - settle for nothing |
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scoprire che non esiste più TicketOne in centrale mi ha fatto rimaner male. non tanto da scoppiare in lacrime davanti ad un'incredula cassiera dello shop24oresu24, ovviamente, però fa sempre strano tornare in un posto che non frequenti da qualche tempo e trovare tutto cambiato. ti rendi conto che il mondo non gira solamente sotto le tue scarpe e i tuoi pensieri.
forse questo pensiero è solo colpa (i versi poco più sotto spiegano perché) di 21 grammi, che ho visto ieri. ben più pesante del titolo, direbbe chi l'ha visto (sopportato?) con me. scherzi a parte, il film è bello. decisamente intenso, interpretato alla grande (devo ancora decidere chi dei tre ho preferito), con un montaggio sempre più avvolgente ed un uso di fotografia e volume mai banale. però c'era proprio bisogno di far tornare tutti i conti raggiungendo quello spannung quasi parossistico? c'era davvero la necessità di far chiudere i cerchi? forse raccontare in modo irrazionale implica una solidissima razionalità alla base, chissà.. fatto sta che la storia non mi è piaciuta molto. certo è che vedere sean penn sorridere al suo cuore trapiantato e dire "è lui il colpevole" non è davvero cosa da tutti i giorni.
comunque.
nonostante o grazie al film la giornata di ieri è stata molto piena. partito ovviamente con molta curiosità e un pò di timidezza, alla fine ho conosciuto una persona decisamente dolce e brillante. parlare davanti a una tazza di the è stato via via sempre più confortevole dopo i primi ovvi timori reverenziali (sempre di blogstar si tratta ;P). e a proposito di blogstar poi ho visto anche l'altra blogger, quel folletto di scienze politiche che non fa foto ma con la sua macchina ci disegna. con lei gelato buonissimo, freddo ma anche tanto calore e niente biglietti del concerto (se esistesse qualcuno che vuole andare a vedere Damien Rice l'8 marzo sappia chei biglietti io li ho trovati solo alla fnac).
damien rice, si. eh giusto, speriamo che il cd piaccia. damo non si discute dai, gli audioslave (kohai so che li detesti: perdonami, è un peccato di gioventù!) un pochino si, i nathaniel green sono bristol e finestra aperta, i radiohead live sono i radiohead live (ho detto tutto), cody chessnuTT nonostante i testi degni di d'annunzio (avete mai ascoltato cosa dice the seed?) è molto in gamba e ci sa fare, cat power sa essere emozionante sotto la sua scorza di donna del sud, e jeff buckley non è che la base per essere indie (rac concedimela dai). forse ho dimenticato qualcuno, di sicuro jack johnson che meritava di entrare nel cd dalla porta principale.
e alla fine?
alla fine si prende il treno e si torna a casa, scopri che esiste un solo pullman sostitutivo del treno da saronno a casa e aspetti pazientemente, un'ora. rollarsi una sigaretta e chiacchierare con un muratore albanese, consigliargli di convincere sua figlia a non smettere di studiare, pensare che nonostante non ci fosse un italiano (l'unico era un vecchietto un pò fuori di testa ma simpatico) non mi sono sentito per nulla a disagio. in culo al perbenismo, direbbe qualcuno.
in qualche modo bisogna ringraziare la giornata di ieri e allora saliamo in verticale con uno dei migliori ascensori. viva la poesia. e la musica. e il cinema. e la letteratura. e le sorprese.
La tierra giró para acercarnos
La tierra giró para acercarnos
giró sobre sí misma y en nosotros,
hasta juntarnos por fin en este sueño
como fue escrito en el Simposio.
Pasaron noches, nieves y solsticios;
pasó el tiempo en minutos y milenios.
Una carreta que iba para Nínive
llegó a Nebraska.
Un gallo cantó lejos del mundo,
en la previda a menos mil de nuestros padres.
La tierra giró musicalmente
llevándonos a bordo;
no cesó de girar un solo instante,
como si tanto amor, tanto milagro
sólo fuera un adagio hace mucho ya escrito
entre las partituras del Simposio.
Eugenio Montejo |
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in decimi direi 7/8. | now playing: pearl jam - soldier of love |
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ho realizzato con rac che sarebbe proprio bello includere nella tesi (oltre alla bibliografia) la discografia, ovvero tutto ciò che ho ascoltato mentre la scrivevo.
e allora (visto che non credo si possa farlo sulla tesi) metto qui la lista, per futura memoria.
ma
la playlist è quasi infinita e dimentico sicuramente qualcuno. anzi, facciamo così. cito solo gli album ascoltati per intero, per forza.
mi scusino gli artisti di cui ho ascoltato solo qualche canzone.
damien rice - O
meganoidi - outside the loop stupendo sensation
nathaniel green - same time tomorrow
doors - best of
Rachel's - Music for Egon Schiele
belle & sebastien - if you're feeling sinister
white stripes - live in berlin
velvet underground & nico
josh ritter - Golden Age of Radio
jolie holland - catalpa
smashing pumpkins - live in paris '99
pearl jam - "acoustic and rare" e "live on two legs"
incubus - "unplugged" e "make yourself"
ben harper - live from mars
john frusciante - to clara
rivulets - rivulets
erykah badu - mama's gun
oasis - the masterplan
Cody Chestnutt - The headphone masterpiece
michael franti - songs from the front porch
me first and the gimme gimmes - blow in the wind
Neil Young - Everybody Knows This Is Nowhere |
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periodo blu | now playing: offspring - self esteem |
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e così mi laureo il 24.
qualche giorno ancora per sistemare la tesi e poi fare le slide e tutto il resto e poi e poi bum!. forse -forse- sarò dottore anche io, cosa che logicamente non cambia la mia vita di un millimetro.
però vorrei guardarlo dritto negli occhi quel piccoletto che nel luglio duemila (tra istituzioni di mate 1&2 ed economia ed i fatti di genova e il mare con quelle persone così speciali) si chiedeva se fosse la strada giusta quella. gli direi che una strada, a suo modo, l'ha trovata e che ha un numero quasi infinito di porte aperte davanti a sé. e poi lo saluterei, non prima di ricordargli che le cose si superano sempre, in qualche modo, e non bisogna avere paura.
Sometimes I feel the fear of uncertainty stinging clear
And I cant help but ask myself how much I'll let the fear take the wheel and steer
It's driven me before, it seems to have a vague
Haunting mass appeal
Lately I'm beginning to find that I should be the one behind the wheel
Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there
So if I decide to waiver my chance to be one of the hive
Will I choose water over wine and hold my own and drive, oh oh
It's driven me before, it seems to be the way
That everyone else get around
Lately, I'm beginning to find that when I drive myself, my light is found
Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there
Would you choose water over wine
Hold the wheel and drive
Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there |
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mood:
in discesa | now playing: nathaniel green - als denim dreams |
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one-two-three-four two-three..
I seem to recognize your face
Haunting, familiar, yet I can't seem to place it
Cannot find the candle of thought to light your name
Lifetimes are catching up with me
All these changes taking place, I wish I'd seen the place
But no one's ever taken me
Hearts and thoughts they fade, fade away...
I swear I recognize your breath
Memories like fingerprints are slowly raising
Me you wouldn't recall, for I'm not my former
It's hard when you're stuck upon the shelf
I changed by not changing at all, this small town predicts my fate
Perhaps that's what no one wants to see
I just want to scream...hello...
My god its been so long, never dreamed you'd return
But now here you are, and here I am
Hearts and thoughts they fade...away...
Hearts and thoughts they fade, fade away... |
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mood:
pacificato | now playing: the longest title in the pearl jam catalog |
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il giorno in cui ho parlato a quel vecchio signore che era stato per un anno ad Auschwitz ho capito molto di più di quanto avessi mai visto in televisione o letto sui libri.
ascoltando e lasciandomi sommergere dai suoi racconti, ho capito che non mi importava più dare retta ai dibattiti su quanti e come furono uccisi lassù. guardandolo negli occhi potevi vedere anche tu i corpi straziati dal dolore, dalla fame, dalla totale privazione del proprio nocciolo di umanità.
per questo i dibattiti per me sono cartaigenica, non mi importano.
perché non mi importa stabilire quanto intenso e quanto lungo fu il sonno della ragione. mi importa ricordare solo che il sonno della ragione genera mostri dai volti non molto diversi dal tuo.
Preguntaréis por qué su poesía
no nos habla del sueño, de las hojas,
de los grandes volcanes de su país natal?
Venid a ver la sangre por las calles,
venid a ver
la sangre por las calles,
venid a ver la sangre
por las calles! |
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neve | now playing: silenzio |
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neve sugli alberi:
è il silenzio
del tuo cuore acceso. |
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strapreso | now playing: jack johnson - times like these |
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dopo attenta revisione con il medico esperto di Kandinsky si dichiara che il sottoscritto haiku non è spurio. è semplicemente anomalo, perché il secondo verso è di quattro sillabe e non cinque.
7+5+7 sillabe in cui racchiudere tutto, dicono gli orientali.
e allora una nuova versione.
scivola il destino
tra sigarette
nel nero dei miei sogni
ok ok dai torno alla tesi.. non c'è bisogno di spingere!!
ma prima voglio dire che in questo preciso momento mi sento sollevato per due ragioni essenzialmente.
- riavvicinarsi ad una persona in modo nuovo ma non meno intenso
- incontrare una nuova persona e lasciarsi travolgere. fiume in piena.
un abbraccio a tutti gli altri che non ho citato ma sono sempre con me. a partire da te, cazzuto di un artista. scivolando sull'altro folletto trascendentale con la nuova pettinatura e via via, discorrendo, attraverso bodyboarder e altri pazzi. |
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sollevato | now playing: damien rice - eskimo |
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=haiku spurio=
scivola il destino
sigarette
nel bianco dei miei sogni
ma anche no.
radio, play my favorite song
radio, radio
radio, i'm alone
radio
radio, please don't go
radio
i peer thru curtains on empty streets
behind a wall of caller i.d.
no one's out there
to hear if i care
about the troubles in the air
as i of the mourning now go
pick up where my thoughts left off
cause i'm home to die on my own
as my radio plays my favorite song
radio, radio
radio, don't you konw
radio, radio
that radio, i'm alone
i blown the dust off my guitars
in the attic with the stars
i read your letters to feel better
my tears upon the faded ink
as i of the mourning now go
pick up where my thoughts left off
cause i'm home to die on my own
as my radio plays my favorite song
radio, radio
radio, i'm alone
radio, radio
radio, please don't go
i sit in the dark light
to wait for ghost night
to bring the past alive
to make a toast to life
cause i have survived
what is it you want
what is it you want to change
what is it you want
what is it you want to change
what is it you want to change
radio |
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mood:
quasi in piena | now playing: I of the Mourning |
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ok, il riassunto non è figo come quello di Alphagamma [a cui faccio i miei pubblici complimenti: sarò onorato di discutere la tesi nella stessa sessione!].
però, tanto per intenderci, lo metto anche io qui.
L’obiettivo della tesi è stato la realizzazione dello studio di fattibilità di una rete wireless a basso costo (con possibilità di comunicazione vocale) in un’area rurale della Sierra Leone: un obiettivo per il quale è stato necessario relazionarsi con molte problematiche, non solamente di natura tecnico-scientifica.
Lo studio è stato realizzato con un approccio top-down ad ampio respiro, partendo dall’analisi del grave problema del Digital Divide.
Il processo di diffusione dell’ICT (il sistema delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione) ha infatti prodotto una frattura sempre maggiore tra coloro i quali hanno accesso al patrimonio informativo (globale e non) e coloro i quali invece ne sono stati esclusi.
Nonostante la sua drammatica evidenza, il Digital Divide presenta aspetti molto complessi e di difficile soluzione. In questo lavoro ne viene descritta la fisiologica incommensurabilità prima di presentarne un’analisi globale; oltre a questo, viene evidenziato il tema del “Domestic Digital Divide”, relativo al divario tecnologico presente all’interno di uno stesso Paese, un problema che affligge anche nazioni sviluppate come la nostra.
Dovendosi interfacciare nello studio di fattibilità con la Sierra Leone, viene poi specificatamente analizzato il problema del Digital Divide nel continente africano e in particolare la situazione del settore dell’ICT in Sierra Leone.
Entrando nello specifico dello studio di fattibilità, l’obiettivo è stato quello di analizzare la possibilità di fornire connettività a basso costo ad alcuni centri polifunzionali della piccola città di Lunsar, nel cuore della Sierra Leone (dove operano i volontari di Altrove, organizzazione fondata da studenti laureatisi in Informatica al Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Milano).
Per connettere la città di Lunsar alla città di Makeni (dove esiste una connessione satellitare) in modo essenzialmente economico e scalabile è stata esaminata la tecnologia Wi-Fi, di cui sono stati analizzati potenzialità e limiti soprattutto nell’ottica della realizzazione di una rete di tipo outdoor in un’area rurale. Il secondo obiettivo tecnico, oltre alla progettazione del link, consisteva nello studio di una soluzione dedicata per la comunicazione vocale a basso costo. È stata quindi presentata la tecnologia di Voice over IP, con riferimento alla possibilità di implementazione su una rete wireless (dando dunque vita al cosiddetto VoWIP: Voice over Wireless IP): in questo senso lo studio si è soffermato sul protocollo SIP (Session Initiation Protocol), con il quale è possibile esercitare le funzioni di controllo e segnalazione nelle sessioni di comunicazione audio e video su rete. |
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sorridente | now playing: meganoidi - la fine |
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minimalismo,
sto scrivendo la tesi che devo discutere a febbraio: studio di fattibilità di rete wireless in un'area rurale africana.. cazzuta, ok, ma nel mio piccolo ne vado fiero.
un pò tirato coi tempi. e anche coi luoghi. ma non per molto ancora: almeno non in questo modo.
It never rains enough to cool my fever
All it does is rain |
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coinvolto. | now playing: josh ritter - you've got the moon |
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va bene, io non sono il prototipo del credente perfetto.
va bene, forse l'ho già detto e mi sto ripetendo.
comunque.
a me piace pensare che se Dio esiste abbia voluto far nascere suo figlio in una vecchia stalla, ultimo tra gli ultimi, scalzo, in viaggio.
quindi buon compleanno Gesù.
come dicevano in full metal jacket. con la sola differenza che io lo dico sorridendo di fronte a questo bambino che nasce al freddo, in modo paradossale, armato solo di un amore umano, ahi, troppo umano.
buone feste a tutti.
con l'augurio che la speranza ed il coraggio siano con me e con tutti voi. |
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sereno | now playing: chiacchiericcio, musica, televisione |
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felice che sabato sia stata una serata serena,
felice che domenica sia stata una giornata produttiva oltre che viva e davvero comodissima,
felice di aver finito questa relazione e di aver imparato cose nuove
e last but not least felice per i compagni che da domattina chiamerò dottor.
un abbraccio, ora, che vado a dormire un pò anche se non sono stanco.. merito del the, credo, e di un ottimo cd in sottofondo..
ps contento per una volta di sentirmi un po terrytop anche io, dai, con un post notturno.. a proposito terrytop, il momento di incontrarci si avvicina a grandi falcate. lo so. |
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odio ripetermi.. | now playing: bright eyes - something vague |
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forzatamente, per certi versi, mi trovo a riempire un altro poco di pagini virtuali.
giorni molto ricchi, gli ultimi..
ma andiamo con ordine (illogico in verità).
ieri [oltre ad aver incrociato finalmente nuove belle persone in silab] incontro per uno dei mega progetti che dovrebbero salvare il mondo. speriamo se ne faccia qualcosa. nonostante la stanchezza ieri sera ho completato la relazione e stamattina mi sono svegliato con gli occhi rossi come una lepre di montagna.
link.
forse per via delle mie origini al cinquanta per cento montanare, o forse solo perché sto leggendo i vagabondi del dharma, mi è venuta voglia di scalare. e allora ho già deciso. natale significherà un sacco da alpinista, che poi mi servirà anche quest'estate nel mio progetto yeatsiano di girarmi l'irlanda a piedi.
e poi ci sono due giorni al mare, si. quelli per cui mi sento un privilegiato. il mare d'inverno non l'avevo mai visto, ed essere lì sulla spiaggia con la bassa marea e niente tra te l'acqua ed il cielo è come stare in un quadro di Turner. insomma, emozione.
(si, soprattutto se escludiamo le 3 moto d'acqua che a un certo punto sono passate e io ho pensato che i tre piloti fossero dei gran coglioni per far tutto quel casino)
poi ci sono io che mi prendo le solite pause dal mondo,
ma c'è anche un me che stupisce, un me che dà spettacolo e vince a trivial pursuit e sono soddisfazioni. piccole si. però vincere due contro tre, io e te, due pesci sulla terraferma fin dall'inizio, son cose che fanno sorridere. e poi un me che smette di pensare, cosa davvero rivoluzionaria.
e tante stelle, sopra e di fianco a me.
c'è un amico che non passa mai, un amico trovato per caso anni fa che ogni volta mi stupisce.. che tira fuori anche cazzate ma lo fa sempre con quel suo fare irresistibilmente artistico per cui ti senti parte di qualcosa di speciale.
e poi c'è kohai, che dal vivo è anche meglio. che oltre alla cultura e all'acume e alla simpatia si aggiungono tutta una serie di sfumature che lo rendono uno straordinario ed inimmaginabile distributore automatico e gratuito di calore e sorrisi.
e le altre due stelline, così diverse tra loro e così strane ai miei occhi. e forse per questo luccicanti in modo davvero stupefacente.
e poi e poi c'è quella specie di fotografa e scrittrice e scienziata politica, che senza troppi fronzoli ti fa sentire a casa in un modo quasi nuovo, come non ti capitava da un bel pò e come forse pensavi non ti sarebbe potuto più capitare.
e tante altre cose, tanta altra nuova musica.
ma oggi è una giornata di quelle che hemingway preferiva, serena e freddissima. le migliori, anche per me. e allora uscirò e farò il giro lungo per arrivare laggiù.
un abbraccio. |
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bene cosi | now playing: Pete Townsend & Eddie Vedder - Behind Blue Eyes (acoustic) |
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dunque, stamattina non sono potuto andare alla lezione di fsd. pacco, si, mi dispiace. e stasera non posso neanche andare alla lezione di sicurezza2. altro pacco. mi dispiace anche di più.
mi rifarò settimana prossima. è sicuro.
volendo, qui si possono fare ritratti alla maniera del grande Picasso.
anzi, cerco quella tenerissima foto, fatta da Capa su una spiaggia di non so dove mentre reggeva l'ombrello della sua compagna. si.
proprio qui.
post scriptum.
Capa, nello specifico, è stata la seconda persona al mondo che mi abbia fatto venir voglia di imparare a fotografare. se avete tempo avvicinatevi a qualche suo scatto, per me è uno dei più grandi artisti del secolo passato. |
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brezza | now playing: longwinters - it'l be a breeze |
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i wish i was a neutron bomb, for once i could go off
i wish i was a sacrifice but somehow still lived on
i wish i was a sentimental ornament you hung on
the christmas tree, i wish i was the star that went on top
i wish i was the evidence, i wish i was the grounds
for 50 million hands upraised and open toward the sky
i wish i was a sailor with someone who waited for me
i wish i was as fortunate, as fortunate as me
i wish i was a messenger and all the news was good
i wish i was the full moon shining off a camaro’s hood
i wish i was an alien at home behind the sun
i wish i was the souvenir you kept your house key on
i wish i was the pedal brake that you depended on
i wish i was the verb ’to trust’ and never let you down
i wish i was a radio song, the one that you turned up
i wish...
i wish... |
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wishing | now playing: caparezza - fuori dal tunnel |
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tre giorni di corso sul digital divide, che mi servono per la tesi.
bello, proprio bello. soprattutto significativo confrontarsi con gente diversa e aprirsi a farsi domande le cui risposte troppo stupidamente si danno per scontate.
i bambini scelgono sempre la via più breve e da loro si può imparare molto, quando devi insegnare qualcosa a chi proprio non sa da dove cominciare.
e jeff buckley in sottofondo, oltre che wishlist dei pearl jam incollata alla schiena come un pesce d'aprile che non si può togliere e da cui nemmeno si può depennare qualcosa.
un abbraccio a tutti.
e poi, come diceva qualcuno, io scelgo la poesia.
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un ciclo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia,
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul cielo,
ottimizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui works in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove, ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare. |
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stanco ma mica male | now playing: jeff buckley - eternal life |
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no, è che proprio quando mi trovo davanti questo foglio mi blocco.. capito? e non lo so perché.
ancora un pò di tempo, dai.. forse ho solo ancora troppe cose da dire..
ma sono acceso, davvero. |
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ci sento poco | now playing: hole - violet |
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mentre finisco la relazione, visto che è halloween e c'è chi cerca ispirazione, metto un link: i migliori cento film horror di tutti i tempi secondo Channel Four.
buona visione...
cliccami |
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grigio, ok? | now playing: kansas - dust in the wind (*) |
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non è ancora il momento di ricominciare a scrivere come si deve.. non so quanto ci vorrà ma arriverà, prima o poi.
ci sono persone vicine a me che anche se ho poco fiato si fermano ad aspettarmi e questa è una fortuna che si ha raramente.
e c'è una persona che pur forzatamente lontana tornerà, diversa ma tornerà, e ci siederemo insieme prima o poi a bere the caldissimo e parlare.. che noi a parlare siamo sempre stati quasi imbattibili, di cazzate, di noi, di canzoni, di politica (con gran litigate eh).
the sun is gone ma piccole luci intorno a me distribuiscono calore, nuovi posti e nuove insperate persone distribuiscono luce e affetto senza chiedere niente in cambio se non sorrisi di rimando.
auguri alle quattro persone che tra il 24 ed oggi compiono gli anni.. vi auguro di avere speranza e continuare ad essere determinanti come lo siete stati sempre, ovunque siate andati. |
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dazed and confused, appunto. | now playing: the streets - it's too late |
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There we were now here we are
All this confusion nothings the same to me
There we were now here we are
All this confusion nothings the same to me
But I can't tell you the way I feel
Because the way I feel is oh so! new to me
No I can't sell you the way I feel
Because the way I feel is oh so! new to me
What I heard is not what I hear
I can see the signs but they're not very clear
What I heard is not what I hear
I can see the signs but they're not very clear
This is confusion am I confusing you? |
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nd | now playing: nd |
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una parentesi, un punto a capo.. non lo so.
antidolorifici encefalici in circolo e mondo ovattato come se avesse nevicato vuoto. niente domande per favore e niente telefonate di gente che non si fa viva da un pò, potrei seriamente mandarla a fanculo.
sono qui e sono immerso in una specie di liquido amniotico. ecco tutto. nirvana, our last and final name. ricordi sbiaditi, pensieri che giocano all'autoscontri, domande per cui la risposta è in fondo al libro. aspettiamo.
aspetto. qui. |
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sospeso | now playing: nirvana - blew |
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I'm so happy.
Cause today I found my friends.
They're in my head.
I'm so ugly.
But that's ok. 'Cause so are you.
We've broke our mirrors.
Sunday morning.
Is everyday for all I care. And I'm not scared.
Light my candles.
In a daze cause I've found god.
Yeah [x bunch of times]
I'm so lonely.
And that's ok. I shaved my head.
And I'm not sad.
And just maybe.
I'm to blame for all I've heard. And I'm not sure.
I'm so excited.
I can't wait to meet you there.
And I don't care.
I'm so horny.
But that's ok. My will is good.
Yeah [x bunch of times]
[Chorus]
I like it.
I'm not gonna crack.
I miss you.
I'm not gonna crack.
I love you.
I'm not gonna crack.
I kill you.
I'm not gonna crack. [x2]
I'm so happy.
Cause today I found my friends.
They're in my head.
I'm so ugly.
But that's ok. 'Cause so are you.
We've broke our mirrors.
Sunday morning.
Is everyday for all I care. And I'm not scared.
Light my candles.
In a daze cause I've found god. |
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(none) | now playing: (none) |
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scrittore di romanzi poesie e saggi, giornalista, praticamente il primo tifoso del Barça e tante altre cose, è morto ieri verso le sei..
che dirti, manuel?
buon viaggio..
e grazie del coraggio con cui hai sempre scritto e vissuto |
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n.d. | now playing: clash - london calling |
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continuano a correre le giornate, sempre più corte e sempre più fredde. ogni anno il freddo mi prende di sorpresa, ma basta un attimo per venir sommersi dai ricordi e far tornare i conti.
se escludiamo complementi di analisi in questo preciso momento, davanti al computer con una tazza di the e la playlist che mi riscaldano, posso affermare che è stata proprio una bella giornata. il medico oggi, nonostante qualche acciacco, era in perfetta forma.. sembrava un personaggio urbano tenero e aldilà uscito direttamente dalla penna di hornby, una specie di hippie elegante -con in capelli chiari un poco mossi e il golfino grigio, il sorriso pronto ad aprirsi e l'umore in bilico tra insofferenza e dolcezza.
e poi abbiamo mangiato da Ferrè, che è un posto adorabile tanto che ti sembra sempre di mangiare dalla nonna.. e abbiamo preso anche le ossa dei morti, che per quanto lugubri abbiamo spazzolato a una velocità quasi preoccupante.
domani probabilmente vado a sentire un sassofonista conosciuto da poco.. penso sarà molto bello, anche perché si incontrerà finalmente gente nuova. e poi probabilmente mi fermo a dormire dal solo ed inimitabile zio phil, il che significherà chiacchiere a volontà e fantastici pensieri artistici sparsi.. insomma, ci sono tutti gli ingredienti perché sia una gran giornata.
la auguro anche a voi, ovviamente, e allego un abbraccio.
see ya |
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catalitico | now playing: rufus wainwright - across the universe |
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in questo momento ci sono ben due persone che amo dal profondo del cuore in viaggio. due viaggi diversi, molto diversi, ed è proprio strano pensare che entrambe, cosi contrastanti tra loro, siano così vicine in questo momento dentro di me.
uno innanzitutto è per mare. e sono un po' preoccupato per lui perché non sa nemmeno nuotare (nella mia vita l'ho visto nell'acqua una volta sola, mi pare in Puglia, in un giorno caldissimo e in un mare altrettanto caldo). per fargli compagnia gli ho prestato *il vagabondo delle stelle*, di cui si può pensare tutto tranne che sia un libro di jack london.
l'altra è per terra e a dirla tutta è un viaggio decisamente per modo di dire, ma per lei è importante e spero di sentirla sorridere quando sarà tutto finito.. sorridere nel modo insieme dolce e intenso come solo lei è capace di fare.
nel frattempo, stamattina, mi sono reso conto di quanto sarà tirato questo semestre.. ci sarà da ridere.
ma costi quel che costi, non voglio ridurmi ad uno stato catatonico. ho ventidue anni, e per qualche strano influsso astrale sento terribilmente vicina l'età della maturità.. e questo significa che non c'è proprio tempo da perdere per mettere in cassaforte la follia che ancora mi rimane attaccata addosso, come salsedine e profumo di vento.
buona fortuna |
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circospetto | now playing: oasis - supersonic |
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mentre ascolto aqualung e mario lanza finisco la scaletta del lavoro da fare per la tesi.. c'è un bel sole, caldo, e io non intendo farlo andar via cosi, come se non fosse successo niente.
ora mi infilerò le scarpe e andrò in edicola a prendere duel.
e in testa mi gireranno un po' di cose, come la buonissima torta pere+cioccolato del medico (sbagliai a suo tempo: nè dottoressa nè dottore. lei preferisce si dica medico), i consigli musicali della pestifera rachele, la mia sorellina, lorenzo e il suo 109/110, il colloquio di ammissione di domani, davide, il Landi.
e tornerò a casa facendo il giro lungo. |
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non lo so proprio | now playing: aqualung - strange and beautiful |
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ieri è stato un Venerdi decisamente atipico, in cui ho combinato un'allarmante numero di guai (dall'allagare il bagno al dimenticare la mia giacca preferita sul treno, comprata nel novantanove per 3 pounds in un negozio di usato a dublino) e che alla fine mi ha abbandonato davanti al televisore.
vita spericolata insomma.. mi mancava lo scialle e poi avrei dimostrato giusto settantaquattro-settantacinque anni.
nonostante tutto la serata è stata illuminata dal documentario when we were kings col mitico combattimento di Kinshasa, Alì boma ye, Alì boma yè, e tante altre piccole cose che mi hanno fatto riflettere.
tipo che povero Foreman.. non avevo mai considerato le cose da questa prospettiva.. insomma, lui non è ricordato come uno dei più straordinari puglili di tutti i tempi ma soprattutto come colui che fu battuto da Alì (va detto che partiva con i favori del pronostico).
e poi una conferma. insomma è proprio vero che gli Afroamericani (e quindi indirettamente l'Africa stessa) hanno dato all'America (e anche a noi europei in seconda battuta) delle cose straordinarie: molto di ciò che diamo per scontato è grazie a loro, alla loro energia, alla loro anima (il soul guarda a caso l'hanno inventato loro.. e il rock è nato praticamente come un adattamento della loro musica ai gusti dei bianchi). Kurt Cobain aveva detto che l'hip hop era un rinnovamento del concetto di musica e che guardacaso arrivava proprio grazie agli Afroamericani e alla loro cultura. pur non essendo un gran fan dell'hip hop e pur trovando ridicoli i video con i rapper ricoperti di catenozze, credo che avesse proprio ragione in linea di principio.
rileggendo il tutto, scritto di getto, mi sembra una predica e me ne scuso perché non era questo l'intento del mio scrivere. ma lo lascio cosi, chissimporta.
spero che alla fine vinca Hendrix.. musica senza colore e con tutti i colori, musica senza barriere e vita senza barriere.
a presto..
won't you help to sing these songs of freedom
cause all i ever had |
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sbadigliante | now playing: bob marley - redemption songs |
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oggi è davvero un giorno d'Autunno.. roba da stare sotto le coperte tutto il giorno a guardare film e leggere e ascoltare musica.
invece tra un po' mi tocca prendere il treno per venire in università e ciò significa essenzialmente freddo ma significa anche treno e leggere il libro di London preso l'altro ieri in biblioteca (il vagabondo delle stelle, consiglio della migliore bibliotecaria mai esistita qui nel mio paesino).
dopo aver finito l'ultimo esame del triennio mi sto dedicando in questi giorni a lavoretti, tesi e progetti per il futuro. era tanto che non mi sentivo cosi tranquillo e se non fosse che sono a casa da solo con le migliori persone lontane sarebbe davvero perfetto.
anche il mio gatto oggi è particolarmente affettuoso.
ho trovato anche una canzone, in the sun, colonna sonora della pubblicità di un profumo, che nonostante le prese in giro di rachele è molto carina. direi che è esattamente la canzone da ascoltare in un giorno come oggi.
vado a bermi un caffé.. buon proseguimento a tutti |
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malinconico nel modo migliore | now playing: in the sun - joseph arthur |
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quam iuvat immites ventos audire cubantem
et dominam tenero continuisse sinu
aut, gelidas hibernus aquas cum fuderit Auster,
securum somnos igne iuvante sequi!
tibullo |
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transitorio | now playing: nothing at all |
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pomeriggio sonnolento..
and all I wanna do is ride bikes with you
and stay up late and watch cartoons.. |
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(none) | now playing: moldy peaches |
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tornato ieri sera.
dopo l'esame -che è andato proprio bene- sono partito per firenze. tre giorni davvero meravigliosi: avevo visto firenze solo una volta da piccolo e ovviamente non la ricordavo così bella. peccato solo per il fatto che effettivamente sia cara e che si paghi qualunque cosa.. anche entrare nelle chiese.
è strana questa cosa per cui da tre anni praticamente non viaggiavo e quest'anno invece in due mesi sia stato a Parigi e a Firenze, due tra le piú incantevoli città del mondo.
strane combinazioni.. strani tasselli del puzzle che si riempie.
stamattina mi sono svegliato tardi.. tanto tardi, e l'ho fatto quasi apposta. finalmente ho messo un punto e ora sono a capo e posso ripartire come voglio io e starà davvero tutto a me.
spero solo che tutti gli amici, ognuno con le proprie battaglie e i propri fantasmi, riescano a ripartire con me.. io li aspetto. statene sicuri.
a presto |
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positivo | now playing: dire straits - "on every street" |
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oggi è andata bene.. molto meglio di quanto pensassi.
ora mi toccherà una settimana davvero dura, ma non è proprio il caso di lamentarsi.. anzi a ben guardare lamentarsi ha in sè poco senso. una volta in un libro di Boehl (temo non si scriva cosí) ho letto che i tedeschi davanti a un fattaccio dicono "sarebbe potuta andare meglio" a differenza degli irlandesi che invece dicono "poteva andare peggio". beh, io sto con gli irlandesi. e con gli ippopotami, ovviamente*.
ora me ne vado a dormire.. non prima di leggere un capitolo del libro di Hornby che mi ha regalato il dottore dagli occhi verdi. non so perché, ma anche se è una ragazza vuole che si dica dottore. beh, dovrei chiederglielo.
un abbraccio e una richiesta: vorrei ascoltare qualcosa dei Pogues. qualcuno ha consigli? grazie
* : per cortesia niente ironia su bud spencer e terence hill. erano una delle coppie cinematografiche preferite dalla mia adorata nonnina, giustificando il tutto dicendo "püsé sa pügnan, püsé ma piasan". |
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stanco e contento un pö malinconico forse | now playing: rumore bianco |
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gli ultimi giorni sono veramente incasinati.
alla quantità pressoché infinita di cose da fare si aggiunge ogni giorno altra roba.. eppure, come dice il vecchio clod, questo stato ha i suoi vantaggi e ti fa sentire pieno di vita.
vado a letto tardi e mi alzo presto ma quasi incredibilmente trovo piú tempo di quando non sono cosi impegnato.. trovo il tempo di leggere articoli interessanti, di andare a conferenze su Marte, di vedere film [ok, lo ammetto, ho visto "la maledizione della prima luna", tra parentesi nel cinema di un oratorio sgranocchiando patatine al gusto pizza.. davvero delicatamente fuori dal tempo], evitando di perdere tempo in cazzate come spesso mi capita di fare.
se poi penso ai temporali estivi, che spazzano via le nubi che mi relegavano a uno stato di indefinita confusione, e penso ai carbonari&atomici progetti di circoli culturali beh.. sarebbe offensivo dire che non sono felice. |
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... | now playing: niente di niente |
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giornata a dire poco strana..
passata a rovistare tra la polvere dei ricordi, lo scintillio dei sogni e l'ala nera della tristezza e dell'angoscia.
non so nemmeno quale fosse dei tre "me" la parte piú autentica.. sempre che ne esista una.
so solo che ho inevitabilmente studiato meno di quanto dovessi, ho rischiato piú volte di buttare all'aria tutto, ho visto un po' di quel capolavoro che è *i soliti ignoti* e adesso sono qui. con in tasca una sola, gigantesca certezza.
un abbraccio a tutti coloro i quali non sanno dove sbattere la testa
ps ho anche preso un'irrevocabile decisione. una di queste notti leggeró lo script del film che ethan hawke vorrebbe fare per il quale ha organizzato una colletta. se mi piace gli otto dollari che chiede di finanziamento glieli do. come direbbe santi, cosi è deciso. |
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confuso | now playing: una canzone di Revolver dei Beatles di cui non conosco il titolo |
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venerdi 8 agosto.
"significherebbe girare con la cinghia tirata, peró se avete voglia da qualche parte potremmo andare.."
"si, certo.. come no.. adattarsi non è mai stato un problema.."
"ok, ma dove andiamo?"
"boh.. est o ovest? borgogna o austria?"
"perché non parigi? voi non ci siete mai stati.."
"ok"
"ok"
e fu cosi che domenica notte alle tre a.m. mio padre si mette alla guida verso la capitale francese. poi lo sostituisco io, poi mia madre, poi lui ancora.
verso le 14 le ruote della macchina sono sugli Champ Elysées, con una temperatura pazzesca.. il caldo era comunque preventivato, sicché senza fare storie ci immergiamo nei 42 gradi del tourist information e -come da me predetto- la fortuna di mio padre ci presenta a un prezzo spettacolare una quadrupla a trecento metri dall'Hotel des Invalides.
il resto è ormai storia.. abbiamo visto la torre (da me boicottata perché c'erano due ore di coda per salirci) e il Trocadero.. il D'Orsay (fantastico.. ero ad un metro dalla "Camera da letto di Vincent ad Arles") e il Louvre (stra-pieno ma anch'esso impressionante.. soprattutto, a mio parere, la sezione sui Pittori Italiani).. Versaille e l'Hotel des Invalides.. Montmartre, il Quartiere Latino, l'Opera.. peccato non aver avuto tempo abbastanza per perdermi in quel che resta del "Ventre di Parigi" (chi ha letto l'omonimo romanzo di Zola puó capirmi..) e peccato per i musei d'arte moderna e di Picasso.. e stra-peccato per decine di altre cose, ma in quattro giorni non potevamo davvero fare di piú.
erano un bel po' di anni che io e la mia famiglia non facevamo questo genere di cose.. ed è un male perché il viaggio è un'esperienza fantastica, che ti lascia in bocca per molto tempo un sapore di leggerezza unico.
alla prossima..
ps il titolo allucinato è frutto di questo fantastico generatore di slogan |
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sereno | now playing: jeff buckley - last goodbye |
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lo so che dovrei scrivere.. e a dire il vero avrei anche un bel po' da scrivere (tipo l'improvvisa decisione che mi ha portato a parigi qualche giorno fa).
lo faró presto...
un abbraccio a tutti quanti |
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catatonico | now playing: Beatles (Revolver) - Taxman |
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sono tornato, per la gioia del mio gatto (che incominciava a dare segni di cedimento psicologico).
ho trovato tutto praticamente identico al giorno in cui sono partito tranne il caldo che è aumentato in modo impressionante, e la giornata odierna è trascorsa con la sensazione di appiccicaticcio sui pensieri oltre che sulla pelle.
se ieri sera mi sentivo felice oggi, non so perché, mi sento decisamente piü abbandonato a me stesso. avere intorno certe persone (che per certi versi mi hanno sorpreso lassu') è stato bello e so che mi mancherà addormentarmi senza avere negli occhi i loro volti illuminati ora dal fuoco ora dalla luna.
Something's wrong, they're all gone
I will walk through the long, long grass and say your name
porto a casa tante cose buone comunque, davvero. (non la supercoppa, ma che importa.. le briciole noi le lasciamo agli altri)
quindi grazie alla montagna, che a volte sorride e a volte mangia, ma lo fa sempre con la leggerezza di una bambina su un'altalena.
buonanotte e un abbraccio a tutti
..La noche esta estrellada,
y tiritan, azules, los astros, a lo lejos |
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assonnato | now playing: Ed Harcourt - Wind Through the Trees |
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domani si parte.
qualche giorno in montagna, quella montagna che si porta sempre dietro miriadi di significati intrecciati cosi difficili da raccontare.
senza elettricità, senza telefono, senza tv quindi senza milan-barcellona nè milan-juve nè dawsonscreek, senza computer, senza internet.
solo legna da fare, stelle cadenti da guardare senza luci artificiali (se avete desideri potete commissionarmeli: li esprimerö da parte vostra al modico costo di un caffé alla macchinetta del DSI, prima o poi), libri da leggere, sceneggiature da sviluppare e -se il tempo sarà buono e la mia pigrizia assente- un bagno alla cascata.
non nego che mi sarebbe piaciuto partire zaino in spalla per chissà dove con *bizzarri* compagni di viaggio, ma l'euro e i doveri universitari rimandano tutto. insomma, accontentiamoci dai. per ora.
un abbraccio a tutti coloro che restano a combattere in città.
state sempre in prima linea senza perdere la tenerezza, mi raccomando.
a presto |
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poco nuvoloso | now playing: Smashing Pumpkins - The tale of Dusty and Pistol Pete |
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qui ho trovato la classifica delle canzoni in voga durante il mio anno di nascita. credo di conoscerne bene solo due o tre, molte altre probabilmente sono tamarrate neo anni ottanta che non hanno lasciato un segno nel mio personale universo musicale. comunque devo ammettere che la hit di Gino Vannelli (probabile precursore di Joe T Vannelli), al 77° posto della classifica, mi incuriosisce e la scaricherö prima o poi.
vabeh, qui potete cercare le vostre hitlist. buona fortuna.
il bilancio di ieri è comunque buono.
riunione che nasce dal nulla verso le 14.30 ed irrevocabile decisione di venire in università in macchina (già questo è un evento).
peccato che la riunione dalle 7 è durata fino alle 10 e ora che sono arrivato a casa di fil erano già le 10emmezza.. il tempo di salutare chi parte (aiutandolo a fare la valigia) e chi è arrivata, due chiacchiere, scoprire che il cd che avevo portato per farmi perdonare i ritardi in realtà non era dentro la custodia, abbracci, baci, e infine si riparte verso casa (dove il gatto mi aspetta rigorosamente sveglio).
a presto.. |
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mi bruciano gli occhi | now playing: Tricky + John Frusciante And Flea : #1 Da Woman |
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direi che però adesso è il caso di andare a dormire..
forse.
buonanotte |
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(none) | now playing: (none) |
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ieri è stato un venerdi molto strano.
pomeriggio a pescare con mio padre, giusto per dirgli senza parole inutili che gli sono vicino in un periodo incasinato.
sera alla festa per i ventidue anni di quell'amico che mi ha accompagnato praticamente dovunque sia andato.. scozia, poi dublino, poi ancora scozia, poi portogallo, al mare, in montagna.
a certe atmosfere da festa alcoolica perö non sono piü abituato. non tanto alle feste in sé, quanto piuttosto a certi personaggi per cui lo stracciarsi il venerdi sera è ancora la meta: il mio ovviamente non è un giudizio, semplicemente -forse perché tra pochi giorni avrö ventidue anni anche io- faccio sempre piü fatica a capirli. tutto non puö ridursi sempre alle stesse cose.. ti disegni un nuovo scenario, cambi di posto i fattori, ma il risultato finale è in qualche modo una fuga che (per fortuna? purtroppo?) non mi basta piü da tanto tempo.
parlo cosi probabilmente perché questo è uno dei (per me rari) momenti in cui ho scarsa fiducia nei rapporti umani e tra me e la gran parte dell'universo avverto una gran distanza, come se scontrarmi con certe situazioni mi costringesse a vivere in apnea. so che all'amarezza si sostituirà un buon sapore prima o poi, perö in questo momento non mi va nemmeno di nascondere quell'uovo sodo che non và né su nè giu .
un abbraccio a chi passa |
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pronto | now playing: Ben Harper (Live from Mars) - Faded+Whole lotta love |
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nonostante alcuni piccoli dettagli direi che che la giornata è stata molto positiva.
domanda di tesi consegnata -tra parentesi mi sta troppo simpatico il tipo della segreteria didattica- ed incontro col prof fatto. che a volte il prof sarà anche "troppo", perö resta un grande e mi fa sempre un sacco di piacere vederlo e sentirlo parlare.
dopo la riunione di oggi sono andato in cerca di un fantomatico negozio per cinefili, il che mi ha costretto a prendere un pullman (il 62) ed un tram (il 9) salvo poi scoprire che al 30 di viale gorizia del negozio non c'era proprio traccia.
va bene cosi: mi sono visto i navigli.
sarà forse masochistico, ma nelle pause mi piace girare per milano anche senza una meta. che vi devo dire, ognuno ha le sue perversioni mentali.
capitolo a parte andrebbe aperto sulle perversioni musicali (sono sicuro che ognuno di noi ha un gruppo o anche solo una canzone che proprio non ci spieghiamo razionalmente), ma lo faremo un'altra volta.
saluti di mezza estate a tutti. |
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disteso | now playing: sottofondo di tv in soggiorno |
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pronto per partire verso la ridente città di Appiano Gentile.
pronto per domani, anche se ancora non ho capito bene cosa mi aspetti.
nell'attesa, mi sa che stasera vado qui. magari. |
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(none) | now playing: blur - caravan |
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c'è qualcosa che accomuna i pomeriggi di luglio in modo estremamente intenso: intendo dire tutti i pomeriggi di luglio, anche quelli degli anni passati.
un'intrinseca immobilità, un'afa del pensare che a suo modo si ripresenta sempre e imbavaglia.. e con tutta la buona volontà del mondo, diventa un poco piü difficile scogliersi di dosso il torpore e combinare qualcosa di veramente autentico e definitivo.
in fondo, va benissimo cosi.
ce ne siamo abituati e in un certo senso ci mancava anche. |
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